venerdì 23 dicembre 2011

La Lessinia ha le carte giuste come «riserva della biosfera»

di Vittorio Zambaldo
L'Arena, venerdì 23 dicembre 2011


In «Man and biosphere» 580 siti in 114 Paesi e l´obiettivo è lo sviluppo conservativo dell´area Fondamentale caratterizzare la zona montana

La volontà dei vertici di Comunità montana e Parco di capire meglio quali siano i possibili scenari per inserire la Lessinia nel patrimonio mondiale dell´Unesco, come auspicato dallo studioso Ugo Sauro nel suo recente volume «Lessinia», è stata espressa chiaramente nell´incontro organizzato con l´esperto Giorgio Andrian, padovano, già funzionario dell´agenzia delle Nazioni Unite e oggi libero consulente. In una meticolosa relazione ha esposto vantaggi e possibilità per ciascuno dei tre scenari a cui la Lessinia e il suo Parco potrebbero a ragione aspirare («una corsa alle medaglie» l´ha definita), perché avrebbe le caratteristiche sia di geoparco, sia per entrare nella «World Heritage List» (WHL), l´elenco dei siti considerati patrimonio mondiale; sia come riserva della biosfera. La Global Geoparks Network (Rete dei geoparchi) non è in realtà supportata dall´Unesco, ma è una rete tematica di siti che si autocandidano: in Europa sono 49 e 7 in Italia, fra i quali l´Adamello-Brenta, il Cilento, le Colline Metallifere, le Alpi Apuane e le Madonie. Sotto il marchio del Patrimonio mondiale sono invece collocati 936 siti mondiali in 153 stati membri dell´Unesco. L´Italia ne ha il primato con 47 e questo è politicamente il lato debole di un´altra candidatura per un sito del nostro paese che pur ne avrebbe le caratteristiche. La proposta parte dal basso, come per molte iniziative del genere, ma deve essere presentata ufficialmente dal relativo Governo, secondo un rigido protocollo, pena l´esclusione o il rinvio e può essere per un sito di interesse culturale, naturalistico o misto. La decisione, sentita la relazione di esperti esterni che su mandato del comitato visitano i siti e analizzano la proposta nei particolari, è presa dal comitato dell´Unesco formato dai rappresentanti di 26 stati. Per l´Italia la prossima candidatura che ha già completato l´iter, ed è in attesa di decisione, è quella del paesaggio vitivinicolo delle Langhe. I tempi d´attesa non sono mai inferiori ai tre anni e le possibilità di successo non sono così scontate, come del resto è difficile la fase gestionale del sito una volta accettati nella lista. Più facilmente accessibile e gestibile invece è il riconoscimento di riserva della biosfera «Man ad biosphere» (Mab), che l´Unesco ha istituto da 40 anni, conta 580 siti in 114 paesi con un trend in crescita. Spiega Andrian: «Mentre per il patrimonio mondiale la parola chiave è “protezione”, per il Mab è “sviluppo”, ma le condizioni da rispettare sono tre: la conservazione sul posto di diversità genetiche e habitat naturali e seminaturali; lo sviluppo sostenibile e dimostrabile con buone pratiche; il supporto logistico a progetti di ricerca, monitoraggio ed educazione ambientale». In pratica a una «core area» area centrale, dove prevale la conservazione, si affianca una «buffer zone», zona di rispetto, e un´ancora più ampia «Transition area» dove praticare lo sviluppo sostenibile. Questo permette che se sono rispettati questi criteri possano entrare nelle riserve Mab anche città come San Paolo del Brasile e New York. «Non c´è un tribunale che giudica gli interventi sulle diverse zone, né una convenzione da sottoscrivere, ma nei paesi più avanzati questo schema è utilizzato come pianificazione integrata: non si punta tanto sui divieti quanto piuttosto sul modo di fare le cose», ha spiegato Andrian. In Italia a questo scenario appartengono otto siti, l´ultimo dei quali ad essere stato riconosciuto Mab è stata la Valle del Ticino e il prossimo sarà probabilmente il Delta del Po, che si aggregherà a Circeo, Collemeluccio-Montedimezzo, Miramare, Cilento e Vallo di Diano, Somma-Vesuvio e Miglio d´Oro, Arcipelago Toscano e Selva Pisana. «È stata una presentazione che ha arricchito tutti», ha commentato alla fine il presidente Claudio Melotti, sottolineando che «in Lessinia occorre alzare il livello del nostro orizzonte amministrativo su un patrimonio che non è stato sviluppato a dovere e oggi siamo obbligati a ragionare in termini di comprensorio. Già dal prossimo anno partiremo, se l´ente conserverà la sue funzioni di gestione del territorio, con un tentativo serio in questa direzione», ha annunciato. Anche per la sua vice, Elisabetta Peloso «ben venga tutto quanto porta valore aggiunto e studiamo la strategia per rendere praticabile questo percorso», ha concluso.

giovedì 22 dicembre 2011

La Regione è tenuta ad accettare il parere


L'Arena - giovedì 22 dicembre 2011

Lo stop al progetto di scavo della collina di Marezzane è stato sicuramente il detonatore che ha fatto esplodere il «caso» del cementificio di Fumane. Uno stop che rischia di avere ripercussioni pesanti anche sull´occupazione, come hanno sottolineato nell´assemblea di ieri i lavoratori della Cementirossi. Le motivazioni di questo «no» sono state sintetizzate così: il progetto è troppo impattante e troppo ampio, ha detto la Soprintendenza ai beni ambientali di Verona nel suo parere che ha bloccato l´espansione della miniera a Marezzane. «Abbiamo dato dieci giorni di tempo alla Cementirossi per inviare delle osservazioni», ha affermato la soprintendente, l´architetto Gianna Gaudini, che spiega l´iter della vicenda, «ma nonostante questo non è stato possibile cambiare il parere, che resta negativo. Noi abbiamo spiegato i motivi ostativi. La ditta può presentare ricorso al Tribunale amministrativo regionale, se lo ritiene opportuno, anche se le osservazioni inviate anticipano le eventuali motivazioni del ricorso. Ha tempo sessanta giorni; può anche ricorrere al Consiglio di Stato in seconda battuta. La Regione, invece, è tenuta ad accettare il parere vincolante della Soprintendenza in base all´articolo 146 del codice, anche se l´anno scorso la commissione regionale di valutazione di impatto ambientale aveva espresso parere favorevole allo scavo di Marezzane».
G.G.

martedì 20 dicembre 2011

Cementifici, l'Ue abbassi i limiti di emissioni


Ad Este e Monselice (PD) ci sono tre cementifici in un raggio di 5 km.
Zanoni (IdV) chiede alla Commissione europea di rivedere i limiti di emissioni (addirittura più alti degli inceneritori). “Considerare anche l'effetto cumulativo degli inquinanti e la vicinanza a centri abitati”

“L'Ue deve abbassare i limiti di emissioni dei cementifici cheimmettono in atmosfera quantità enormi di inquinanti e per i quali oggi esistono limiti addirittura più permissivi che per gli inceneritori”. Lo chiede Andrea Zanoni, Eurodeputato IdV, con un'interrogazione parlamentare alla Commissione europea. “Nei Comuni di Este e Monselice, in provincia di Padova, c'è una situazione paradossale: in un raggio di 5 km e all’interno del Parco Regionale dei Colli sono in funzione ben tre cementifici”.

Zanoni chiede alla Commissione di rivedere i limiti previsti dalla direttiva IPPC (2008/1/CE) nell'ordine di polveri totali 30 mg/Nm3, biossido di zolfo 600 mg/Nm3 e ossido di azoto 1.800 mg /Nm3. Si tratta di limiti ben più alti rispetto ai già nocivi ed altamente inquinanti inceneritori. “In queste strutture spesso viene bruciato di tutto – spiega Zanoni – senza considerare il fatto che il Parco rientra nei siti di interesse comunitario previsti dalla rete ecologica delle zone protette di Natura 2000, nonostante il suo Piano ambientale definisce i cementifici incompatibili con le finalità del Parco, sollecitandone la riconversione o la delocalizzazione”.

“Purtroppo la Provincia di Padova ha espresso parere favorevole sul rinnovamento dello stabilimento di Italcementi di Monselice – prosegue l'Eurodeputato – decisione che ne prolungherebbe l’attività per altri 30 anni”. Il Tar del Veneto ne ha riconosciuto il contrasto con il Piano Ambientale e adesso siamo in attesa del Consiglio di Stato che si pronuncerà il 17 gennaio. “Sta di fatto che a causa dell’elevato inquinamento, il "Piano di Tutela e risanamento dell'Atmosfera" ha collocato i comuni di Este e Monselice in "zona A", ovvero area da risanare”, continua Zanoni.

Secondo il leader ambientalista, all'origine di tutto c'è “la macroscopica ed incomprensibile diversità dei limiti di emissione tra cementifici e altre strutture altamente nocive come gli inceneritori per gli stessi inquinanti pericolosi per la salute”. Per questo Zanoni chiede alla Commissione di abbassare i limiti di emissione dei cementifici tenendo anche in considerazione la loro vicinanza (quindi l'effetto cumulativo degli inquinanti emessi), la distanza dalle zone abitate e la loro collocazione all’interno di territori protetti.

“L'Ue deve prendere le misure necessarie per salvaguardare la salute dei cittadini, ad Este e Monselice come in tutta Europa”, conclude Zanoni.

Marezzane è salva: bocciata la cava nel Parco della Lessinia, a Verona

La Soprintendenza per i beni e le attività culturali esprime parere negativo rispetto al progetto di coltivazione di Cementi Rossi, che avrebbe estratto quasi 7 milioni di metri cubi di marna nei prossimi 24 anni. Il tutto era funzionale all'ammodernamento del cementificio di Fumane in Valpolicella (Verona), sempre più un co-inceneritore, stoppato dal Tar del Veneto nel marzo scorso, come raccontiamo nel libro "Le conseguenze del cemento"


"Marezzane non si tocca!”. L'istanza di coltivazione mineraria sulla collina di Marezzane, nel comune di Marano di Valpolicella (Verona), presentata dall'industria Cementi Rossi, non può essere accolta. L'iter è durato tredici anni, ma alla fine il parere (vincolante) della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici per le Province di Verona, Rovigo e Vicenza, è arrivato -trasmesso alla Regione Veneto il 6 dicembre scorso- ed è negativo: “Non sussistono le condizioni per poter esprimere parere favorevole ai proposti interventi” scrive il soprintendente Gianna Gaudini.
Cementi Rossi, che in Valpolicella gestisce un cementificio (vedi Ae 126), nel territorio del Comune di Fumane, dovrà rinunciare a cavare 6.891.000 metri cubi nei prossimi 24 anni, sbancando un'area di oltre 26 ettari, e a costruire una strada di servizio, lunga 2 chilometri e larga in media tra i 13 e i 16 metri. Il tutto in un'area che, in parte, ricade all'interno del Parco naturale regionale della Lessinia, e in una zona famosa in Italia e nel mondo per il suo vino e le sue ciliege.
Fumane Futura, Legambiente Verona e Valpolicella 2000, le tre associazioni attive sul fronte “cave” e “cementificio”, hanno salutato il documento della Soprintendenza scrivendo: “È un giorno storico. Un giorno in cui tutta la Valpolicella può festeggiare, una grande occasione per tutti i suoi abitanti per prendere coscienza dell'inestimabile valore che rappresenta quel territorio […]”.
“Le associazione e comitati -spiegano- sono da 13 anni impegnate a contrastare i progetti di espansione mineraria”. Raggiungo al telefono Daniele Todesco, presidente di Valpolicella 2000, associazione nata -tra l'altro- per realizzare un “controllo assiduo sul corretto e legittimo esercizio delle attività economiche, in particolare di quella di cave, cementifici e simili, nel territorio della Valpolicella”.
Daniele m'invita a leggere con attenzione il parere della Soprintendenza, sette pagine trasmesse via fax alla Regione Veneto, che definisce “esemplare”. Quattro ambiti di riflessione portano l'architetto Anna Federica Grazi, responsabile del procedimento e dell'istruttoria, a non condividere il parere favorevole espresso dalla Regione Veneto in merito al rilascio dell'autorizzazione paesaggistica.
Il primo fa riferimento a questione paesaggistiche: le opere progettate (cava e strada) “comporteranno la modifica irreversibile e negativa del pregevole ambito collinare e pedemontano, […] introducendo alterazioni permanenti e negative dell'assetto morfologico, percettivo e panoramico”. Tutto ciò, spiega la Soprintendenza, sarebbe in contrasto con la Convenzione europea del paesaggio, ratificata dall'Italia con la l. 14/2006 e anche con l'articolo 9 della Costituzione italiana, in base al quale “La Repubblica […] tutela il paesaggio e il patrimonio storico ed artistico della Nazione”. Nel parere, la Soprintendenza aggiunge che “non può altresì essere valutata favorevolmente la demolizione della corte rurale risalente al '700 ubicata sulla sommità del rilievo (di Marezzane, ndr), tipico esempio della tradizione costruttiva locale, che seppur versando in precarie condizioni a causa dell'assenza di interventi manutentivi da parte della proprietaria 'Industria Cementi Giovanni Rossi spa', conserva l'immagine caratteristica dei tipici edifici rurali presenti nel territorio collinare, testimonianza delle interrelazioni tra il contesto ambientale, l'opera dell'uomo e il sistema insediativo”. Sono, scrive la Grazi, “testimonianza di civiltà”.
La seconda “nota” che la Soprintendenza invia a Cementi Rossi, riguarda un'idea di “do ut des” che risulterebbe dalla proposta dell'azienda, che prevede di chiudere un cantiere di cava, quello di “Barbiaghe”, e di rinaturalizzarlo come “fattore di compensazione nell'ambito del progetto di coltivazione mineraria di Marezzane”. “Pur essendo auspicabile e meritevole di considerazione, non appare sufficiente a giustificare un eventuale giudizio positivo sul cantiere Marezzane” è il giudizio dell'organo del ministero per i Beni e le attività culturali.
Secondo la Soprintendenza, ed è il terzo punto, la relazione della Direzione urbanistica della Regione “non fornisce specifiche motivazioni di compatibilità rispetto ai livelli di tutele paesaggistica operanti”. In particolare, laddove scrive che “non si possono ritenere trascurabili le variazioni morfologiche prospettate dal progetto di Marezzane, con l'abbassamento di oltre 70 metri della sommità collinare”.
Infine, quarto, il progetto in esame “avrebbe dovuto contenere anche l'indicazione delle opere correlate all'attivazione della miniera di Marezzane, cioè l'ammodernamento e ampliamento della cementeria di Fumane, e la realizzazione della nuova tangenziale ovest”, interventi “da considerarsi funzionali gli uni agli altri e pertanto, necessariamente, tali da dover essere valutati unitariamente sotto il profilo dell'impatto paesaggistico”.
A marzo 2011, il Tar del Veneto ha bocciato il progetto di ammodernamento della cementeria presentato da Cementi Rossi, che con l'ampliamento dell'impianto prevedeva anche un aumento dell'utilizzo di rifiuti come combustibile nei forni di produzione del cemento. Secondo Fumane Futura, Legambiente Verona e Valpolicella 2000, da una lettura congiunta della sentenza del Tar e di questo parere della Soprintendenza emerge che “è stato definitivamente sancito che [in Valpolicella] non c'è più futuro per questa progettualità”, che “finisce un'epoca iniziata 50 anni fa e se ne apre una nuova per il futuro del territorio”.
La partita, però, è ancora aperta: il prossimo 17 gennaio, infatti, il Consiglio di Stato è chiamato a decidere in merito al ricorso con cui Cementi Rossi chiede che venga cancellata la sentenza del Tar, quella che ha bocciato un “piano di rilancio” del cementificio basato sull'incenerimento di rifiuti (1/continua).  


di Luca Martinelli - 19 dicembre 2011

domenica 18 dicembre 2011

Cementificio di Fanna, il Tar dà torto ai Comuni


17 dicembre 2011 —   pagina 49   sezione: Pordenone


MANIAGO Forse lo si avvertiva nell’aria, ma leggerlo nero su bianco nella sentenza del Tar, il respingimento del ricorso di Comuni, comitati e associazioni contro l’utilizzo di Cdr nel cementificio di Fanna ha lasciato l’amaro in bocca. «La notizia non è del tutto inattesa – è il commento del sindaco di Maniago Alessio Belgrado – ma non rinneghiamo quanto fatto finora, tant’è che stiamo valutando un probabile ricorso al Consiglio di Stato. Ciò che vorremmo far capire è la necessità di autorizzazioni diverse e controlli più stringenti prima di avviare l'utilizzo di combustibile da rifiuto». Lo dice chiaramente il primo cittadino di Cavasso Nuovo, Emanuele Zanon.

«Chiedevamo l’applicazione di una valutazione d'impatto ambientale per una partecipazione formale delle istituzioni – ha chiarito –. Il mio comune, come altri che hanno presentato ricorso al Tar, respira la stessa aria del territorio di Fanna, ma sulla questione non siamo stati interpellati. Per questo chiedevamo la Via: si è persa l’occasione di dare voce in modo formale alle persone coinvolte. Nei prossimi giorni prenderò contatto con le amministrazioni che hanno compartecipato al ricorso, anche alla luce del dispositivo, per decidere quali azioni compiere». Così la pensa anche il primo cittadino di Arba, Elvezio Toffolo. «Ci incontreremo tra amministratori e con i legali per valutare le azioni da compiere – ha spiegato –. Certo, speravamo in una sentenza diversa: siamo preoccupati». «Attendiamo di leggere la sentenza – è il commento dell'amministrazione comunale di Vajont –. Di certo non possiamo dirci contenti per una decisione che, ci informano i nostri legali, non tiene in alcuna considerazione il parere di tanti residenti che hanno fatto sentire pesantemente la loro voce. Un territorio è di chi vi abita e il parere della popolazione non può essere disatteso dalla Regione o da un’azienda».(l.v.)



I comitati attaccano «Pronti a ricorrere al Consiglio di Stato»



MANIAGO Non si danno per vinti i comitati e le associazioni ambientaliste dopo la decisione del Tar. L’ipotesi è il ricorso al Consiglio di Stato, quantomeno per chiedere un approfondimento tecnico del piano predisposto dall’impresa. Lo dice a chiare lettere il presidente della onlus Acqua, Roberto Corai, il quale mette anche in luce il tempismo con cui l’assessore Luca Ciriani ha sdoganato il progetto della Zillo. «Il giorno stesso in cui leggiamo le dichiarazioni rassicuranti di Ciriani veniamo a conoscenza del deposito della sentenza del Tar» ha commentato il sodalizio. «È evidente che i giudici non hanno voluto assumersi delle responsabilità di fronte a pressioni così forti da parte della Regione – ha detto Tullio Tramontina, “anima” forte del gruppo di protesta – Un aspetto della sentenza ci lascia perplessi: si rassicurano i residenti circa i futuri controlli e si riconosce che gli stessi saranno effettuati dalla Zillo: il controllato è controllore di sé stesso. La devastazione del nostro territorio è tale che da oggi dobbiamo combattere contro il depauperamento sociale, economico e ambientale messi in atto da chi persegue interessi lontani rispetto a quelli della gente». Infine i movimenti di Fanna, Maniago e Pordenone. «La nostra indignazione cresce nell’apprendere i contenuti della sentenza.
Continueremo a lottare contro lo scandalo della combustione di rifiuti che sembra trovare il via libera. È una sconfitta per tutti».

Dante's descendant saves Valpolicella wine from virtual inferno

by John Phillips

After a campaign spearheaded by a direct descendant of the poet Dante Alighieri, a Venice court has refused planning permission to a cement company that wants to build a waste recycling plant in the heart of the Valpolicella wine region in northeast Italy. On 17 January, a higher court in Rome will examine an appeal lodged by the Rossi cement company against the decision to block the expansion plan over opposition by environmentalists and wine growers in the Fumane valley. Campaigners are confident the Rome judges will uphold the ban. However, Count Pieralvise Serego Alighieri cautions that the battle must continue. "We always want to live in paradise but getting there is difficult," he said. "People haven't realised how precious this area is and how much more precious it could be." Dante's descendants have cultivated the vines of the Casal dei Ronchi in Gargano estate for 20 generations. Given the extent of opposition to the recycling project, Rossi cement should compensate for the eyesore's impact on the area, Count Alighieri said. "The regional court decision shows that citizens' voices deserve to be heard. Now one should make this area an example of how one can return to a green economy, giving an example of how one can fill in the quarry excavations that have scarred the landscape." ...

http://www.independent.co.uk/news/world/europe/dantes-descendant-saves-valpolicella-wine-from-virtual-inferno-6278853.html

sabato 17 dicembre 2011

Video Conferenza Stampa Marezzane



La conferenza stampa del 16 dicembre 2011, presso la sede di Legambiente di Verona.

venerdì 16 dicembre 2011

MAREZZANE NON SI TOCCA



COMUNICATO STAMPA
LA REPUBBLICA TUTELA IL PAESAGGIO E IL PATRIMONIO STORICO DELLA NAZIONE
UN GIORNO STORICO PER LA VALPOLICELLA

Finisce un’epoca iniziata 50 anni fa e se ne apre una nuova per il futuro del territorio.
Il negativo parere vincolante della Soprintendenza ai beni architettonici e paesaggistici di Verona sul progetto di escavazione della collina di Marezzane mette indiscutibilmente in primo piano il valore del paesaggio quale elemento imprescindibile per autorizzare attività che contrastano con esso.

Un no chiaro, approfondito, motivato, invalicabile: “Non sussistono le condizioni per poter esprimere parere favorevole”.

In primo luogo perché Marezzane è area di “altissimo pregio e interesse paesaggistico… costituisce un contesto ambientale nel quale è ancora riconoscibile una elevata integrità e seminaturalità” zona collinare in cui la valpolicella si fonde a nord con i monti lessini…”.
Poi, entrando dettagliatamente ad esaminare il progetto di escavazione, scrive che l’intervento “…comporterà la creazione di un nuovo scenario che non appare compatibile rispetto ai principi di conservazione dei valori paesaggistici riconosciuti dal vincolo e dai livelli di tutela operanti… L’esame del progetto dimostra chiaramente l’esito negativo della verifica della compatibilità paesaggistica dell’opera, poiché viene meno la capacità intrinseca del paesaggio di assorbire le nuove modificazioni senza che il medesimo subisca di deterioramento funzionale e scenico”.

Anche se inconsueto per un comunicato stampa vale la pena riportare alcuni stralci :

  • “... il paesaggio originario scomparirà, venendosi a creare un nuovo assetto che comporterà l’appiattimento e la semplificazione morfologica della collina di Marezzane… “.
  • “… Non può altresì essere valutata favorevolmente la demolizione della corte rurale risalente al ‘700 ubicata sulla sommità del rilievo, … in precarie condizioni a causa dell’assenza di interventi manutentivi da parte della proprietaria Industria Cementi Giovanni Rossi S.P.A.”.
  • “… La realizzazione dell’ampia strada a mezza costa … le sue eccessive dimensioni e la sua conformazione non trovano alcun riferimento nell’ambito collinare e pedemontano…”.
  • “ … l’area di intervento ricade in gran parte nell’area tutelata dal Parco Naturale Regionale della Lessinia ... per perseguire… la protezione del suolo, … la valorizzazione dell’ambiente naturale, … la salvaguardia delle specifiche particolarità antropologiche, geomorfologoche….”.


La Soprintendenza non cade nemmeno nel tranello del ricatto proposto dall’azienda e sbandierato dai consenzienti amministratori locali: se non sarà possibile scavare a Marezzane riaprirà il cantiere di Barbiaghe a ridosso dell’abitato di Purano. La Soprintendenza risponde che l’enormità dell’intervento di Marezzane non è paragonabile a quanto verrebbe scavato o risparmiato a Barbiaghe; inoltre l’autorizzazione paesaggistica per eventuale scavo a Barbiaghe è scaduta e che comunque non è oggetto della richiesta su cui era chiamata ad esprimersi.
Aggiungiamo noi che il motivo per cui gli scavi sono stati sospesi sotto l’abitato di Purano non sono legati alla bontà riparatrice della Cementi Rossi o alla mediazioni di Amministrazioni che tentano di accreditarsi come salvatori. Il cantiere di Barbiaghe è stato sospeso, anche se più comodo da scavare perché più vicino agli impianti industriali, perché gli scavi andrebbero a compromettere la stabilità dell’abitato che sorge su una paleofrana, circostanza ben evidenziate nella cartografia comunale ma che solo grazie al lavoro delle associazioni e comitati è stata evidenziata, dato che l’azienda aveva ignorato del tutto la circostanza omettendo di riportare tale situazione delicata. Quindi è probabile che gli scavi a Barbiaghe non potranno mai riprendere.
L’esemplarità del parere della Sovrintendenza diventa completa quando inserisce tra le motivazioni la negatività del presentare in maniera frammentata gli interventi - escavazione a Marezzane, ammodernamento dell’impianto e viabilità dell’area- in quanto gli effetti si sommano. Anticipando sostanzialmente un giudizio negativo anche sul progetto di ampliamento scrive “ … L’industria Cementi Giovanni Rossi… avrebbe dovuto… consentire di avere il quadro completo degli interventi (cioè anche) … l’ammodernamento e ampliamento della cementeria di Fumane, e la realizzazione della nuova tangenziale ovest… che sono da considerarsi funzionali gli uni agli altri e pertanto, necessariamente, tali da dover essere valutati unitariamente sotto il profilo dell’impatto paesaggistico...”.

Dopo la sentenza del Tar del marzo scorso, in cui ancora una volta solo grazie all’intervento delle associazioni e dei comitati di cittadini sono state annullate le autorizzazioni al progetto di rilancio industriale e all’impiego massiccio di rifiuti richiesti da Cementirossi, è stato definitivamente sancito che non c’è più futuro per questa progettualità.
E un giorno storico. Un giorno in cui tutta la Valpolicella può festeggiare, una grande occasione per tutti i suoi abitanti per prendere coscienza dell’inestimabile valore che rappresenta quel territorio.
La tutela del paesaggio sancita nell’articolo 9 della Costituzione Italiana, dalla Convenzione Europea sul Paesaggio e dal Codice per i Beni Culturali (42/04) oggi hanno trovato la sua concretizzazione.
La Valpolicella incarna quel “bene comune” da tutelare, quel bene primario e imprescindibile da cui far partire tutte le politiche del territorio.
E’ un giorno a cui si arriva non per caso.
Le associazioni e comitati sono da 13 anni impegnate a contrastare i progetti di espansione mineraria. Da anni evidenziano l’incompatibilità di uno sviluppo industriale che coniuga distruzione del territorio, impiego massiccio di rifiuti ed il rilancio invasivo industriale.
Un risultato che è stato possibile grazie al sostegno di migliaia di cittadini che hanno firmato appelli, presenziando le molte iniziative e non facendo mai mancare la loro solidarietà.
E’ inoltre una vittoria per tutto il mondo associativo e dei comitati che a decine hanno creato una rete di reciproco sostegno che mai è venuta meno.
Infine una vittoria per quei professionisti che si sono esposti con le loro capacità e disponibilità (avvocati, giornalisti, architetti, geologi, tecnici forestali ecc.) per sostenere questa battaglia.

E’ una vittoria che da speranza, non solo al futuro della Valpolicella.

Ma dove sono gli Amministratori Pubblici di questo territorio? Purtroppo è percezione diffusa che le PA continuino a non rendersi conto che questo territorio si chiama Valpolicella, che tutto il mondo ci invidia. Purtroppo è altrettanto palese che lo stesso territorio e il suolo siano solamente occasione per fare cassa, merce di scambio da utilizzare quale cespite per coprire buchi di bilancio.

E’ ora di un ricambio totale. Un ricambio di cultura soprattutto.

Va dato merito agli amministratori del Parco Naturale Regionale della Lessinia che in questi anni si sono opposti con forza alle pressioni esterne mantenendo fede al loro mandato di difesa e tutela del Parco.

E’ un gran giorno. Per tutti Marezzane non si tocca. La Valpolicella e i suoi abitanti ed estimatori possono scrivere da oggi una nuova storia.

Verona 15 dicembre 2011
Legambiente Verona
Comitato Fumane Futura

martedì 6 dicembre 2011

Studio Moniter: Giunta smentita in Aula dal Comitato Scientifico

Umberto Terracini chiede di ritirare il comunicato della Giunta che scagionava gli inceneritori:
“Falsifica i risultati dello studio”




“Questa mattina durante la presentazione dei risultati dello Studio Moniter sugli inceneritori è successa una cosa gravissima. Il Presidente del comunicato scientifico Umberto Terracini ha smentito il comunicato ufficiale della Giunta in cui i risultati dello studio venivano nascosti e falsati” – denuncia Giovanni Favia, Consigliere del Movimento 5 Stelle, presente in aula – “Voglio sapere il nome dell’Assessore che ha autorizzato un simile comunicato (lo trovate in allegato), e ne chiederò le dimissioni. Non basteranno delle semplici scuse, perché questo non è un errore veniale ma un peccato mortale: si gioca con la vita delle persone, è inaccettabile. La Giunta ha commesso un falso a livello comunicativo, falsificando gli esiti dello studio Moniter (che costa 3,5 milioni di euro pubblici) sugli effetti sanitari degli inceneritori. Il tutto con la solita retorica politicante e rassicurante. Questa mattina però” – spiega Favia – “le false retoriche sono state smentite clamorosamente dal professor Umberto Terracini, padre dell’epidemiologia italiana e Presidente del Comitato Scientifico del progetto Moniter che è intervenuto alla fine del convegno dichiarando testualmente: "Parlo a nome del comitato scientifico di Moniter, se il comunicato stampa della Giunta dice quello che ha affermato Crosignani, chiedo che venga immediatamente ritirato". Il caso è scoppiato grazie all’intervento durante il convegno del professor Paolo Crosignani, Direttore della sezione di Epidemiologia dell’Istituto Tumori di Milano che è intervenuto durante il convegno per denunciare le parole utilizzate dalla regione nel comunicato stampa ufficiale dell’evento, il quale escludeva qualsiasi rischio sanitario. Lo studio invece dice altro” – evidenzia il Consigliere del Movimento 5 Stelle, che già in occasione dell’anticipazione dello studio, un anno fa, aveva denunciato parecchie zone d’ombra – “e diversi relatori come uno dei membri del Comitato Scientifico, il dottor Marco Martuzzi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, lo ha ben evidenziato sostenendo la ‘non totale assenza di effetti sanitari’ ed invitando al ‘principio di precauzione’ chiedendo che venissero in futuro analizzate le nano polveri e ‘vista la già cospicua presenza d’inceneritori in questa Regione sarebbe il caso di non vederne di più’ . Questo mentre la Regione autorizza il raddoppio dell’inceneritore di Modena e si vuole costruire il forno di Parma nella Food Valley… Come MoVimento 5 Stelle riteniamo comunque lo studio Moniter non esaustivo. Lo strumento della ricerca epidemiologica” – conclude Favia – “in una pianura come quella Padana già molto ‘avvelenata’ e malata, difficilmente potrà dare risultati chiari ed evidenti. Mancano infatti dati e studi relativi alla diossina sulle tracce biologiche, in accensione e spegnimento dei forni (dove la diossina non viene filtrata dalle griglie) e lo studio sulle nano polveri, che sono quantitativamente la parte più rilevante delle emissioni. Inoltre gli impatti epidemiologici si potranno avere solo sul lungo termine. Per questo dovrebbe prevalere il principio di precauzione, visto che le alternative agli inceneritori esistono.”

Giovanni Favia
Consigliere Movimento 5 Stelle Emilia-Romagna


martedì 22 novembre 2011

Il Comune più riciclone d´Italia dà lezioni alla Valpolicella



L´assessore di Ponte nelle Alpi: «Se tutti ci imitassero, il Veneto risparmierebbe 77 milioni di euro all´anno». Assenti i politici invitati

di Camilla Madinelli
L'Arena - martedì 22 novembre 2011

Raccolta porta a porta: per Orzes il futuro è nel recupero dei materiali
Riciclare e recuperare ogni scarto per garantire non solo un ambiente più sano e pulito a figli e nipoti, ma anche per trasformare i rifiuti in risorse e le voci di costo in posti di lavoro. In una parola, «partire dai rifiuti per investire nel futuro, creare occupazione e vivere meglio».
È il credo dell´assessore all´ambiente di Ponte nelle Alpi (Belluno), il Comune più riciclone d´Italia: Ezio Orzes ha partecipato alla terza serata del ciclo «Nuovi stili di vita-La sfida del biologico», invitato dagli organizzatori dell´associazione Terra Viva all´Istituto per l´agricoltura di San Floriano, e ha spiegato perché dice sì alla raccolta differenziata e condanna invece inceneritori e discariche riempi cave. 
«Oggi la logica d´incenerire i rifiuti parte da un presupposto sbagliato per quanto riguarda l´ambiente, ma è anche una scelta culturalmente superata», afferma Orzes, riferendosi all´impianto di Ca´ del Bue. «Per reggersi, gli inceneritori hanno costante bisogno di rifiuto indifferenziato e alla lunga creano una situazione insostenibile». 
«In Italia, povera di materie prime», continua, «l´unica strada è specializzarsi nel recupero dei materiali e ridurre sempre più la frazione secca. La gestione degli scarti è una responsabilità di tutti: dei cittadini, degli amministratori e anche dei produttori, che sono chiamati a ragionare sullo smaltimento finale di quanto producono». 
Sogni o possibilità concreta? 
L´assessore parte dall´esperienza del suo comune, 8.500 abitanti, dove la raccolta differenziata è salita dal 23 al 90 per cento in quattro anni. 
E ancora: da 348 chili di rifiuti indifferenziati conferiti in discarica annualmente per ogni cittadino, si è passati a meno di 30 chili. 
I conti, secondo Orzes, sono presto fatti: «Se tutti i Comuni del Veneto facessero altrettanto, la nostra Regione risparmierebbe 77 milioni di euro l´anno in smaltimenti», afferma. 
Le parole chiave secondo l´assessore bellunese sono sobrietà, riduzione degli sprechi, scelte partecipate, mentre nel Veronese e in tutta Italia dal 19 al 27 novembre si tiene la «Settimana europea per la riduzione dei rifiuti». 
«Oggi più che mai è necessario far capire da che parte si sta», dichiara. Ad ascoltarlo però ci sono stati solo gli iscritti al ciclo di serate: assenti in toto gli amministratori invitati a partecipare da Terra Viva, dei Comuni della Valpolicella come di Verona, San Giovanni Lupatoto o San Martino Buon Albergo, questi ultimi due da tempo mobilitati contro Ca´ del Bue. 
Una delusione per gli organizzatori, impegnati a promuovere buone pratiche e nuovi stili di vita che coniughino interessi imprenditoriali con salute e biodiversità.
Un´assenza che è stata da loro definita «un segnale importante, che la dice lunga sul lavoro ancora da fare sul tema dei rifiuti e della raccolta differenziata». 
Conclude Orzes: «È importante che la politica prenda decisioni in armonia con il territorio, mai in contrasto, nella consapevolezza che le esperienze virtuose ci sono e vanno moltiplicate».

mercoledì 16 novembre 2011

Appello a Zaia: «La Valpolicella va salvaguardata con il Parco»


Serego Alighieri attacca: «E´ stata sommersa dalla assoluta mancanza di rispetto per il suo territorio e per il suo paesaggio»

«Anche la Valpolicella deve essere salvaguardata con la costituzione del Parco»: questo il messaggio che l´associazione SalValpolicella lancia attraverso una lettera inviata al presidente della Regione, Luca Zaia, che in qualche modo risponde a quella pubblicata dal governatore veneto nel blog, dal titolo «Care venete, cari veneti», in occasione dei recenti tragici eventi in Liguria. Zaia invitava a ripensare la gestione del territorio veneto, «rifondando il rapporto tra uomo e natura», auspicando «un nuovo patto che riguardi tutta la comunità».
La Valpolicella, similmente alla Liguria, ha subìto e sta subendo un´esondazione, si legge nella lettera di Pieralvise Serego Alighieri, in quanto «è stata sommersa dalla assoluta mancanza di rispetto per il suo territorio e per il suo paesaggio». Si tratta della distruzione di un bene comune da parte di chi vuole lucrare e mercanteggiare con cementificazioni, con cave, discariche o coinceneritori».
Nell´ottobre di due anni fa l´associazione in difesa della Valpolicella aveva presentato circa 6mila firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare per l´istituzione del Parco regionale della Valpolicella. «La partecipazione diretta della cittadinanza alla gestione del territorio, alla tutela della salute, all´utilizzo delle risorse non rinnovabili (come la terra), alla protezione, alla cura e alla salvaguardia della sua bellezza da lasciare in eredità alle future generazioni, costituiscono il sale della partecipazione democratica alla vita del nostro Paese», afferma Serego Alighieri, che chiede nella lettera inviata in questi giorni al presidente Zaia di farsi interprete presso gli organi deputati affinché l´iter di approvazione della legge d´istituzione del Parco possa trovare una sua rapida approvazione. Fino ad oggi, infatti, non ci sono state risposte.
Il Parco della Valpolicella servirà a evitare «di essere cancellati da quell´ infausto “terra, in cambio di cemento; spazio, in cambio di capannoni; cura quotidiana e faticosa dell´ambiente, in cambio di apparenti comodità da usare e da consumare in fretta», dice ancora Serego, che poi si appella a Zaia. «Fiduciosi di non rimanere inascoltati, in modo che il cittadino non si senta ancora una volta impotente davanti ai percorsi della politica e che la buona fede che traspare dalla sua lettera ai Veneti, non finisca per essere interpretata come la solita “mossa elettorale”, ci dimostri con i fatti che desidera veramente rifondare il rapporto tra i Veneti e la loro, la nostra terra».
Zaia, lo ricordiamo, ha sostenuto che «è tutto il Veneto che deve essere ripensato», anche in un periodo di «vacche magrissime». Ma la pianificazione del territorio è un´altra cosa. Nel sito www.salvalpolicella.it sono riportate leggi, spesso disattese, e posizioni prese, spesso contraddittorie. Tra le ultime, quella di Giorgio Massignan, presidente di Italia Nostra, che ha attaccato la Giunta di Verona: «Anziché considerare il suolo una risorsa sostanzialmente non rinnovabile, un elemento del paesaggio e del patrimonio culturale, come fanno parecchi Stati europei, i nostri amministratori perseverano con il consumo di suolo».

Giancarla Gallo
L'Arena, 16 Novembre 2011

giovedì 10 novembre 2011

Paesaggio da Salvare



L’oasi di Marezzane, Parco naturale regionale della Lessinia, paesaggio intatto tra la Valpolicella, terroir vitivinicolo veronese d’eccellenza, e le Prealpi: sarà sbancata per una miniera a cielo aperto di marna da cemento


Il Bel Paese è sempre più brutto e non investe sulla prima risorsa: la bellezza dell’ambiente storico e naturale

L'Arena - mercoledì 02 Novembre 2011
di MariaTeresa Ferrari

L’Italia perde ogni anno ben 50mila
ettari 
di terreno 
agricolo e verde
MAURO AGNOLETTI

UNIVERSITÀ DI FIRENZE







Il paesaggio è una risorsa ma noi non ce ne rendiamo conto.
Nonsolo i politici e gli amministratori,che permettono la distruzione della bellezza, storica e naturale, per cui il BelPaese è famoso nel mondo. Ma anche noi cittadini non comprendiamo che il paesaggio è rovinato dal nostro agire.
Continuiamo a distruggere un patrimonio di memoria e cultura che è il fondamento della nostra identità morale,civile e spirituale. Pur essendo assente dalla politica nazionale, la valorizzazione del paesaggio rappresenta una delle sfide di oggi e di domani, una preziosa risorsa del Paese per una ripresa culturale, economica e civile.
A battersi da anni su questo fronte è Mauro Agnoletti, docente di pianificazione del territorio rurale e di storia ambientale all’Università di Firenze e coordinatore del laboratorio per il paesaggio e i beni culturali e del gruppo di lavoro sul paesaggio al ministero dell’Agricoltura.
Coordinatore del convegno «Produrre Cultura: patrimonio, paesaggio, industria creativa», tenutosi a Firenze, a Palazzo Vecchio, Agnoletti ha ribadito il ruolo fondamentale che il paesaggio ha nel capitale su cui si fondano le possibilità di sviluppo e produzione di valore aggiunto.
L’alluvione inToscana e in Liguria è stato l’ultimo, tragico monito: «Nelle Cinque Terre sono rimasti in piedi i terrazzamenti in buono stato di conservazione, mentre i boschi di pino e altro, che hanno invaso le aree abbandonate, sono franati». Come dire che non solo non bisogna costruire in zone franose, ma è auspicabile che il territorio non venga abbandonato, altrimenti il rischio che frani è alto. «Il paesaggio italiano nel suo complesso — paesaggiurbani, periurbani e rurali— è minacciato da fenomeni diversi», riassume l’esperto.
«Il paesaggio agrario risente soprattutto dall’abbandono e dal ritorno del bosco spontaneo sui terreni abbandonati e sui pascoli. Altro fenomeno è l’industrializzazione dell’agricoltura che ha degradato il mosaico paesaggistico. Ambedue i fenomeni hanno banalizzato e omogeneizzato un paesaggio un tempo molto vario e ricco di biodiversità. I paesaggi urbani, invece, hanno perso soprattutto in termini di qualità: l’espansione delle periferie e le nuove urbanizzazioni non hanno tenuto conto della qualità architettonica, si sono sviluppate in modo disordinato, senza una buona pianificazione».
LA MAPPA della bruttura è desolante.
«Le aree più degradate sono quelle periurbane. Penso a Milano, Roma, Napoli, dove le periferie sono cresciute in modo caotico, erodendo le zone agricole più fertili intorno alle città. Ma anche le aree costiere, in particolare quelle del sud. Le coste sono deturpate da una cementificazione incontrollata, dettata anche dall’abusivismo che ha fatto danni terribili». Eppure non manchano gli esempi vituosi, anche in casa nostra. «Il paesaggio è salvaguardato, dal punto di vista dell’urbanizzazione, in Alto Adige, come in Scandinavia, in Austria e nella campagna inglese. Gli inglesi hanno sempre apprezzato il nostro paesaggio agrario; non a caso negli ultimi decenni molti di loro hanno acquistato casa in Toscana, adottando il Chiantishire».
Si sono abbastanza salvate le zone collinari,meno suscettibili alle grosse urbanizzazioni.
«La cementificazione e la cattiva qualità degli insediamenti urbanistici colpiscono la pianura, mentre la montagna risente dell’abbandono. Il forte fenomeno di migrazione comporta che le montagne e le colline abbandonate dall’agricoltura generino dissesti idrogeologici e altri rischi ambientali. Il nostro territorio cade a pezzi e spesso ci dimentichiamo che sono proprio gli agricoltori a controllarlo tramite le pratiche agricole tradizionali che ne conservano la biodiversità oltre alla qualità».
Se negli ultini 100 anni l’Italia ha perso 12 milioni di ettari di terreno agricolo, il consumo del territorio superstite continua al ritmo forsennato di 50 mila ettari l’anno (dati di Legambiente).
È un dato solo apparentemente positivo l’ampliarsi delle aree boschive.
«L’incontrollata forestazione», dice Agnoletti, «ci ha portato da quattro milioni di ettari di bosco a 10 milioni 500mila, con aumento della fauna selvatica, ormai fuori controllo, e necessità di importare prodotti alimentari dall’estero, fra i quali il 50% dei cereali».
COSA comporta sprecare tanto terreno agricolo, cementificandolo o lasciandolo incontrollato?
«Fa riflettere che tutto questo in Italia non sia considerato un problema. Negli ultimi 40 anni l’industrializzazione ha degradato il paesaggio agrario, determinando la scomparsa delle colture agricole tradizionali e la perdita della originaria biodiversità.
Dai tempi di Plinio fino agli anni Cinquanta del Novecento, nelle zonea più alta vocazione agricola, come la Pianura Padana, si integravano flora arboree e culture cereagricole.
Oggi dilagano le monocolture industriali. Il colmo è che quello che noi consideriamo “moderno” è in realtà desueto: studi scientifici internazionali dimostrano che le tipologie di paesaggio del passato, con la tradizionale rotazione delle colture, sono più efficienti».
Eppure l’identità territoriale è «un valore aggiunto inestimabile», sintetizza l’esperto.
«Il valore di una bottiglia è dato per il 60% dal luogo di produzione.
Un buon vino oggi si può fare dappertutto; è il paesaggio associato all’etichetta a rendere il prodotto unico e più competitivo. A dargli quel valore aggiunto non riproducibile dalla concorrenza».
I guru del marketing la chiamano identità competitiva, «valorizzare il rapporto fra qualità del paesaggio, produzione e turismo. Solo assicurando un fecondo rapporto fra processi produttivi e qualità del paesaggio, potremo puntare ad avere nuovi flussi turistici».
Qual è la strada possibile tra conservazione e sviluppo? «La soluzione è indirizzare i processi produttivi verso obiettivi di qualità paesaggistica che tengano insieme economia, ambiente e società.
È errato ritenere che la conservazione sia contrapposta allo sviluppo; al contrario essa rappresenta uno dei nuovi volti dell’innovazione per la società contemporanea».
Ma l’Italia non investe sul paesaggio,la sua prima risorsa.
«Nel dibattito sulla crescita, il paesaggio e i beni culturali sono purtroppo assenti. Non si tiene conto che il patrimonio paesaggistico rappresenta un capitale sul quale investire per assicurare il progresso economico e sociale della nazione»

mercoledì 9 novembre 2011

Salviamo il paesaggio - Difendiamo i territori



Negli ultimi 30 anni abbiamo cementificato circa 6 milioni di ettari, un quinto dell’Italia. In Italia ci sono 10 milioni di case vuote, eppure si continua a costruire. I suoli fertili sono una risorsa preziosissima e non rinnovabile.... e li stiamo perdendo per sempre.

Nasce da questo il Forum Nazionale “Salviamo il Paesaggio – Difendiamo i Territori”, un aggregato di associazioni e cittadini di tutta Italia basato sul modello del Forum per l’acqua pubblica, che, mantenendo le peculiarità di ciascun soggetto, intende perseguire un unico obiettivo: salvare il paesaggio e il territorio italiano dalla deregulation e dal cemento selvaggio.

Il Forum, attraverso i gruppi di lavoro già attivi, intende inizialmente fare un censimento in tutti i Comuni italiani degli edifici sfitti o non utilizzati, proporre una legge di iniziativa popolare a tutela dei suoli liberi e del paesaggio e promuovere una campagna di comunicazione nazionale.

Al Forum hanno già aderito più di 50 associazioni nazionali, tra cui: WWF, Slow Food Italia, Lipu, Legambiente, Italia Nostra e Fai, oltre a più di 400 Associazioni e gruppi locali, 3 delle quali sono  Associazioni di tutela e salvaguardia della Valpolicella: Associazione SalValpolicella Onlus, Associazione Valpolicella 2000 e Comitato Fumane Futura.

La prima assemblea si è tenuta Sabato 29 Ottobre 2011, a Cassinetta di Lugagnano (Milano), luogo simbolo perché primo Comune d’Italia ad avere deliberato la crescita zero del proprio Piano di Gestione del Territorio.
Le adesioni sono state enormemente superiori alle aspettative.
Sono intervenuti, tra gli altri:
- Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di Lugagnano, primo comune italiano a “crescita zero”
- Carlo Petrini, presidente Slow Food
- Giulia Crespi, presidente onorario Fai
L’assemblea plenaria è proseguita con decine di testimonianze tra cui: Igor Staglianò (giornalista inviato di Tg3 Ambiente Italia); Paolo Carsetti (Forum Movimenti Acqua); Pietro Raitano (direttore di Altreconomia); Roberto Ronco (assessore all’ambiente Provincia di Torino); Luigi De Falco (assessore all’urbanistica Comune di Napoli).

I rappresentanti delle associazioni e comitati della Valpolicella hanno partecipato il 29 ottobre alla Fondazione del Forum.
Si invitano le altre associazioni presenti a Verona e in Valpolicella ad iscriversi inviando una mail al seguente indirizzo adesioni@salviamoilpaesaggio.it
Per maggiori informazioni: http://www.salviamoilpaesaggio.it/

L'Efsa indaghi sugli inceneritori


In Commissione Ambiente al Parlamento Europeo, il deputato dell'Italia dei Valori Andrea Zanoni ha portato al centro dell'Europa la questione inceneritori, chiedendo all'Authority sulla sicurezza alimentare uno studio sugli effetti degli impianti sulle colture agricole e sugli allevamenti.

Geslain-Lanéelle ha ringraziato Zanoni per aver portato alla sua attenzione la situazione: “E’ importante difendere la salute dei cittadini, per questo l’agenzia monitora costantemente i prodotti alimentari del Paesi membri”. La direttrice Efsa si è dimostrata disponibile a raccogliere e valutare le segnalazioni fatte dall’eurodeputato che promette di “interessare le autorità europee ogni volta che quelle italiane falliscono nel proteggere la nostra salute”.

Un petardo che sta scatenando il putiferio e che porta le dovute conseguenze a Parma, visto che nella richiesta dell'eurodeputato si fa espresso riferimento all'inceneritore di Ugozzolo, citandolo come “impianto in costruzione a fianco di Barilla”.

La notizia viene riportata dai siti web: Parma Today, Gazzetta di Parma on line, Ansa, Qui Brescia, proprio mentre Iren conferma l'investimento parmigiano e l'intenzione di accendere il camino tra un anno. E' in prima pagina sul sito web dell'eurodeputato: www.andreazanoni.it

Lo studio sugli effetti delle emissioni degli inceneritori sul comparto agricolo non è ancora stato affrontato a livello comunitario ed è la prima volta che viene tirata in ballo direttamente l'Efsa, che ha sede proprio a Parma e che finora non si era interessata alla vicenda, pur avendo come mission la sicurezza degli alimenti e quindi anche il controllo su tutti gli aspetti antropici che potrebbero mettere a rischio le produzioni alimentari.

Non a caso Zanone cita il colosso della pasta che dista circa un km dall'impianto, un camino che a regime emetterà 144mila metri cubi di aria sporca all'ora, ponendo tanti quesiti e preoccupazioni all'importante dirimpettaio.

La richiesta di indagare sugli effetti delle emissioni degli inceneritori era venuta proprio un anno fa, era il 5 novembre, al convegno organizzato a Mezzocorona da Nimby Trentino, la nostra associazione (Gcr) e il Comitato Ambiente Salute e Legalità di Verona.

Da Parma era intervenuto Mario Schianchi della Strada del Prosciutto e dei Vini dei Colli.

Il guru dei vini Mario Fregoni aveva lanciato un forte allarme sui rischi che corre la viticoltura vicina a questo tipo di impianti. Ora finalmente la svolta al Parlamento Europeo, che siamo sicuri porterà un nuovo importante tassello nella lotta contro gli inceneritori di ogni tipo e latitudine.
Fregoni, docente alla Cattolica di Piacenza, presidente del Comitato Italiano Vini Doc, è considerato il maggior esperto a livello mondiale di viticoltura, avendo pubblicato 300 ricerche e 11 libri sul tema.

Il Gcr ha chiesto durante la serata all'Astra, in cui hanno partecipato Ezio Orzes, Jack Macy e da Napoli Raphael Rossi, una moratoria di 5 anni sull'inceneritore in costruzione a Parma.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 8 novembre 2011

martedì 18 ottobre 2011

La salute hai a cuore? Difendila dall'inceneritore!




Ciao a tutti, 
ecco il motivo che animerà la prossima manifestazione di  Sabato 22 ottobre pomeriggio alle ore14.30 dal piazzale di Porta Nuova alla quale ti invitiamo a partecipare. 
Perchè ti chiediamo di essere presente e di invitare a questo incontro più amici possibili?
Ti chiediamo di partecipare perchè crediamo che voler costruire e riattivare i vecchi inceneritori sia una follia e i dati ufficiali dell'ARPAV oltre che studi scientifici accreditati lo dimostrano.
Quello che non si dice nelle informazioni ufficiali è che questo impianto non risolverà per nulla il problema dello smaltimento dei rifiuti. 
Nel tempo inquinerà irrimediabilmente l'aria ed il terreno di tutta Verona e provincia. 
Produrrà un'enorme quantità di sostanze altamente tossiche che con il bioaccumulo incideranno pesantemente sulla salute dei nostri figli e delle generazioni che verranno. 
Le diossine e le nano particelle non c’è modo di filtrarle o eliminarle con la conseguenza di effetti devastanti sul nostro organismo. Se non ci opponiamo  subito ed insieme non si potrà più cambiare strada per almeno 25 anni (durata contratto). Su questi problemi, purtroppo, domina la completa e totale disinformazione dei cittadini.
La mancanza dell'informazione serve a chi promuove e vuole costruire l'impianto per coprire i propri enormi interessi economici a discapito della salute pubblica. 
Se la  popolazione fosse correttamente informata non accetterebbe questo inutile e dannoso impianto, gallina dalle uova d’oro per pochi. Se la cosa ti può apparire incredibile pensa solo al fatto che in Veneto ci sono 3 inceneritori e sono sottoutilizzati (dati ARPAV), inoltre recentemente l'inceneritore di Padova ha 
importato rifiuti e quello di Fusina ha chiesto di poter importare i rifiuti della Campania per la mancanza di rifiuti da bruciare in Veneto. 
Qualora si costruisse l'impianto di Verona (Ca' del Bue)  raddoppiando la capacità di incenerimento nel Veneto, cosa si brucerebbe? 
La nostra salute, i nostri risparmi e la qualità della vita nostra e delle persone a noi care sono in serio pericolo,  se hai a CUORE la tua salute difendila dall'inceneritore ! Non  siamo contro l'inceneritore, ma lo riteniamo una scelta pubblica assolutamente da non fare.
Esistono sistemi alternativi all'incenerimento e sono gli stessi che hanno portato alla dimuinuzione dei rifiuti da smaltire Verona e provincia.

Alla manifestazione saranno presenti anche il Comitato Fumane Futura e l'Associazione Valpolicella 2000

Valpolicella su Sereno Variabile



Osvaldo Bevilacqua è nel punto d’Italia forse più famoso per ville e vigneti, la Valpolicella. Tanti i centri da visitare e si comincia seguendo la vendemmia tra i filari dei vigneti di Marano di Valpolicella, poi si passa a seguire l’artigianato artistico nei laboratori di Sant’Ambrogio di Valpolicella e quindi si raggiunge San Pietro Cariano che ospita la sede del corso di laurea in Scienze e Tecnologie viticole ed enologiche dell’Università degli Studi di Verona. Splendidi anche i vigneti nelle campagne di Negrar e interessante la pieve di San Giorgio di Valpolicella un esempio di architettura romanica della provincia di Verona. Una curiosità: è ancora viva la tradizione dello S.N.O.D.A.R. Sovrano e Nobilissimo Ordine dell’Antico Recioto che si celebra con una solenne investitura. Indimenticabili le cascate di Molina e all’interno della Grotta di Fumane, uno dei maggiori monumenti della preistoria antica, da visitare il dipinto dello “Sciamano”, il più antico reperto di pittura dell’Europa. Chiusura con il Gruppo Corale La Resela di Pescantina e canti popolari veneti.

lunedì 17 ottobre 2011

Nuovi stili di vita: la sfida del biologico




NUOVI STILI DI VITA: LA SFIDA DEL BIOLOGICO

Presso ISTITUTO AGRARIO Stefani Bentegodi, S. Floriano di S.Pietro Inc. (VR)

LA BIODIVERSITA CI SALVERA’
Come ognuno di noi può preservare ogni giorno le molteplici forme di vita
STEFANO SANSON, AGROTECNICO  CONSIGLIERE NAZIONALE DI SLOW FOOD ITALIA
Data: 2 novembre 2011, dalle ore 20 alle 23

CIBO E’ SALUTE
Alimentazione naturale: come orientarsi
ALESSANDRO FORMENTI, MEDICO NUTRIZIONISTA
Data: 9 novembre 2011, dalle ore 20 alle 23

RIFIUTI E RESPONSABILITA’
Riduco, riciclo, riuso: risorsa
EZIO ORZES, ASSESSORE AMBIENTE PONTE NELLE ALPI (BL), IL COMUNE PIU’ RICICLONE D’ITALIA
Data: 16 novembre 2011, dalle ore 20 alle 23

COSA MANGIAMO?
I rischi di un’alimentazione convenzionale
DANIELE DEGL’INNOCENTI, RICERCATORE UNIVERSITARIO
Data: 23 novembre 2011, dalle ore 20 alle 23

COS’E LA PERMACULTURA
Nutrizione, riattivazione ed equilibrio della vita nel suolo
MARCO FONTANABONA, AGRICOLTORE  SPERIMENTATORE
Data: 30 novembre 2011, dalle ore 20 alle 23

DALL’ORTO ALLA PADELLA
Orticoltura biologica in pratica
ANTONIO TESINI (Az. Agr. Cà Magre) e  TECLA  FONTANA , PROFESSIONISTI
Data: 6 dicembre 2011, dalle ore 20 alle 23

VISITA IN AZIENDA BIOLOGICA
Visita agli orti collettivi presso Az. Agr. Girotto
Data da concordare con i partecipanti al corso


Costo del corso: 15 eur non soci Terra Viva
Gratuito per i soci Terra Viva
Per iscrizioni: Daniela Dassunta, ddassunta@libero.it


ASSOCIAZIONE TERRA VIVA VERONA
VIA VALLE DI PRUVINIANO, 7  37029 S. PIETRO IN CARIANO (VR)
CF 93227690232
gruppoterraviva@gmail.com   www.gruppoterraviva.it
T. 3484108827  F. 045 8485454

Doveri pubblici e favori privati a Monselice

Lettera pubblicata da Mattino di Padova il 16 ottobre.

Doveri pubblici e favori privati


Gentile direttore,
in questi giorni il suo giornale ha dedicato ampio spazio al fatto che – a distanza di un anno – i vigili del fuoco della provincia di Padova non hanno ancora ricevuto il pagamento degli straordinari per il loro eccezionale lavoro svolto durante la disastrosa alluvione del novembre 2010. Per ora, il «pubblico» non ha ancora tributato il giusto riconoscimento economico a chi ha lavorato nell’emergenza con dedizione e rischio personale.  Sempre dalle colonne del Mattino, è anche stato sottolineato come un privato cittadino si sia assunto, senza averne alcun obbligo, l’onere di aiutare i vigili del fuoco a svolgere il loro importantissimo lavoro:«Lavoro gratis perchè creo in loro» afferma un meccanico titolare dell’officina di Monselice che ripara i mezzi dei Vigili del fuoco.  Due esempi paradossali: le istituzioni pubbliche non fanno ciò che devono e il privato invece fa ciò che non è dovuto. Il senso del sociale e di solidarietà di questo cittadino di Monselice non sono certamente i medesimi del sindaco e della giunta di Monselice che, invece, con i soldi pubblici, si sono affrettati a soccorrere, davanti al Consiglio di Stato, un privato – molto potente essendo la più grossa multinazionale del cemento italiana - per sovvertire la decisione del Tar di Venezia che ha bloccato la costruzione di un nuovo impianto a Monselice, nel Parco Colli.


Silvia Mazzetto

Salvatore Settis a Tenuta Pule




Giovedì 20 ottobre 2011
Ore 20.30

Presso la TENUTA PULE di San Pietro in Cariano



SALVATORE
SETTIS


Presenta il suo libro
PAESAGGIO COSTITUZIONE CEMENTO
La battaglia per l’ambiente contro il degrado civile
(Ed. Einaudi, 2010)








salValpolicella
Tenuta Pule – Via Monga, 9 – 37029 San Pietro in Cariano (Verona)

Berlingo a Striscia la Notizia



I nostri amici di Berlingo, nel servizio di Cristina Gabetti, inviata di "Striscia la notizia", dedicato al recupero della ex cava Montini, trasmesso sabato 15 ottobre.

venerdì 30 settembre 2011

Marezzane in Gioco - Domenica 9 Ottobre


Domenica 09 Ottobre 2011
Malga Biancari - Marano di Valpolicella

Marezzane in Gioco
la festa in difesa della collina diventa la festa dei bambini
una domenica di gioco per tutti e alcuni momenti di riflessione per i più grandi


Dalle 10:00 alle 14:30
La Cooperativa Hermete presenta “il Ludobus”:
giochi su cavalletti (biliardi, air-hockey, passetrappe, trottole), giochi all’aperto (superjenga, gessi,
corde per il salto, racchettoni, tiro delle comete, labirinti giocanti), giochi in movimento (trampolini
elastici e superstrane bici) e giochi giganti (costruzioni giocanti, pista del trenino di legno).

alle 11:30 “Le conseguenze del cemento” incontro con il giornalista Luca Martinelli autore del libro.

alle 13:00 Pranziamo insieme con i prodotti tipici del territorio.


alle 14:30 Super Caccia al Tesoro! Con l’Associazione Culturale Multiversi: aiuta Futura e il suo cagnolino a salvare la collina.

alle 15:00 i Comitati fanno il punto: salvaguardia del territorio e beni comuni. Dibattito aperto a tutti.

alle 18:30 Rimani con noi...  c'è il risotto all'amarone

la storia continua... 
una produzione Marezzane non si tocca!

lunedì 19 settembre 2011

Qualità dell'aria sotto la lente - No all'uso di rifiuti nel cemento


Stop della Provincia: da ottobre la Cementirossi non potrà mescolare gessi e scarti di fonderia alla marna Nel mirino anche i fitofarmaci usati in agricoltura

Si è parlato del futuro della Valpolicella, dei pericoli per la salute, dell'inquinamento prodotto sia dall'agricoltura che dal cementificio di Fumane, nella serata organizzata dal Coordinamento dei Viticoltori, dall'associazione culturale Borghi di Pietra, da Valpolicella 2000 e Fumane Futura. Eloquente il titolo dell'iniziativa, «Cambiare aria», e grande partecipazione del pubblico, con la sala consiliare gremita.
Il giornalista Massimo Rossignati, che ha moderato l'incontro, ha esordito con una notizia-bomba: la Giunta provinciale, giovedì 8 settembre, ha deliberato di non autorizzare più l'uso di rifiuti da mescolare all'impasto per fare il cemento. Dopo il 30 settembre, quando scadrà la proroga, la Cementirossi, se vorrà utilizzare scaglie, gessi o laminati di ferro, dovrà presentare nuove autorizzazioni, che la Provincia si riserverà di valutare. In pratica l'azienda, non potendo più mescolare rifiuti (per il cui smaltimento incassava un corrispettivo), sarà costretta a scavare più marna. Una mazzata, che arriva nel bel mezzo di una congiuntura economica tutt'altro che rosea.
E' stato però il nodo della qualità dell'aria al centro dell'attenzione. Paolo Groppo, di Fumane Futura, ha sottolineato la pericolosità del biossido di azoto, rilevato in quantità superiori a quelle di altre aree della provincia, compresa Verona (ma pur sempre ben inferiori ai limiti di legge). «Ipotizzando una diminuzione del 27 per cento di emissioni del biossido di azoto nel caso venisse approvato l'ammodernamento del cementificio, i valori rimarrebbero comunque il doppio di quelli della città», ha sottolineato Groppo mostrando proiezioni dell'Arpav. «Un risultato irrilevante, che non giustifica l'ampliamento della Cementirossi in Valpolicella».
Chiara Scamperle, esperta dell'Ulss 22, residente a Fumane, ha ricordato: «Non vengono effettuate qui indagini valide sulla popolazione per cui si possano escludere patologie collegate all'inquinamento del territorio a causa della presenza di un impianto insalubre di prima classe. Raffronti con altre province ci possono far sospettare e stare in guardia. Bisogna fare più controlli, un'indagine epidemiologica non è sufficiente e, soprattutto, si devono prendere misure precauzionali in relazione alle diossine e al Pcb, con monitoraggi ambientali continuativi di tutti gli inquinanti».
Quanto inquinano i trattamenti con pesticidi in agricoltura, specialmente nei vigneti, lo ha sottolineato il professor Giovanni Beghini, di TerraViva, che ha sottolineato l'importanza del biologico. Il professor Maurizio Boselli, dell'Università di Verona, ha invece parlato delle eccellenze delle produzioni enologiche, secondo strategie e una politica che si deve basare sull'informazione e la formazione continua. Per questo è importante la realizzazione di un polo tecnologico della Valpolicella a San Floriano, da sostenere, visti i tagli della manovra all'agricoltura.
Daniele Todesco, di Valpolicella 2000, si è limitato a invitare tutti i cittadini a prendere visione del Piano di assetto del territorio di Fumane, pubblicato sul sito del comune, e a fare proposte o chiedere spiegazioni. «Il Pat evidenzia le bellezze del territorio, ma prospetta tante criticità come quello delle cave o il problema della viabilità. E' importante che ogni cittadino si senta coinvolto e partecipi».
Il vicesindaco di Fumane, Giuseppe Bonazzi, ha promesso che il tabellone sulla facciata del municipio indicherà anche le date di chiusura e riapertura dell'attività del cementificio in modo che la popolazione si possa regolare. «Dall'aumento dei valori del biossido di azoto si può già capire che, da un paio di giorni, il camino della Cementirossi ha ripreso a lavorare», ha detto Bonazzi, «per questo teniamo il dato sotto controllo e abbiamo chiesto all'Arpav rilevazioni quotidiane, perchè conosciamo la sua pericolosità. I valori sono comunque entro i limiti».
Bonazzi ha toccato anche il nodo-Exide, azienda che sta conoscendo una fase di crescita: «Dai 30 dipendenti di qualche mese fa è passata a 50. L'Exide, che costruisce batterie per auto, si è specializzata in un particolare motore Bmw e ha cavalcato la ripresa. Bisognerebbe quindi focalizzare l'attenzione anche sulla lavorazione del piombo, presente in maniera preoccupante, secondo i dati Arpav».

di Giancarla Gallo
L'Arena, 18 Settembre 2011

Padre Alex Zanotelli contro la manovra finanziaria


In pochi giorni e senza alcun supporto mediatico sono oltre 9600  le adesioni, che continuano a ritmo incessante, all'appello di Padre Alex Zanotelli contro la manovra finanziaria che chiede di tagliare drasticamente le enormi spese militari italiane e non i servizi sociali.
Fra le manovre "tonde", quelle "quadre", o quelle non si sa di chi ma che si scaricano unicamente sulla povera gente, sosteniamo l'appello di padre Alex Zanotelli che è l'unica in grado di riportare l'Italia ed il mondo sulla retta via della pace e della giustizia sociale.
Per sostenere l'appello di Alex Zanotelli, per leggere le adesioni, vai al link:


Invitiamo i giornali a diffondere l'appello che sta avendo una vasta eco all'interno del mondo cattolico, e non solo, con centinaia di preti, religiosi e religiose che hanno aderito

La redazione del sito www.ildialogo.org