martedì 25 settembre 2012

Domenica 7 Ottobre - Marezzane non si tocca!

Domenica 7 Ottobre, a Malga Biancari di Marano di Valpolicella torna... Marezzane non si tocca!

Le vittorie ottenute al TAR, al Consiglio di Stato e il parere negativo della Soprintendenza non bastano. Cementirossi ha presentato ricorso contro la Soprintendenza e per altre vie sta cercando di riaprire, con tanto di mediazioni istituzionali con Prefetto e Provincia, un nuovo tavolo con la Soprintendenza per scavare a Marezzane.
Ci si aggiunge il ministro Clini che ha dato indicazioni al suo ministero “dell’Ambiente” affinché si brucino i rifiuti nei cementifici, affare da sempre invocato dalla fortissima lobbie dei cementieri, ad alto rischio di infiltrazioni mafiose.
La collina purtroppo, è ancora in gioco e oggi siamo più che mai ad un bivio.

Per questo è importante convergere ancora a Marezzane per ribadire, che "Marezzane non si tocca", perché lì sono in gioco tutte le contraddizioni della nostra valle.

A Marezzane anche quest’anno domenica 7 ottobre chiediamo a tutti di venire a far festa.




sabato 15 settembre 2012

Il governo vara ddl “Salva suolo”. Monti: «Garantire equilibrio tra terreni edificabili e agricoli»

In 7 punti l’obiettivo di promuovere l’agricoltura e il riutilizzo delle zone già urbanizzate

Il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania ha portato a termine un provvedimento a cui stava lavorando da tempo. Si tratta del disegno di legge in materia di valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo che è stata approvato oggi in via preliminare dal Cdm. Si tratta a nostro avviso di uno dei più importanti provvedimenti varati dall'esecutivo tecnico.

I dati parlano chiaro: in Italia ogni giorno si cementificano 100 ettari di superficie libera. Dal 1956 al 2012 il territorio nazionale edificato è aumentato del 166%. «L'obiettivo principale è di garantire l'equilibrio tra i terreni agricoli e le zone edificabili ponendo un limite massimo al consumo del suolo e stimolando il riutilizzo di zone già urbanizzate - ha dichiarato il presidente del Consiglio Mario Monti - Inoltre il ddl mira a promuovere l'attività agricola. Quindi potete cogliere l'insieme di ragioni per le quali al sottoscritto, che non ha competenze specifiche, questo è parso un provvedimento particolarmente significativo e riassuntivo dei rimedi ai molti mali che caratterizzano l'Italia, l'economia italiana e il suolo. Forse avremmo dovuto metterlo nel nostro primo provvedimento Salva Italia».

Apprezzabile l'autocritica di Monti, considerato anche che il mantenimento dell'attività agricola consente tra l'altro di poter gestire il territorio e contribuisce a diminuire il rischio di dissesti idrogeologici. «In 40 anni - ha aggiunto il premier - è stata cementificata un'area pari a Lombardia, Liguria ed Emilia Romagna, passando da 18 a 13 milioni di ettari di superficie agricola. Ma sono molteplici le ricadute negative a cui questo provvedimento vuole porre fine: la prima è la perdita di superficie agricola e la conseguente riduzione della produzione che impedisce al paese di soddisfare il fabbisogno alimentare nazionale e aumenta la dipendenza dall'estero. Una situazione resa più preoccupante dal fatto che le zone rurali con maggior tasso di cementificazione sono le più fertili, come la pianura padana», ha concluso Monti.

I punti principali del provvedimento sono 7: vengono identificati come "terreni agricoli" tutti quelli che, sulla base degli strumenti urbanistici in vigore, hanno destinazione agricola; si introduce un meccanismo di identificazione, a livello nazionale, dell'estensione massima di terreni agricoli edificabili (ossia di quei terreni la cui destinazione d'uso può essere modificata dagli strumenti urbanistici).

Lo scopo è quello di garantire uno sviluppo equilibrato dell'assetto territoriale e una ripartizione calibrata tra zone suscettibili di utilizzazione agricola e zone edificate; si prevede il divieto di cambiare la destinazione d'uso dei terreni agricoli che hanno usufruito di aiuto di Stato o di aiuti comunitari. Nell'ottica di disincentivare il dissennato consumo di suolo, l'intervento mira a evitare che i terreni che hanno usufruito di misure a sostegno dell'attività agricola subiscano un mutamento di destinazione e siano investiti dal processo di urbanizzazione; viene incentivato il recupero del patrimonio edilizio rurale per favorire l'attività di manutenzione, ristrutturazione e restauro degli edifici esistenti; si istituisce un registro presso il ministero delle politiche agricole al fine di identificare i comuni interessati, i cui strumenti urbanistici adottati non prevedono l'ampliamento di aree edificabili o un aumento inferiore al limite determinato dalle Regioni, che possono chiedere di essere inseriti; si abroga la norma che consente che i contributi di costruzione siano parzialmente distolti dalla loro naturale finalità (consistente nel concorrere alle spese per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria) e siano destinati alla copertura delle spese correnti da parte dell'Ente locale; si abroga inoltre la norma che prevede che una percentuale dei proventi delle concessioni edilizie e delle sanzioni previste dal Testo Unico in materia edilizia sia utilizzata per il finanziamento delle spese correnti dell'ente locale. Il fine è quello di disincentivare l'attività edificatoria sul territorio.

Tratto da: http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=17812

martedì 11 settembre 2012

Scuole all'ex Italcementi entro il 2018

Corriere del Trentino
Venerdì 31 AGOSTO 2012

Piedicastello - Il vicesindaco: “Oltre alle sedi formative in loco anche 80-100 appartamenti, servizi e collegamenti con il centro”

TRENTO — Il ruolino di marcia della riqualificazione dell'ex Italcementi è fissato e le demolizioni sono iniziate: a ottobre la discussione sulla zona approderà in commissione urbanistica a Palazzo Thun. Il vicesindaco Paolo Biasioli colloca la probabile fine dei lavori e il trasferimento del polo scolastico che attualmente ha sede nel quadrilatero di via Barbacovi nel 2017-2018. «Mi piacerebbe procedere con un ragionamento tipo masterplan e pensare a un concorso di progettazione», anticipa. Rispetto a quest'ultima ipotesi, spiega Biasioli, c'è già stato un confronto con Piazza Dante: «La Provincia non sembra contraria». Se entro l'anno potrebbero concludersi le demolizioni, il futuro della zona ex Italcementi sarà deciso ora da un passaggio degli atti di indirizzo nelle circoscrizioni e poi in commissione urbanistica. «Saremo a buon punto se la questione approderà in Consiglio comunale entro la fine del 2012 — è la valutazione dell'assessore alla Pianificazione urbana —, poi l'idea sarebbe quella di procedere nella prima fase con un masterplan e nei primi mesi del 2013 dare inizio a dei concorsi di progettazione, opzione emersa anche dal dialogo con l'ordine degli architetti». Potrebbero dunque essere i professionisti trentini a proporre soluzioni concrete per la riqualificazione dell'area. Il tutto ovviamente rispettando i paletti posti dal Comune. «Da via Barbacovi non si sposterà il polo economico che, anzi, sarà potenziato — chiarisce Biasioli —. All'ex Italcementi troverà invece spazio, accanto agli istituti tecnici, un polo di ricerca informatica e nel settore delle Ict: l'obiettivo è il raccordo del mondo del lavoro, della ricerca e della formazione». A Piedicastello saranno inoltre collocati nuovi servizi fruibili da tutta la popolazione del sobborgo: «Con l'arrivo della scuola si potrà portare avanti un ragionamento utile per la città: si potrà pensare a funzioni quali potrebbero essere palestre, un teatro o un auditorium. Magari si potrebbe adibire all'uso pubblico l'aula magna degli istituti». Non si potrà inoltre prescindere, è convinto il vicesindaco, da un ragionamento «sul verde» e dalla realizzazione di «80-100 appartamenti che fungano da collegamento dell'area con Piedicastello e che potrebbero essere affittati a canone moderato o come prima casa per agevolare i giovani». Biasioli indica poi come prioritaria l'eliminazione del traffico automobilistico da via Brescia: «L'alternativa potrebbe essere la deviazione dei veicoli verso la tangenziale a ridosso della montagna oppure (ma quest'opzione presenta dei costi) la realizzazione di una galleria dietro alle ciminiere che consenta di spostare il traffico nella roccia. Per quanto riguarda i collegamenti con il centro e l'attraversamento del fiume Palazzo Thun conta invece di abbandonare la previsione descritta nel piano regolatore che vorrebbe si realizzasse un ponte viabile per connettere la rotatoria a sud di Piedicastello con lo stadio Briamasco. «Quest'ipotesi porterebbe ancora più traffico in zona — è la critica dell'assessore —, sicuramente sarebbe preferibile un ponte pedonale che porti verso via Verdi e renda più vicini il centro città e la fermata prevista per la metropolitana». «Se nell'area della cava Italcementi si realizzerà un parcheggio — è l'altro scenario che immagina Biasioli — si potrà invece pensare a un collegamento funicolare». «Tutti questi passaggi — precisa infine — andranno comunque discussi con le circoscrizioni di Piedicastello e Sardagna, in commissione, in Aula. Il trasferimento delle scuole da via Barbacovi? Prima si dovranno fare un progetto esecutivo e gli appalti. Lo spostamento avverrà solo a opera di infrastrutturazione avviata, sarei contento se avvenisse entro il 2017-2018». Il cantiere Il direttore del Cla: “Procedure e macchinari per evitare la polvere”. Si dovrà smaltire anche dell’amianto”

Orler: «Demoliremo l'area in cinque mesi»
TRENTO — Un lavoro da oltre un milione di euro che potrebbe giungere a termine entro la fine dell'anno. È quello della demolizione degli edifici dell'ex Italcementi affidato dalla Piedicastello Spa al Consorzio lavoro ambiente (Cla). Una volta liberata l'area la società proprietaria potrà infatti cederla, come previsto, a Piazza Dante che conta di spostarvi gli istituti tecnici e professionali ora presenti nel quadrilatero di via Barbacovi. I lavori di demolizione sono iniziati alla fine di luglio e, dopo l'interruzione di una settimana avvenuta a Ferragosto, proseguono «a ritmo spedito», assicura il direttore del Cla Melchiorre Lino Orler. «Stiamo procedendo, ci auguriamo di riuscire entro l'anno a mettere a terra gran parte degli edifici. In cosa consiste il nostro lavoro? Dobbiamo rimuovere i macchinari, verificare l'eventuale presenza di componenti in amianto da smaltire con una procedura ad hoc, separare il ferro dal cemento. Alcuni silos poi vanno svuotati della materia prima che contengono: si tratta di roccia macinata che può essere riutilizzata dalle cementerie. Questa è la strada che si seguirà». Le maggiori difficoltà nella demolizione sono legate alla possibile produzione di polvere: «Perciò stiamo usando cannoni ad acqua. Tre operatori e un coordinatore lavorano con altrettante macchine apposite: si tratta di escavatori dotati di pinze metalliche che schiacciano il calcestruzzo partendo dall'alto e scendendo verso terra. Questo procedimento è meno invasivo della dinamite, anche se un po' più lungo», spiega Orler. «Se non ci saranno intoppi finiremo entro la fine del 2012 — ripete il direttore del Cla —, al di là di qualche presenza di amianto che dovrebbe essere circostanziata non ci aspettiamo granché. È nell'interesse di tutti finire presto perché un cantiere aperto costa». Il costo dell'operazione, aggiunge, «è di oltre un milione di euro e comprende il lavoro sui silos di lamiera». Finora gli addetti sono intervenuti di fronte all'entrata dell'area ex Italcementi demolendo l'edificio costruito attorno ai quattro silos della zona di macinazione. Si lavora a ritmi di 8-9 ore al giorno: «Le ciminiere non saranno abbattute — precisa Orler —; non abbiamo ancora avuto il via libera alla demolizione del "sigaro", la parte più alta con il tetto in cemento dove in passato è stato aperto un varco. Dovrebbe essere però questione di giorni, di burocrazia, il Comune ha già tolto il vincolo».

Marta Romagnoli