giovedì 30 dicembre 2010

Le ragioni del "No a Marezzane! No all'ammodernamento!"


Visualizza "Ammodernamento" della cementeria di Fumane in una mappa di dimensioni maggiori

Lasciateci respirare, Soleto contro il coincenerimento di rifiuti del cementificio Colacem

Soleto (LE) - Al grido "lasciateci respirare" Soleto dice "basta" all'inquinamento ambientale e dice no alla richiesta del cementificio Colacem di coincenerire i rifiuti nel camino della fabbrica che sorge alla periferia di Galatina. Per perseguire questo obiettivo domenica mattina 12 dicembre c'è stata una grande manifestazione spontanea di privati cittadini, associazioni, amministratori percorrerà le strade di Soleto. Ad organizzarla il Comitato intercomunale "Non inceneriamo il nostro futuro", l'Associazione "Nuova Messapia", il Forum Ambiente e Salute del Salento, il Coordinamento civico per la tutela del territorio e della salute del cittadino, il Comitato Soletano antinquinamento. La manifestazione si è snodata per le vie del paese partendo dalla extramurale con soste in prossimità dell'incrocio per Sogliano Cavour, da cui si vede la imponente mole del cementificio, ha fatto tappa in largo Osanna dove tra i cittadini che simbolicamente sventoleranno un ramoscello d'olivo quasi a ricordare la bellezza e la biodiversità del territorio salentino ci saranno gli interventi dei sindaci dei Comuni limitrofi. In conclusione è previsto l'intervento, particolarmente atteso visto che la decisione finale sulla richiesta dell'azienda di Gubbio spetta alla Provincia, del Presidente della Provincia di Lecce Antonio Gabellone. 

In un comunicato congiunto le associazioni che promuovono la manifestazione osservano che: "L'intera cittadinanza alza il capo e dice: "Basta!". L'assurda richiesta del, già tanto inquinante, cementificio Colacem di ottenere dalla Provincia di Lecce l'autorizzazione altamente lucrosa per bruciare rifiuti è stata la goccia che ha fatto traboccare definitivamente un vaso troppo pieno di lutti e dolori. Sono i lutti per i tanti concittadini, parenti, giovani, amici, studenti, lavoratori e laureandi morti di tumore negli ultimi anni, per cause legate all'inquinamento ambientale. Gli studi epidemiologici diffusi dalla LILT (Lega Italiana per la Lotta Contro i Tumori) hanno evidenziato come i dati di mortalità per tumore registrati nella città di Soleto e nei comuni limotrofi (Galatina, Noha, Aradeo, Collemeto, Sogliano Cavour, Corigliano d'Otranto, Cutrofiano, Maglie) sono sensibilmente più alti che nel resto del territorio. Guarda caso si scopre facilmente che si tratta degli esatti comuni dell'hinterland del cementificio Colacem. Per questo motivo domenica mattina la città di Soleto, il suo sindaco, lo stendardo comunale e tutta la cittadinanza scenderanno nelle vie del paese, per una grande manifestazione dall'eloquente titolo “Lasciateci Respirare!”. L'appello alla massima partecipazione viene esteso a tutti gli altri comuni vicini colpiti dalla stessa tragedia e a tutti i cittadini del Salento, finalmente pieni della consapevolezza dell'importanza del difendere l'ambiente per difendere noi stessi, affinché si uniscano domenica alla gente di Soleto per esprimere, tutti insieme, la forte indignazione per un regime politico-imprenditoriale che ha anteposto gli interessi dei privati a quelli pubblici di tutti noi, al diritto alla salute e alla libertà di vivere in un ambiente sano e bello”.


http://obiettivoambiente.blogspot.com/
http://www.generazionecursi.it/soleto_il_cementificio_colacem_vuol_diventare_un_.html
http://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=24421

A Guidonia l'indagine epidemiologica non rassicura


Presentata ufficialmente l'indagine epidemiologica i cui risultati si attendevano da tempo. Sviluppato tra le polemiche, lo studio ha riguardato i dati relativi alle cause di morte dei cittadini di Guidonia, dove risiede il cementificio Buzzi Unicem, nei decenni 1983-1992 e 1993-2002 messi a confronto con i dati relativi alle popolazioni di Monterotondo e Subiaco.

Sebbene i risultati della ricerca, riferiti ai decenni 1983-1992 e 1993-2002, non hanno evidenziato eccessi di mortalità per causa generale o per tumore nei due sessi, nei maschi, nel secondo decennio preso in esame, è stato rilevato un SMR ai limiti della significatività statistica.

Comunque "tra le cause di morte considerate nelle popolazioni studiate di Guidonia, Monterotondo, Subiaco e Velletri, alcune sembrano in eccesso solo nella città di Guidonia - recita l'introduzione riassuntiva dello studio epidemiologico - infatti nel decennio 1993-2002 abbiamo un significativo incremento di rischi di mortalità per malattie dell'apparato respiratorio".
L'ipotesi derivante (in riferimento a precedenti studi scientifici sui dipendenti di cementifici) è quella che collega le patologie all'ambito lavorativo in cui sono presenti polveri silicogene e comunque ipotizza che "gli abitanti di Guidonia siano più esposti ad inquinanti aereo dispersi in confronto alla popolazione di riferimento". Anche l'alto tasso di mortalità nei maschi per malattie dell'apparato digerente viene riferito, facendo riferimento ad altri studi internazionali, all'inquinamento ambientale ma considerato unitamente a quello derivante da traffico e stress.
Per quanto riguarda i dati delle donne (diabete mellito e tiroide) le conclusioni citano studi che ipotizzano collegamenti con le emissioni di cementifici e discariche (composti organici clorurati, diossine, polveri di cemento).

La lettura attenta delle conclusioni dello studio fa comunque riflettere e le stesse non appaiono tranquillizanti come si è tentato di comunicare in via informale. Frasi come "l'incremento statisticamente significativo di mortalità per malattie dell'apparato respiratorio nei maschi, osservato a Guidonia, non è presente negli altri comuni" oppure "in particolare il cluster di casi di morte da disturbi della ghiandola tiroidea tra le donne di Guidonia solleva la questione di una associazione con esposizione a diossine ed il sospetto è confermato dall'osservazione di una maggiore mortalità per diabete mellito e malattie dell'apparato urinario" sono chiare ed inequivocabili.
Come è inequivocabile il ragionamento espresso nelle conclusioni e nelle dichiarazioni dei ricercatori universitari che occorrano ulteriori, approfondite indagini.

martedì 28 dicembre 2010

La strage del mare

Due chilometri di spiaggia piena di pesci, arselle e granchi morti in un tratto della costa a due passi dall’area industriale.


SCARLINO (GROSSETO) - Una strage di pesci, arselle e granchi: è questo lo scenario che ha presentato la spiaggia di Scarlino lunedì mattina. I resti degli animali, alcuni ancora agonizzanti, erano distesi in due file parallele lunghe quasi due chilometri, in un tratto della costa a due passi dall’area industriale del comune, dove sono presenti industrie chimiche e l’inceneritore. Un fatto che ha fatto gridare gli ambientalisti al «disastro ecologico». I rilevamenti e le analisi da parte delle autorità sono iniziati immediatamente. Arpat e polizia provinciale hanno effettuato prelievi di campioni di acqua e hanno raccolto vongole, crostacei e muggini, alcuni morti altri agonizzanti, per farli analizzare all’Istituto zooprofilattico di Pisa e accertarne le cause della moria.

Stando alle prime ricostruzioni, tanti di questi molluschi sono morti a Santo Stefano insieme a molti pesci, soprattutto muggini. Le arselle (l’animale più colpito da questa moria) invece si sono arenate lunedì mattina, insieme a granchi e sogliole. A nulla sono serviti i tentativi di soccorso da parte di alcuni uomini di mare presenti sul posto. «Ho visto che respiravano ancora e le ho rigettate in mare. – racconta Franco Gaggioli, custode di una struttura marina presente in quel tratto – Ma il mio tentativo è stato vano, dato che le arselle tornavano sulla spiaggia. Sembravano rifiutare il mare».

lunedì 27 dicembre 2010

Rio Baiaghe

Il promontorio di Marezzane è un' area naturale unica nel suo genere. A ridosso del sito di Molina, protetto per la sua importanza naturalistica, archeologica e architettonica, tra le numerose risorse che il parco offre di rilevanza straordinaria sono le "marogne": muri a secco che ridisegnano a gradini i pendii della Valpolicella e dell'intera Lessinia.
Dal punto di vista ambientale, numerosi e diversificati sono i micro-habitat: dalle zone umide delle sorgenti di rio Baiaghe, dai boschi ad alto fusto, a zone prative o coltivate a ciliegio e vigna. Inoltre la collina è stata rilevata come l'area con il più alto numero di orchidee selvatiche di tutta la provincia di Verona (27 specie classificate dal GIROS - Gruppo Italiano Ricerca Orchidee Selvatiche).
Infine per chi si interessa di ornitologia va segnalata la rara compresenza di 3 specie di picchi (verde, rosso maggiore e nero) e quello del "rampichino" e del "rampichino alpestre" (rilevamento LIPU - Lega Italiana Protezione Uccelli).

Manda un'email per salvare Monselice!


Sembra che sul "revamping" la decisione definitiva della Provincia sia stata spostata a mercoledì 29/12.
In questi pochi giorni dobbiamo far sentire ancora la nostra voce.
Si possono scrivere lettere ai giornali e ai politici locali.
Come azione collettiva proponiamo che quante più persone possibile inviino direttamente alla Presidente della Provincia di Padova e al Presidente della Regione (e meglio ancora a tutti gli Assessori Provinciali che saranno coinvolti sulla decisione), poche righe per ricordare le nostre ragioni.
  • Facciamo girare l'invito a tutti i nostri indirizzi mail.
  • Mandiamo una mail per ogni componente il nostro nucleo famigliare.
  • Mandiamo il messaggio anche ai giornali e alla posta del Comitato, così abbiamo anche un riscontro di quanti hanno aderito.
Se volete potete inviare il messaggio preparato, oppure personalizzarlo con altre considerazioni.



Oggetto: Revamping cementificio Monselice

Tra qualche giorno si deciderà in Provincia sulla questione in oggetto.

Spero che il Presidente, che rappresenta tutti i cittadini della provincia di Padova, possa tener presenti le istanze e gli interessi delle persone reali che sono, nella stragrande maggioranza, contrari alla realizzazione di un nuovo cementificio (perchè di questo si tratta) che, in base alla attuale normativa, potrà inquinare molto di più di un inceneritore.
Spero, che per una questione che inciderà pesantemente sul futuro dei prossimi 30 anni di una popolazione di almeno 50.000 abitanti, l'interesse della collettività sia considerato primario.
Spero che, ancora una volta, non prevalgano l'arroganza dei soldi e del potere di pochi.

Con l'occasione desidero augurare a tutti voi e alle vostre famiglie i migliori auguri di buone feste.

Distinti saluti

(NOME- COGNOME  e facoltativo... ruolo, professione, paese residenza, etc...)

mercoledì 22 dicembre 2010

L'aria di Fumane è inquinata quanto l'aria di Corso Milano

E' tempo di regali a Fumane... e il 21 Dicembre l'Arpav registra a Fumane polveri PM10 che superano i valori consentiti dalla legge. E' la 54° volta che succede nel 2010, quando la legge consente massimo 35 superi nell'arco di un'anno. Con valori doppi rispetto a quelli di legge, ben 101µg/Nm3 rispetto ai 50µg/Nm3 massimi consentiti, si può dire che a Fumane il livello di polvere, il livello di anidride solforosa e i livelli di biossido di azoto sono sostanzialmente uguali a quelli di Corso Milano a Verona.
Avete capito bene, l'aria di Fumane e l'aria di Corso Milano a Verona hanno le stesse concentrazioni di inquinanti. Solo che a Fumane non  c'è il traffico di Corso Milano, ma c'è un cementificio...


martedì 21 dicembre 2010

A proposito delle scuole primarie di Fumane

Un camion sosta con il motore acceso di fronte alla scuola
elementare di Fumane, il camionista è andato a bere un caffé.
Riceviamo e pubblichiamo questa lettera scritta da due cittadini di Fumane, due genitori preoccupati per la salute dei propri figli, che richiedono al Sindaco Domenico Bianchi e al Preside dell'Istituto Lorenzi di Fumane Prof. Viviani informazioni riguardo agibilità, staticità e conformità degli edifici che ospitano la scuola primaria, la qualità dell'aria e l'inquinamento acustico.

Dopo aver partecipato ad una riunione con gli insegnanti presso la scuola primaria questi genitori hanno infatti riscontrato grave inquinamento acustico e odore di emissioni di scarico proveniente dal traffico pesante dell'incrocio sottostante.

La risposta del Comune è generica ed evasiva.  Per la qualità dell'aria si fa riferimento al display che riporta i dati dell'aria ma non viene detto che non visualizza i dati in tempo reale e che quindi, in caso di episodi di grave inquinamento sarebbe del tutto inutile.
Non sono inoltre specificate quando e quali siano le azioni intraprese dal Comune per l'inquinamento acustico.

L'unica cosa chiara è che il Comune non ha a disposizione i documenti sulla stabilità di uno dei due edifici della scuola primaria, ammettendo che gli ultimi lavori effettuati risalgono anni 80.

Per Natale il Sindaco Bianchi ci regala il 53° supero di PM10




Come volevasi dimostrare l'ordinanza 50 del nostro beneamato Sindaco Bianchi non serve a nulla. Ieri 20 dicembre l'ennesimo supero delle PM10 a Fumane, con valore 65 (il valore da non superare è 50).

Quanto tempo ci vorrà per la nostra amministrazione comunale per capire che a provocare i superi di polvere a Fumane altro non è che il Cementificio? E quanto tempo per prendere provvedimenti adeguati e non ordinanze inutili?

futuraNEWS 03 - Dicembre 2010


venerdì 17 dicembre 2010

L'Ordinanza 50... e le sproporzioni sfuggite

Riceviamo e ripubblichiamo una lettera di un cittadino di Fumane al Sindaco Domenico Bianchi che riguarda l'ordinanza n.50.

AL SINDACO DI FUMANE
Sua Sede
OGGETTO: ordinanza n.50 del 21/10/2010.
Egregio signor Sindaco,
L’ordinanza in oggetto indica e intima ai cittadini di Fumane i comportamenti che essi devono porre in atto per contenere e prevenire gli “episodi acuti di inquinamento atmosferico per l’inverno 2010-2011” dovuti alle PM10.

Le misure indicate sono le seguenti:
  • fermo della circolazione di autoveicoli e motoveicoli non conformi a determinate norme della C.E., in alcune ore del giorno;
  • fermo della circolazione di tutti gli autoveicoli e motoveicoli durante tre giornate nell’arco dell’inverno (con un lungo elenco di veicoli esclusi dal provvedimento);
  • obbligo di spegnimento dei motori di alcuni autoveicoli in determinate situazioni di fermata;
  • divieto di accendere fuochi all’aperto, con alcune eccezioni;
  • obbligo di limitare il riscaldamento degli edifici.
Inoltre l’ordinanza indica ai cittadini i comportamenti da porre in atto in caso di concentrazioni elevate di inquinanti, e per limitarne le emissioni.
In altri termini con essa si intende limitare le PM10 originate dal traffico veicolare, dal riscaldamento degli edifici e dall’accensione di fuochi all’aperto, ignorando totalmente il contributo del cementificio.
A pag. 5 della relazione presentata da ARPAV al Comune di Fumane il 23/06/08 “Lo stato dell’ambiente nel Comune di Fumane”,nella tabella 1 sono riportate le emissioni, in tonnellate per anno, dei principali inquinanti, ossidi di azoto e polveri, distinti per soggetto emittente:

CEMENTIFICIO polveri totali 111 di cui PM10 88,8;
EXIDE polveri totali 0,4 di cui PM 10 0,3;
TRAFFICO PM10 0,5;
RESIDENZIALE PM10 2,1.

Questi dati possono essere considerati validi anche oggi, perché la quantità di polveri stimata da ARPAV, e indicata in tabella per il cementificio, è inferiore a quella autorizzata dall’AIA fino al 31/12/2012, mentre non sono intervenuti sostanziali cambiamenti per gli altri soggetti emittenti dal 2008 a oggi.
Appare evidente che, a Fumane, il cementificio, che la sua ordinanza non menziona, è la fonte di PM10 di gran lunga più importante.
Il cementificio emette un quantitativo di PM10 centosettantotto volte maggiore di quello emesso dal traffico, e quarantadue volte maggiore di quello emesso dalle attività residenziali, che comprendono il riscaldamento degli edifici e l’accensione di fuochi all’aperto.
Ci sembra impossibile che una tale sproporzione le sia sfuggita, come è sfuggita al suo predecessore, che pure aveva commissionato la relazione all’ARPAV, e non trovi riscontro nella sua ordinanza.
Attendiamo che lei, quale responsabile della salute dei suoi amministrati, ci comunichi se ci sono sfuggite iniziative, ben più sostanziali, da lei messe in atto per garantire la salute e il benessere della comunità.

“Esigenze diverse”

http://www.laltrogiornalevr.it/edizioni/edizione-valpolicella.pdf

Egregio Direttore,
vorrei ringraziare il vostro giornale perchè continuate a pubblicare varie lettere sul argomento Cementificio.
Credo che sia importante il dialogo e non la polemica riguardante questo argomento spinoso e difficile per la Valpolicella, essendo coinvolto il lavoro e il futuro di tante persone, un intero territorio e la reputazione del Vino Valpolicella & Amarone Doc.
Purtroppo è difficile trovare una soluzione a questo problema che possa conciliare tutti gli interessi.
Premetto che sono straniera e che vivo in Valpolicella da 5 anni.
Amo profondamente questo territorio.
Credo che un punto chiave sarebbe per l'industria del cemento conquistare la fiducia dei veronesi con un dialogo aperto e nel pieno rispetto della salute dei cittadini.
Il fatto che ci sia un’industria altamente inquinante, nel cuore del territorio Valpolicella DOC è preoccupante già di per sè.
Credo che sia importante tutelare il lavoro di tutte le persone, sia quelle del Cementificio ma anche quelle delle numerose aziende vinicole nella Valpolicella.
Vorrei far presente a Luca Salvi (rif la sua lettera nel edizione di Novembre) che già ad oggi il cementificio brucia alcuni rifiuti (ovviamente permessi):
circa 120.000 tonnelate di scarti provenienti da aziende del marmo.
(NDR. in realtà 80.000 tonnellate sono ceneri pesanti...)
In passato ha bruciato anche la farine animali (in epoca di "mucca pazza").
Queste cose non sono certamente rassicuranti.
Venerdì mattina ho visto tre camion della ditta Alcom andare al cementificio e mi sono preoccupata dato che questa ditta è uno dei leader nel commercio di profilati e laminati di alluminio per serramenti e per applicazioni industriali; non so se scarica i propri rifiuti presso il cementificio ma spero proprio di no...
Forse gli enti competenti dovrebbero aumentare i limiti di inquinanti permessi in territori Valpolicella Doc così vicini ad abitazioni.

Per concludere cito cosa ha riportato l'Università di Trento riguardo il Cementificio di Fumane:
(capitolo 4.4 della Proposta di Piano di Azione e Risanamento della Qualità dell'Aria)

"Volendo isolare un parametro significativo dallo Studio di Impatto Ambientale (SIA) dell'impianto relativo al progetto, si può notare come l'emissione autorizzata di ossidi di azoto (NOx) per l'impianto reale, sia attualmente pari a 3473.2 t/anno. Tale valore rappresenta un quantitativo pari a circa l'81% di quanto emesso da tutte le fonti del Comune di Verona, per gli NOx (4290 t/anno) (cfr. Tabella5-31). L'emissione autorizzata di 3473.2 t/anno di ossidi di azoto da un camino posto ad un'altezza di 30 m comporta oltre ad una criticità di tipo globale, una criticità locale evidenziata dalla modellistica applicata nel SIA, con un massimo di concentrazione al suolo stimato pari a 1251.9 μg/m3, a fronte di un valore da garantire per la qualità dell'aria di 200 μg/m3, come somma di tutti i contributi".

Credo che sia arrivato il momento di salvaguardare il territorio in maniera seria e concreta prima che sia troppo tardi.

Jane Glees

Chi può dire "questa terra è mia"?

Simonetta Gabrielli sta facendo un digiuno ad oltranza contro l'inceneritore di Trento e ha scritto questa toccante poesia:


Chi può dire "questa terra è mia"?
Chi può dire "possiedo l'aria"
o "il fiume mi appartiene"?

E chi può dire, ancora, "questo frutto è mio"?
A chi appartiene il seme che ha generato il frutto?

E poi, chi può dire "questo figlio mi appartiene"?
Ché forse quel figlio non è della terra su cui vive?

E cosa sarà di questa terra e di questi figli domani,
quando l'aria sarà avvelenata più di oggi,
quando il fiume sarà consumato dalla cupidigia,
quando la terra sarà satura di veleno e avara di vita?

Questo è il tempo del cambiamento,
fermiamo ora la cecità del potere che abusa.
Per amore della terra e dei figli che l'abiteranno:

ora, quando sennò?

martedì 14 dicembre 2010

La pandemia silenziosa firmata diossina e Pcb


L’incenerimento dei rifiuti, non solo non garantisce un risparmio né energetico né economico, ma è fra tutte le tecnologie la meno rispettosa per la salute. Oltre all’inevitabile produzione di ceneri leggere e di fondo e di fanghi, determina l’immissione sistematica e continua nell’atmosfera di enormi quantità di fumi inquinanti, di particolato Pm-10 e soprattutto di particolato fine e ultrafine (Pm-2,5 e Pm-0,1).
La frazione ultrafine - tanto più elevata (fino all’80% del particolato emesso) quanto maggiori sono le temperature di combustione - è riconosciuta come quella più pericolosa per la salute umana. In questa frazione sono comprese le cosiddette nanoparticelle, aggregati di diametro variabile tra 1 e 25 nanometri, costituiti da
migliaia di atomi. La loro pericolosità è dovuta all’elevato rapporto superficie/volume, all’elevata reattività chimica e alla capacità di superare i filtri impiantistici e quelli naturali delle vie respiratorie, penetrando negli alveoli polmonari e, attraverso le pareti alveolari e vascolari, nel torrente circolatorio dei vari organi e tessuti e nelle cellule e nei nuclei dell’organismo umano. Le nanoparticelle veicolano numerose sostanze epi(geno)tossiche e cancerogene prodotte negli inceneritori. Tra esse vi sono sostanze estremamente tossiche, persistenti, bioaccumulabili, alcune già classificate dalla Iarc come cancerogeni certi per l’uomo.
In particolare, tra le oltre 200 sostanze, si riscontrano: arsenico, berillio, cadmio, cromo, nichel, benzene, piombo, diossine, dibenzofurani, policlorobifenili, idrocarburi policiclici aromatici.
Oltre ai tumori queste sostanze provocano:

  • processi infiammatori in tutti gli organi ai quali giungono tramite il sistema vascolare;
  • processi di arteriosclerosi che ostacolano il flusso ematico con rischio di infarto miocardico e di ictus cerebrale;
  • interferenze endocrine particolarmente nocive nell’età evolutiva;
  • modifiche genomiche che aumentano la suscettibilità agli inquinanti delle generazioni future.

Le diossine e i policlorobifenili (Pcb) costituiscono un gruppo di molecole riconosciute a livello internazionale come microinquinanti organici persistenti (Pops). Tali sostanze sono estremamente persistenti nell’ambiente e in grado di essere trasportate per lunghe distanze rispetto ai punti di emissione. In condizioni ambientali tipiche esse tendono alla bioconcentrazione e presentano un processo di biomagnificazione, raggiungendo concentrazioni potenzialmente rilevanti sul piano tossicologico e rappresentando, quindi, una minaccia per la salute umana e per l’ambiente.
L’esposizione a lungo termine ai Pops può avere effetti cronici sugli organismi come, a esempio, alterazioni metaboliche degli ormoni, carcinogenesi, teratogenesi, effetti sul sistema immunitario.
È importante evidenziare che le diossine e i Pcb mostrano caratteristiche chimiche e di pericolosità analoghe, sebbene le loro fonti di origine siano spesso differenti.
I dati tossicologici indicano che più del 90% dell’esposizione umana alle diossine deriva dagli alimenti e tra questi, quelli di origine animale contribuiscono di norma all’80% circa dell’esposizione complessiva.
Una proprietà importante di questo tipo di composti è senza dubbio la loro grande stabilità fisica e chimica dovuta alla presenza degli atomi di cloro, che li rende resistenti alla biodegradazione. La conseguenza di questa stabilità, quindi la non distruzione e l’accumulo di questi prodotti in natura, in piante e animali, nella massa grassa dell’organismo, è rappresentata dalla lunghezza della catena alimentare, che è la principale via d’esposizione nell’uomo.
La conoscenza tossicologica è fondamentale per scelte industriali e politiche e merita una particolare attenzione per una sempre maggiore sostenibilità ambientale.
In Italia dati epidemiologici, particolarmente inquietanti, registrano un incremento complessivo di incidenza di cancro nelle donne, indipendentemente dall’età, dell’1% annuo e di cancro nell’infanzia del 2% annuo, esattamente doppio di quanto si registra in Europa.
Albert Einstein diceva: un uomo intelligente risolve un problema, un uomo saggio lo evita; queste parole ci devono far riflettere su ciò che può comportare la crescente pratica dell’incenerimento dei rifiuti. È stato calcolato che con le previsioni d’incenerimento previste complessivamente in Europa si andranno a immettere, utilizzando le migliori tecnologie disponibili (Bat) e nel rispetto dei limiti di legge, quantità assolutamente non trascurabili di inquinanti: ben 500 g per anno di diossina e composti diossina-simili.
Un concetto fondamentale è quindi che, di fronte a una contaminazione di cui nessuno può ipotizzare compiutamente effetti e conseguenze, dovrebbe essere assunto un atteggiamento di massima precauzione, evitando il più possibile l’immissione nell’ambiente di inquinanti pericolosissimi e persistenti quali la diossina. La contaminazione della catena alimentare può seriamente compromettere la salute umana con probabili danni addirittura trans-generazionali legati a modifiche epigenetiche. Questa interferenza può essere letta come una «pandemia silenziosa» che spiegherebbe la crescente incidenza di patologie cronico/degenerative, endocrinologiche e oncologiche che comportano enormi costi sociali, umani ed economici. Anche di recente è stata ribadita l’importanza di un approccio sistemico alla salute umana, che non può più contemplare solo il versante terapeutico ma deve riscoprire il ruolo della prevenzione primaria.
L’azione più utile che può essere presa per ridurre l’esposizione a queste sostanze indesiderabili è, per quanto possibile, identificare le maggiori fonti di diossine e prendere le appropriate misure per ridurre le emissioni a lungo termine nell’ambiente, con lo scopo di ridurre i livelli negli alimenti e nei tessuti umani. Poiché non è assolutamente obbligatorio incenerire i rifiuti industriali e/o urbani, e questa pratica non è neanche giustificata dal punto di vista energetico ed economico, l’applicazione del principio della precauzione alla gestione dei rifiuti obbligherebbe a rinunciare all’incenerimento e a puntare, in modo prioritario, sulla riduzione, il riuso e il riciclaggio dei materiali post consumo, in quanto queste pratiche inducono un impatto ambientale nettamente inferiore a quello degli inceneritori.
Questo giudizio rientra nella nuova politica di attivare misure precauzionali a tutela della salute pubblica, ovvero quella di prevenire il danno, invece di mitigarlo.

Pietro Carideo
Isde - Medici per l’ambiente
Specialista in Anestesia e
rianimazione, e in Farmacologia

lunedì 13 dicembre 2010

Pericolosità delle polveri sottili ricerca pugliese ne svela i segreti

http://bari.repubblica.it/cronaca/2010/12/12/news/pericolosit_delle_polveri_sottili_ricerca_pugliese_ne_svela_i_segreti-10109312/

Più leggere e nocive per la salute le polveri presenti nell'aria del Nord Italia perché prodotte dal traffico automobilistico, più pesanti e meno dannose le polveri al Sud perché arrivate dal Sahara. Per la prima volta messa a punto una tecnica per l'identificazione della provenienza delle polveri, del peso specifico e della loro pericolosità.


Anche le polveri sottili hanno un'identità. Una ricerca finanziata dalla Regione Puglia e condotta dalle Università di Bari (Dipartimento di Chimica) e del Salento (Dipartimento di Fisica) con la collaborazione di due imprese (Lenviros srl, società spin off dell'Ateneo barese, e Fai Instruments srl), la svela per la prima volta in Europa con strumenti e metodi completamente innovativi, che segnano un significativo passo avanti nella lotta contro l'inquinamento.

'La vera identita' delle polveri sottilì rappresenta l'esito di uno dei 53 progetti strategici finanziati dalla Regione Puglia ed è la quarta tappa della campagna 'I Doni della Scienza', il tour dell'Area Politiche per lo Sviluppo economico, il Lavoro e l'Innovazione dell'Ente "a caccia del risultato". Si tratta di una campagna durante la quale la Regione verifica e mostra ai media i prodotti delle ricerche finanziate. Questo perchè le scoperte o le invenzioni di oggetti innovativi sono stati finanziati grazie a risorse pubbliche.

In particolare i 53 progetti sono sostenuti con 45 milioni di euro totali (disponibili nell'Accordo di programma quadro sulla ricerca). E' già avvenuto per il tonno rosso, (il progetto grazie al quale per la prima volta al mondo sono nati 20 milioni di larve da tonni tenuti in cattività), la realizzazione del diamante artificiale (capace di intercettare più degli altri prototipi i raggi ultravioletti) e il segreto dell'Acquaporina (scoperta che ha segnato un enorme passo avanti nella ricerca mondiale sulla sclerosi multipla e su una malattia rara come la neuromielite). I risultati sulle polveri sottili sono stati presentati durante il recente Festival dell'Innovazione alla Fiera del Levante di Bari, tra gli altri, dalla vice presidente e assessore allo Sviluppo economico Loredana Capone.

Sono pesanti, a volte pesantissime le polveri sottili, o fini come preferiscono definirle i ricercatori, presenti in Puglia e in tutte le regioni europee del Mediterraneo. Ma spesso non sono pericolose come al Nord perchè generate dal deserto e non dal traffico. E' una ricerca alla quale sono interessati altri paesi europei poichè ha realizzato strumenti e metodi di misurazione innovativi, che fanno luce per la prima volta sul mistero delle provenienza delle polveri fini e potrebbero risolvere una volta per tutte il problema della multe comminate dall'Unione europea per il superamento del livello massimo di polveri.

La ricerca, durata 48 mesi, è costata in tutto 1 milione e 168 mila euro ed è stata possibile grazie a finanziamenti pubblici pari a 800mila euro erogati dalla Regione Puglia. "Gli esiti di questo progetto -ha detto la vice presidente Capone- rappresentano per la Regione Puglia il ritorno, moltiplicato, di un investimento rilevante per la ricerca, che quota 1 miliardo 762 milioni per la programmazione 2007-2013".

"Siamo la Regione che ha puntato di più in Italia su un binomio vincente: ricerca e giovani. In questo progetto vediamo all'opera un team di 23 ricercatori, più due docenti, con un'età media di trent'anni, per la maggior parte donne, che volano davvero alto per qualità delle idee e per la carica innovativa del loro approccio alla soluzione dei problemi. A questi giovani cervelli abbiamo fornito gli strumenti per alzare il livello di competitività della Puglia, valorizzando attraverso le loro idee, il nostro stesso territorio. Grazie a loro la Puglia ancora una volta si distingue come un caso internazionale nel mondo della ricerca".

La ricetta vincente di questa scoperta è nell'integrazione di metodiche e macchine non nuove ma usate in modo differente, combinando cioè dati e strumenti, integrando modelli, mettendo insieme misure da satellite e misure al suolo. Così i ricercatori pugliesi sono riusciti a realizzare un nuovo prototipo servendosi di tecnologie innovative ma già esistenti. Questo è un approccio originale applicato per la prima volta in Europa. L'arma vincente è stata mettere insieme un'impresa partner di livello europeo (la Fai Instruments, azienda italiana leader nello sviluppo di strumentazione per il rilevamento e la misura dell'inquinamento atmosferico) con le competenze e gli strumenti delle Università di Bari e Lecce.

Si è raggiunto il risultato di identificare l'origine delle polveri, un dato fondamentale perchè è la provenienza e non il peso a determinare la pericolosità di queste particelle, che i ricercatori chiamano particolato atmosferico (PM). Si scopre così che la pericolosità può essere persino inversamente proporzionale rispetto al peso. Se le polveri fini provengono dal traffico, sono leggerissime ma pericolosissime per la salute; se, invece, sono arrivate fino a noi dal deserto del Sahara sono pesanti ma non nocive.

Una differenza sostanziale, da un lato per la lotta all'inquinamento, dall'altro per i risvolti economici che implica. Le Regioni che superano il livello massimo di polveri fini consentito dalle direttive comunitarie sono soggette infatti ad una multa da parte dell'Ue pari a circa 10 mila euro al giorno. Ma, spiegano i ricercatori, attualmente il parametro che viene preso in considerazione non è la pericolosità delle polveri ma il peso. Per le regioni del basso Mediterraneo, si tratta spesso di un onere notevole, perchè le loro polveri spesso sono pesantissime, proprio come avviene in Puglia.

"Le polveri fini del Tavoliere - spiega Gianluigi De Gennaro, giovane chimico dell'Università di Bari, responsabile scientifico del progetto e coordinatore della ricerca - sono diverse da quelle della Pianura Padana. A Milano le polveri prodotte dal traffico restano lì, come imprigionate in una piccola scatola. Il nostro territorio invece ha capacità disperdenti migliori perchè c'è vento, sole, scambi di calore terra-aria. Ecco perchè in Puglia siamo più soggetti agli eventi transfrontalieri cioè ad apporti di polveri da altre parti del mondo. Noi abbiamo concentrazioni di PM10 molte alte. Provengono dal Sahara e dal Nord Est dell'Europa, però per fortuna non sono così pericolose come quelle prodotte dal traffico".

Un aspetto, questo, che l'Ue non valuta imponendo comunque multe salatissime. Il problema riguarda tutte le regioni del Mediterraneo. Per questo l'Italia, con Spagna, Portogallo e Cipro, ha chiesto invano una deroga. Unica concessione delle direttive comunitarie è scorporare dal limite fissato la porzione di PM10 dovuta a fonti transfrontaliere, ma i Paesi interessati devono riuscire a provarne la provenienza. E qui entra in gioco la ricerca pugliese.

"Gli strumenti tradizionali - dice De Gennaro - misurano il particolato, cioè le polveri, ma ignorano da dove provenga. Noi invece abbiamo sviluppato strumenti e metodi per capire l'origine delle particelle, se sono locali o se provengono dall'estero. Questo ci permette, tra l'altro, di fornire all'Ue le prove richieste per ridurre le infrazioni". Pochi fino ad oggi infatti sono i tentativi di individuare tra le particelle quelle provenienti, ad esempio, dall'Africa. Ci ha provato la Spagna, utilizzando un metodo statistico. "Siamo stati noi i primi in Europa", ribadisce De Gennaro. "Ci siamo serviti di tanti strumenti già esistenti e li abbiamo usati insieme. L'idea vera è stata l'integrazione". Il prototipo realizzato dai ricercatori adesso si trova a Bari nel Dipartimento di Chimica ed è già richiestissimo da varie regioni italiane per misurare le polveri. Adesso è in partenza per Taranto dove avrà il compito di svelare la provenienza del benzoapirene.

La scoperta dei ricercatori pugliesi con il progetto denominato Simpa (Sistema Integrato per il Monitoraggio del Particolato Atmosferico) ha svariate applicazioni. Serve ad individuare le sabbie sahariane e in generale i trasporti transfrontalieri; intercetta la produzione di benzopirene nelle aree industriali; dimostra che l'Italia è divisa in due per le polveri fini, più leggere e pericolose al Nord, più grosse ma meno pericolose al Sud e che quindi è sbagliato misurare con lo stesso criterio le polveri fini al Nord e al Sud; permette le misurazioni su microaree per pianificare azioni come il blocco del traffico; individua zone più ampie di misurazione attraverso l'uso del satellite.

Tante le ricadute del progetto sul territorio. I laboratori delle Università di Bari e di Lecce oggi sono tra i più importanti in Italia per le strumentazioni implementate, la stessa Puglia è diventata una delle regioni di riferimento per la misurazione delle particelle in atmosfera. Qui infatti sono state organizzate tre scuole nazionali e la prima scuola nazionale della Italian Aerosol Society (Ias), oltre ad essere stato pubblicato il volume 'Particelle in atmosfera. Conosciamole meglio', curato dal team di ricerca.

domenica 12 dicembre 2010

«Smog, Conta non si attivò»

È accusato di omissione in atti d'ufficio. Inizio con rinvio Il pm chiede il processo.
Al via l'udienza preliminare con l'istanza di costituirsi parte civile di cittadini, Legambiente e Radicali

L'Arena, sabato 11 Dicembre 2010, pagina 17

La questione Smog non doveva essere in cima ai pensieri di Giancarlo Conta quando occupava la poltrona di assessore all'ambiente della Regione. Così almeno ritiene il pm di Venezia Giorgio Gava che ha chiesto il rinvio a giudizio del dirigente del Pdl. Nel suo provvedimento, il sostituto procuratore ha elencato una serie di omissioni nella lotta all'inquinamento atmosferico, commesse da Conta all'epoca al timone dell'ambiente in Veneto. L'accusa parla di omissione in atti d'ufficio. Gli illeciti si sarebbero verificati a Venezia a partire dal 2005 fino alla scorsa primavera.
Ieri è iniziata l'udienza preliminare davanti al gip Roberta Marchiori che, però, ha rinviato la decisione a febbraio. L'ex assessore, ora assistito da un nuovo legale, ha chiesto un aggiornamento del processo per dare modo al suo legale di leggersi i 6 faldoni dell'inchiesta. Conta, ora consigliere regionale del Pdl, rischierà di trovarsi alla ripresa dell'udienza preliminare una sfilza di parti civili. Oltre ai radicali, costituitisi con la dirigente Laura Vantini, assistita da Bruno Martellone, ci saranno il Wwf (avvocato Arianna Tosoni) e una serie di cittadini di alcuni Comuni del Veneto (tra i quali Verona) in sostituzione degli enti locali che non hanno ritenuto necessario far valere le proprie ragioni. Nella prossima udienza, ci saranno anche i volontari di Legambiente con il presidente, Michele Bertucco che in giudizio sarà assistito dall'avvocato Giovanni Mingati.
«Di fronte all'esistenza in Regione di una situazione ...di emergenza Smog», scrive il pm Gava, Conta non avrebbe preso quei provvedimenti che «per ragioni di sanità pubblica dovevano essere adottati senza ritardo». Il capo d'imputazione poi entra nel dettaglio elencando sei ipotesi, previsti da regolamenti o piani regionali che non sarebbero stati rispettati dall'ex assessore.
E così emergono «piani di azione non attivati», «assenza di provvedimenti volti a contrastare l'inquinamento», «mancata trasmissione alla Giunta e al Consiglio regionale oltre che alle province del documento di previsione del piano di tutela e risanamento dell'atmosfera». Questo atto era stato approvato l'11 novembre 2004. Sempre in quella data, Conta non avrebbe trasmesso poi il «monitoraggio del piano di tutela e risanamento dell'atmosfera», relativo all'anno precedente. Non avrebbe convocato, infine, il comitato d'indirizzo e sorveglianza come previsto dal piano appro vato nel novembre 2004.
Per conoscere la fondatezza di queste accuse, bisognerà attendere la prossima udienza prevista in febbraio.

di Giampaolo Chavan

sabato 11 dicembre 2010

E’ preferibile vivere vicino ad un termovalorizzatore piuttosto che a ridosso di un cementificio?

di Anna Margherita Miotto

Sembra proprio vero! Una notizia apparsa sul ‘Mattino di Padova’ del 29 ottobre u.s. riportava le dichiarazioni del responsabile tecnico dell’inceneritore di San Lazzaro, che evidenziava una notevole diversità di soglie tollerabili, per i fattori inquinanti immessi in atmosfera, dagli inceneritori e dai cementifici.

In verità, se confrontiamo le norme, il risultato è il seguente:

i cementifici hanno questi limiti:

  • polveri totali: mg 30/Nm³
  • biossido di zolfo: mg.600/Nm³
  • ossido di azoto: mg.1800/Nm³

gli inceneritori hanno questi limiti:

  • polveri totali: mg.10/Nm³
  • biossido di zolfo: mg. 50/Nm³
  • ossido di azoto: mg. 200/Nm³

Per conoscere le ragioni di tale diverso orientamento e le iniziative del Governo per allineare i limiti tollerati per i cementifici, alla più prudente soglia fissata per gli inceneritori, ho presentato la interrogazione che segue.

Si tratta evidentemente di un problema che ha un elevato impatto sulla salute dei cittadini e che costituisce un vero e proprio allarme, come hanno evidenziato i comitati sorti a Monselice, perché alla evidente disparità di cautela nella valutazione della pericolosità degli inquinanti si unisce la concentrazione di ben tre impianti nel diametro di pochi kilometri, moltiplicando per tre le quantità di inquinanti immessi in atmosfera.

6 dicembre 2010



Interrogazione a risposta scritta presentata da Anna Margherita Miotto
Ai Ministri della Salute, Ambiente ed Attività produttive .

Premesso che:
i limiti imposti ai cementifici ed agli inceneritori-termovalorizzatori, dalle vigenti norme, per le emissioni in atmosfera di sostanze inquinanti appaiono disomogenei ed in particolare, per i cementifici il decreto legislativo 3.4.2006, n. 152 prevede che i limiti giornalieri siano i seguenti:
  • polveri totali: mg 30/Nm³
  • biossido di zolfo: mg.600/Nm³
  • ossido di azoto: mg.1800/Nm³
mentre per gli inceneritori-termovalorizzatori il decreto legislativo 11.5.2005, n.133 in attuazione della direttiva 2000/76/CE, in materia di incenerimento dei rifiuti, prevede i seguenti limiti:
  • polveri totali: mg.10/Nm³
  • biossido di zolfo: mg. 50/Nm³
  • ossido di azoto: mg. 200/Nm³;
appare evidente la macroscopica diversità dei limiti massimi tollerabili per fattori inquinanti analoghi, molto pericolosi per la salute;

non si evince dalle norme alcun ulteriore vincolo, qualora in un distretto territoriale a qualche kilometro di distanza, operi più di un cementificio, moltiplicando per due o per tre le quantità degli inquinanti immessi in atmosfera :

se i Ministri intendano allineare i limiti degli inquinanti previsti per i cementifici, al livello dei termovalorizzatori;

se i Ministri ritengano di precisare le distanze minime fra gli impianti indicati in premessa, al fine di evitare gravi rischi alla salute dei cittadini, in presenza di più impianti nel medesimo territorio.

giovedì 9 dicembre 2010

Corso di agricoltura sostenibile costretto a «raddoppiare»

Il corso di Agricoltura sostenibile e biologica iniziato a fine ottobre alla scuola agraria di San Floriano con venticinque iscritti, ha già una lunga coda di prenotazioni per il 2011. Molte aziende sono rimaste fuori dall'iscrizione per l'alto numero di richieste, ma per l'anno prossimo si sta predisponendo la possibilità di ampliare i corsi, oltre ad organizzare un secondo livello: è il primo corso organizzato dal gruppo terra viva frequentato dalle aziende agricole della Valpolicella.
Chiave del successo è la «ricetta»: tecnici e medici spiegano cosa fare e come, a quali rischi si va incontro, come migliorare. La didattica serve per preparare le aziende in progetti altamente professionali per il minor utilizzo di sostanze chimiche come pesticidi. terra viva (www.gruppoterraviva.it) gode del patrocinio di alcuni consorzi tra cui quello di tutela vino Valpolicella e quello del Bardolino. Vi fanno parte Riccardo Anoardo, Francesco Badalini, Roberto Marchesini, Giovanni Beghini, Zeno Zignoli, Luigi Aldrighetti, Marcello Vaona e Paolo Zardini. Il corso è finanziato dalla Regione Veneto tramite i fondi Cipat, con la collaborazione dell'Associazione veneta produttori biologici.
«La volontà è quella di innalzare il livello professionale del comparto viticolo», spiega Roberto Marchesini; «abbiamo già l'adesione di moltissime aziende per partire all'inizio del 2011 con il primo progetto operativo inerente la limitazione degli esteri fosforici nella lotta alla tignola dell'uva attraverso il sistema biologico della confusione sessuale». «Il nostro percorso», aggiunge Paolo Zardini, «mira a rendere professionalizzante la figura dell'imprenditore viticolo in campo fitosanitario, poi si possono far partire progetti per limitare le sostanze tossiche immesse nell'ambiente coi trattamenti antiparassitari. Inoltre l'utilizzo delle conoscenze e l'organizzazione delle realtà produttive ci possono permettere di raggiungere risultati oggi impensabili, a favore degli agricoltori della collettività e dell'ambiente. Dobbiamo allinearci a Francia e California».

Giancarla Gallo
L'Arena , mercoledì 08 Dicembre 2010, pagina 29

mercoledì 8 dicembre 2010

Teladoiolavalpolicella ci spiega l'ordinanza 50 del Comune di Fumane

http://www.teladoiolavalpolicella.it/torta.htm

INQUINAMENTO ATMOSFERICO. AZIONI DI BASE AI FINI DEL CONTENIMENTO E DELLA PREVENZIONE DEGLI EPISODI ACUTI DI INQUINAMENTO ATMOSFERICO PER L'INVERNO 2010-2011.
(Ordinanza n. 50 del Comune di Fumane).

E' difficile commentare l'Ordinanza n. 50, molto difficile. Perciò ricorriamo alla rappresentazione grafica con uno strumento che si chiama TORTA. Riportiamo in due grafici distinti il "peso" di due inquinanti quali l'Ossido di Azoto (NOx) e le Polveri Sottili (PM10).


L'Ordinanza n. 50, tanto per capirci, prende in considerazione solo quella fettina più chiara, cioè l'1,095 % dell'inquinamento da Ossido di Azoto (visto che il 98,905 % è da imputare al cementificio). Nel grafico che segue, con procedura analoga, si osserva l'inquinamento da Polveri Sottili PM10.




Qui il cementificio tira un grosso sospiro di sollievo perché è responsabile dell'inquinamento SOLO per il 97,368 %. Anche in questo caso l'Ordinanza n. 50 prende in considerazione solo la fettina più chiara pari al 2,632 %.
Cinque pagine di Ordinanza per incidere sull' 1% dell'inquinamento da Ossido di Azoto e sul 2,6% dell'inquinamento da Polveri Sottili (!!!).
Mi sento, nell'ordine:
ALLIBITO
ATTONITO
ESTERREFATTO
SBIGOTTITO
SMARRITO
STUPEFATTO
STRALUNATO
SCONCERTATO
...E CONFUSO, MOLTO CONFUSO.

Forse le mie TORTE le dovevo mandare ad una rubrica di Cucina...

martedì 7 dicembre 2010

Zaia l'ha capito: i project financing sono fregature

Riusciranno gli amministratori veronesi a imparare dagli errori dei colleghi veneziani?
Lo diciamo da molto tempo che è inconcepibile per un buon amministratore accettare che la bozza di convenzione riversi tutti i rischi di costruzione e gestione sulle future generazioni per i prossimi 50 anni. Qualsiasi ritrovamento archeologico, problema idrogeologico, variazione dei tassi di interesse e dei mercati finanziari, dei flussi di traffico previsti dal progettista saranno le condizioni per ridiscutere il piano economico finanziario con modifica dei pedaggi e con nuovi espropri per aree di compensazione per alberghi e fast food tra Poiano e Parona. Per un opera che già oggi supera i 436 milioni!
La formula del project financing fa acqua da tutte le parti ora non lo dice anche la Giunta Zaia che si è convinta a cambiare rotta e a congelare i project financing in corso d'opera finché non ci saranno certezze sui conti.«Non possiamo permetterci di finanziare il privato, – ha affermato l'assessore regionale al Bilancio – quindi la situazione va approfondita e, se necessario, rivista»
Il caso che ha dato il via alla tempesta è stato l'ospedale "All'Angelo" di Mestre dal costo di 241 milioni, realizzato al 50% dai privati in project financing. Per rientrare dai costi, i privati hanno ricevuto in gestione dei servizi esternalizzati al canone annuo da parte dell'Usl di 54,5 milioni per 24 anni. Zaia ha preso la calcolatrice e ha scoperto che dovrà sborsare oltre 1,3 miliardi in cambio dei 125 milioni finanziati tanto da pensare di acquistarlo: decisamente troppo. Meglio recedere dal contratto e restituire i 125 milioni . “Per noi va bene – hanno risposto i privati - se ci sarà corrisposto il dovuto, subito e cash, cioè circa 250/300 milioni di euro, ce ne andremo senza problemi". Tutto come previsto dal contratto!
E’ ormai chiaro, fuori dalla mura di Verona e a tutti quelli che hanno occhi per vedere, che nel project financing le condizioni capestro a favore dei privati sono frequenti.

Ciò che sta succedendo a Venezia dovrebbe indurre a imprimere uno stop alla procedura per il passante Nord, invece la Giunta vuole portare a spron battuto l’approvazione del Consiglio Comunale che non ha mai discusso nei dettagli la bozza di convenzione e, tanto meno, ha visionato il Piano Economico Finanziario che è secretato. Dovranno decidere senza conoscere come il privato intende rientrare dei capitali investiti e capire quali siano le garanzie, comprese le esposizioni bancarie delle aziende partecipanti, fornite all'amministrazione.

Ci auguriamo che anche a Verona al più presto il Sindaco prenda in mano la calcolatrice, come ha fatto Zaia a Venezia dove sembra che almeno per la Sanità abbia ormai imparato la lezione.


di Alberto Sperotto
Comitato di Cittadini contro il collegamento autostradale delle Torricelle

www.saluteverona.it

Il nuovo sito sulla salute a Verona è online.
Vi invitiamo a visitarlo all'indirizzo: http://www.saluteverona.it/

Il sito è stato sviluppato da un gruppo cittadini di Verona uniti senza scopo di lucro, che si propone come obiettivo la difesa dei diritti fondamentali della persona ed in particolare il diritto alla salute e alla conservazione dell’ambiente; diritti fortemente minacciati dall’inceneritore dei rifiuti urbani di Verona.
Il gruppo vuole ampliare e valorizzare il diritto all'informazione che ritiene sia alla base del confronto delle idee e dei processi di equilibrio sociale.

giovedì 2 dicembre 2010

«I bambini dovevano essere tenuti in classe»


«Per non creare allarmismi, non si può giocare con la salute dei bambini». Questo, in sintesi, il contenuto della lettera aperta indirizzata da un genitore di Fumane, Paolo Groppo, al sindaco Domenico Bianchi e al preside dell'istituto comprensivo, Giovanni Viviani. «Sono il padre di due bambini che frequentano la scuola materna di Fumane», inizia la lettera. «La mattina del 20 ottobre, durante l'incendio notturno alla Kemoxide di Negarine, i bambini dell'Istituto Lorenzi sono stati portati in passeggiata e poi fatti giocare fuori anche se l'istituto era a conoscenza di quanto accaduto.
«Ero preoccupato per la vicinanza con l'incendio, per i prodotti chimici che bruciavano, e soprattutto perché i giornali riportavano che i dati sulla diffusione e tossicità della nube sarebbero stati resi noti nel tardo pomeriggio. Il preside mi ha detto che non poteva prendere precauzioni perché l'istituto dipende dal Comune, il Comune non aveva inviato segnalazioni di pericolo e quindi non si poteva creare allarmismo». Groppo recrimina sul fatto che «non siano state prese cautele nei confronti dei bambini, tenendoli dentro, e si gioca sempre allo scarica barile tra Comune, scuola ed Arpav, che aspetta di ricevere informazioni su cosa fare in ritardo, quando già l'aria è stata respirata. Per non creare allarmismi, non si può mettere a rischio la salute di bambini... Inoltre, contesto il fatto che alle ore 13 non era stato ancora consultato né il sindaco né l'Arpav», si legge nella lettera.
«Se l'assenza di pericolo non è confermata, il principio di precauzione (o quantomeno il buonsenso) vorrebbe che i bambini restassero nelle aule, come hanno fatto molte altre scuole, una semplice azione che nessuno può interpretare come allarmismo. Questo episodio mi ricorda che un caso simile si è già verificato la mattina del 5 marzo 2007, quando la Cementirossi, a causa di un problema di pressione nel forno ha utilizzato 2 camini non autorizzati, sprigionando nell'aria una nube che ha investito le scuole di Fumane. Anche in quell'occasione, molto prima dell'esito Arpav, si è pensato che non ci fosse alcun pericolo, non si devono creare inutili allarmismi. Anche in quell'occasione e sempre per lo stesso motivo i bambini furono fatti uscire per la ricreazione, in mezzo alla nube di polvere. Il comunicato Arpav del 30 marzo 2007 “stranamente” non evidenziava allarmi sanitari, ma dopo due mesi l'Arpav riconosceva un errore di interpretazione dei dati del 5 marzo, la polvere rilevata era in realtà 5 volte superiore al limite».
Il sindaco, Domenico Bianchi assicura: «Mi sono informato e sono stato invitato a non prendere alcuna iniziativa». Il preside Giovanni Viviani: «Se per ogni cosa dovessimo creare allarmismo, non sarebbe più finita. Anche le maestre, che sono mamme e nonne, in quell'occasione non si sono preoccupate. Su Fumane non c'è stato nessun allarme, bisogna comportarsi con un minimo di buon senso. Il responsabile è il Comune ed erano stati allertati i vigili, noi facciamo quello che ci dicono».

Giancarla Gallo
L'Arena 02 Dicembre 2010, provincia , pagina 28


I conti non tornano... Alle ore 14:00, quando il Sig. Groppo si reca a prendere i bambini all'asilo le maestre gli dicono di aver portato i bambini in passeggiata perché "la mattina il Preside Viviani aveva consultato l'ARPAV e che non c'era alcun pericolo".
Ma come è possibile visto che alle 13:30 lo stesso Viviani dice al Sig. Groppo di non aver chiamato ancora nessuno?


mercoledì 1 dicembre 2010

Polveri sottili e acque reflue L'Italia deferita alla corte Ue

http://www.repubblica.it/ambiente/2010/11/24/news/inquinamento_ue-italia-9455537/?ref=HRV-8


La Commissione europea ha deciso di intervenire a causa del mancato rispetto delle legislazione in materia di Pm10 e trattamento dei liquami. Insieme a noi Spagna, Portogallo e Cipro. Sotto osservazione anche la direttiva sul rendimento energetico degli edifici.


BRUXELLES - La Commissione europea punta il dito sul Paese e ha deciso di mettere l'Italia sul banco degli imputati alla Corte di giustizia dell'Ue. Sotto accusa, i livelli di polveri sottili e trattamento delle acque reflue.

Nel primo caso, il nostro Paese è stato deferito insieme a Spagna, Portogallo e Cipro. Per Bruxelles "non è stato finora affrontato in modo efficace il problema delle emissioni eccessive di Pm10", i cui valori limite sono stati superati in numerose zone.

Gli Stati membri dovevano adeguarsi entro il 2005 alla legislazione europea, secondo la quale i cittadini non dovrebbero essere esposti alle microparticelle Pm10 i cui valori limite non devono essere superati per più di 35 volte in un anno di calendario. Un'esenzione è possibile fino a giugno 2011, ma solo se il Paese dimostra di avere adottato misure per rispettare gli obblighi entro il termine proprogato. La Commissione, però, ritiene che, per quanto riguarda l'Italia, "le condizioni per concedere la proroga non siano state rispettate" e per questo "ricorre alla Corte di giustizia europea".

...

lunedì 29 novembre 2010

Alluvione: i veri colpevoli


Indagini serrate per scoprire i responsabili dell'evento che ha messo il Veneto in ginocchio. Finalmente siamo vicini alla pista giusta.

Esaurita l’emergenza dei soccorsi e del computo dei danni, in Veneto è giunta l’ora di cercare un capro espiatorio per l’assurda alluvione, che ha abbassato la regione al rango di alluvionati sconsiderati, poco amanti del loro territorio e vittime di un’urbanizzazione selvaggia e priva di pianificazione, come i colleghi campani o calabri: i veneti non possono essere ugualmente colpevoli.

Le prime indagini sul luogo del delitto avevano identificato un sospetto: le nutrie. Questi animali egoisti, aggressivi e sovrappopolati hanno lavorato incessantemente per scavare, perforare, distruggere gli argini di canali e fiumi causando poi esondazioni e distruzione sul tutto il territorio.

Man mano che le indagini proseguivano, a questa calamità si è aggiunta quella delle volpi, responsabili dello stesso crimine: scavare tane e debilitare gli argini posizionati dai veneti, popolazione storicamente altruista, pacifica e per niente popolosa, caratterizzata da una cura ossessiva per l’ambiente e il territorio.

Ma non era tutto: come poteva spiegarsi l’eccezionale massa di acqua e fango che non solo ha fatto cedere gli argini indeboliti dalle tane, ma più spesso li ha addirittura scavalcati? Quali sono state le cause, non solo meteorologiche?

La risposta degli inquirenti è stata chiara: ancora nutrie e volpi. I toponi si sono distinti per aver cementificato vaste aree montane e pedemontane, facilitando lo scorrimento delle acque e rallentandone il naturale assorbimento. Le valli venete sono una distesa urbanizzata e capannonizzata, a causa delle nutrie.

Le volpi, dal canto loro, si sono specializzate negli anni passati nell’escavazione selvaggia della ghiaia, cosa che i veneti non avrebbero mai fatto. Le acque eccezionali della scorsa alluvione si sarebbero, nell’ipotesi degli inquirenti, precipitate a valle senza essere rallentate dal naturale materasso ghiaioso, sottratto dall’avidità dei perfidi canidi.

Ma non è ancora tutto: come sono riuscite volpi e nutrie a combinare questo disastro senza una sponda, un insider, all’interno della civile società veneta? Ecco l’ultimo sorprendente risultato delle indagini: si tratta delle associazioni animaliste.

Lega Anti Caccia, Ente Nazionale Protezione Animali, Lega Anti Vivisezione, e perché no, anche il WWF hanno sistematicamente impedito le campagne di sterminio autorizzate dalle Province ed eseguite dai cacciatori, a danno di questi pericolosi animali.

Molto probabilmente, i membri di queste associazioni, per la maggior parte, non sarebbero nemmeno veneti.

Le percentuali queste sconosciute...


Sindaco Bianchi: «Abbiamo ottenuto maggiori controlli sulle ceneri pesanti in entrata nello stabilimento, che prima non erano mai stati effettuati, inoltre possiamo controllarli una volta all'anno quando vogliamo noi».

I casi sono due: o il nostro Sindaco vive in una sorta di bolla-spazio-temporale, o ancora una volta, deve semplicemente ripassare la matematica. La quantità di ceneri pesanti che Cementirossi è autorizzata a coincenerire sono 80.000 tonnellate all'anno.
Diciamo per ipotesi che in un'anno di 365 giorni, ovvero circa 52 settimane, ovvero circa 260 giorni lavorativi, vengono portati 80.000 : 260 = 308 tonnellate al giorno di ceneri pesanti in quei camion che ogni giorno vediamo passsare per Viale Verona...
308 tonellate sono lo 0,385% delle 80.000 tonnellate.

Ecco quindi l'effettivo controllo da parte del Comune...
0,385% delle ceneri pesanti
Tu come lo definisci... un dato rassicurante?


Fumanesi, è la "guida aggressiva" che vi fotte

http://www.teladoiolavalpolicella.it/guida_aggressiva.htm

E' con grande sollievo che comunichiamo agli abitanti di Fumane (e dintorni) che è stata identificata la principale fonte di inquinamento del paese: la GUIDA AGGRESSIVA.
Se, data anche la giornata uggiosa, non avete proprio niente niente da fare, andate a leggervi l'Ordinanza n. 50 del Comune di Fumane. E' profondamente rivelatrice.

Venezia, 04/12/2010: Manifestazione Acqua Bene Comune

Manca meno di una settimana alla manifestazione regionale di Venezia di cui è possibile leggere volantino e appello sul sito http://www.venetoacquabenecomune.blogspot.com/

Come Comitati Veneti abbiamo ottenuto da Trenitalia uno sconto del 10% sul biglietto del treno di andata e la prenotazione di due vetture da Verona in coda al treno in partenza dalla stazione Porta Nuova delle 10:04. Solitamente non sono ammesse prenotazioni sui treni regionali ma in questo caso hanno fatto eccezione.
Per poter sfruttare al meglio questa opportunità dal punto di vista organizzativo ed evitare rischiosi equivoci o imprevisti il sabato mattina, ci è stato chiesto però di richiedere l'emissione del/dei biglietti di gruppo con un giorno di anticipo, quindi venerdì 3 dicembre.

Abbiamo quindi bisogno di contarci con una certa precisione e vi invitiamo pertanto a COMUNICARCI NUMERO E NOMINATIVO DEI PARTECIPANTI ENTRO E NON OLTRE GIOVEDI' 2 DICEMBRE.

Per farlo avete queste possibilità:
- riferirlo al vostro contatto/referente più diretto;
- telefonare a Ernesto Bonometti 348.82.19.343
- scrivere a acquabenecomune.vr@virgilio.it
Se qualcuno è intenzionato ad organizzarsi per conto proprio, ci comunichi comunque la sua presenza specificando che non avrà bisogno del biglietto per salire sul "nostro" treno.

Il ritrovo per i veronesi è alle 9:30 in stazione Porta Nuova per poter salire sul "Treno dell'acqua".
Il ritorno è libero (al link qui sotto trovate gli orari). Tenete presente che la fine dell'happening a Rialto, con interventi e musica, è previsto per le 17:30 circa.
http://orario.trenitalia.com/b2c/nppPriceTravelSolutions.do?car=0&stazin=venezia+santa+lucia&stazout=verona+porta+nuova&datag=4&datam=12&dataa=2010&timsh=17.30&stazin_r=Staz_DA&stazout_r=Staz_A&timsm=24&timsm_r=24&lang=it&nreq=5&channel=tcom&npag=1&lang_r=it&nreq_r=5&channel_r=tcom&npag_r=1&x=25&y=13


Avremo striscioni, manifesti, lenzuola-mare, fischietti, trucchi e delle splendide bandiere che venderemo per autofinanziarci.
Saremo accompagnati lungo il corteo dal suono di percussioni e tamburi!
Ciascuno può metterci del suo! Spazio alla creatività.

DIFENDIAMO L'ACQUA E I BENI COMUNI.
DIFENDIAMO IL REFERENDUM.


Comitato Veronese Acqua Bene Comune
http://www.acquabenecomuneverona.org/

Technital o morte!


Scritto da Giulio Todescan, redattore di Carta, giovedì 14 ottobre 2010
Un altro grande colpo per la Technital: l'azienda già vincitrice con una cordata di imprese dell'appalto per la progettazione del famigerato Traforo di Verona nord, per la quale Tosi arrivò a dire «o Techinital o tutti casa», ha vinto un nuovo appalto.
Anche questo marchiato verde Lega: si tratta della progettazione della Valdastico Nord faraonica opera meglio nota come Pi. Ru. Bi. dai tre capi della Dc veneta che la sponsorizzarono quarant'anni fa [Piccoli, Rumor, Bisaglia] che dovrebbe collegare Piovene Rocchette, nei pressi di Schio, e Trento, passando con un lungo tunnel sotto la stretta valle dell'Astico, troppo stretta per ospitare una autostrada in superficie.
Martedì 12 ottobre presso la sede veronese della Serenissima Spa il presidente Attilio Schneck, leghista presidente della provincia di Vicenza, ha aperto le buste per la gara della progettazione dell'opera. Ad aggiudicarsi la progettazione, con un ribasso del 66% e per un ammontare di 22 milioni di euro è un'associazione temporanea di imprese, il Consorzio Raetia, di cui fanno parte Technital spa, 3p Italia, Hydrostudios Consulting, Sis srl, Girpa spa, Rocksoil spa e Prometeo engineering srl.
Si farà mai la Valdastico Nord? Di sicuro nessuno lo sa, perché non si è piegata l'opposizione decennale della provincia di Trento, contraria ad un'altra arteria su gomma che si andrebbe ad aggiungere all'autostrada del Brennero e alla superstrada della Valsugana.
Trento ha annunciato ricorso, ma la Serenissima Spa va avanti e appalta 22 milioni. Il perché è semplice: la Pi. Ru. Bi. è un'assicurazione sulla vita per la società pubblico-privato governata dalla politica e dagli imprenditori, che rischiano di vedersi scadere la concessione statale per il redditizio sfruttamento dei pedaggi autostradali della Brescia-Padova.
Una Grande Opera che potrebbe anche restare sulla carta, visti i costi faraonici del progetto: 40 chilometri di asfalto che costerebbero 1 miliardo e 400 milioni di euro.
Technital è presente nei più contestati lavori pubblici italiani: dal ponte sullo stretto di Messina allo scavo del tunnel per la Tav Milano - Bologna, dal Mose all'autostrada Palermo – Messina. Quest'ultima nasce nel 1967 e si rivelerà «l’opera con l’esecuzione più lenta della storia d’Italia, quaranta anni di lavori a singhiozzi - come denuncia il giornalista Antonio Mazzeo nella sua inchiesta pubblicata su www.terrelibere.it -, sprechi di risorse finanziarie, decine d’inaugurazioni e fittizi tagli di nastri, infiltrazioni mafiose e mazzette multimilionarie per politici e amministratori, indicibili disagi e mortali incidenti per utenti e abitanti».
Per leggere i retroscena della Technital e dell'affare del Traforo veronese, leggi "Tutti i segreti del traforo di Tosi" .