lunedì 27 agosto 2012

Più trasparenza sui rifiuti nel cemento

Ceneri, terre di fonderia, gessi e fanghi vengono utilizzati nell'impasto del clinker, poi utilizzato per costruire case ed uffici. Un'interrogazione al Parlamento europeo chiede alla Commissione di indagare gli effetti sulla salute e maggiore trasparenza nelle informazioni fornite ai cittadini

Nell'impasto del cemento finiscono rifiuti, derivanti da impianti di combustione (ceneri), da impianti siderurgici (scorie, terre di fonderia, polveri, fanghi) e dall’industria chimica (gessi, fanghi, ecc.), come spiega l'Associazione ittecnico economica sul cemento (Aitec). “Con questo cemento in Europa vengono costruiti i nostri ambienti di vita e di lavoro (abitazioni, uffici, fabbriche, scuole, ospedali, ecc.), senza particolari verifiche in merito all’impatto di questo materiale sulla salute delle persone che ne vengono a contatto e senza alcuna informazione ai consumatori sulla presenza di questi componenti” ha scritto in una interrogazione alla Commissione europea l'eurodeputato dell'Idv Andrea Zanoni, depositata il 20 agosto scorso (in allegato). A titolo di esempio, Zanoni riporta un caso di cronaca: “A Musestre, frazione del comune di Roncade in provincia di Treviso, [...] una cittadina nel contesto di un contenzioso legale contro un fornitore e un produttore di cemento, ha fatto eseguire cinque perizie sulla propria abitazione che hanno messo in evidenza che nel cemento utilizzato erano presenti ceneri, diossine e metalli pesanti. Queste sostanze tossico/nocive e pericolose, che dovrebbero essere smaltite in discariche speciali, sono invece andate a finire in un’abitazione civile”. Per questo, l'esponente dell'Italia dei valori chiede alla Commissione se questa “non ritiene utile, necessario ed urgente avviare verifiche sulla compatibilità dell’utilizzo di questi cementi così prodotti nella costruzione di ambienti di vita e di lavoro, al fine di garantire la massima tutela della salute umana?”, e se non ritenga “doveroso che per tale prodotto posto in commercio, venga almeno comunicata al consumatore tramite comprensibili indicazioni, la sua completa e dettagliata composizione chimica e fisica?”.

Luca Martinelli

Tratto da: http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=3598

venerdì 17 agosto 2012

Salvare paesaggi e cultura è la sfida di Musa Antiqua

VALPOLICELLA. La nuova associazione guarda all´arte e alla tutela Salvare paesaggi e cultura è la sfida di Musa Antiqua

Puntare sui gioielli nascosti, mostrarli con il rigore della ricerca e farli apprezzare a tutti. Corti, ville, giardini poco conosciuti ma artisticamente rilevanti, inseriti in scampoli di paesaggio di pregio, da tutelare a ogni costo per dimostrare che la cultura può produrre reddito, oltre che fare bene allo spirito. È la «mission» in Valpolicella, come in ogni altra parte della provincia e a Verona, della neo nata associazione culturale Musa Antiqua, una cinquantina di soci. «Ogni opera o edificio deve però rimanere inserito in un contesto di bellezza», spiega il presidente pro tempore e anima del gruppo, Riccardo Battiferro Bertocchi. La conservazione del paesaggio, quindi, viene da sé. E in Valpolicella è una vecchia e lunga storia, ma sempre attuale. «Un bel monumento non può e non deve venir soffocato dal cemento. Altrimenti i turisti verranno una volta e mai più. Oltre a imbruttire il paesaggio, si danneggia l´economia. La sensibilità, però, sta cambiando e vogliamo fare la nostra parte». Storico dell´arte e consulente per i beni ambientali, aveva un sogno nel cassetto: trovare un modo nuovo di dare impulso alle attività culturali, diffondere studi e ricerche fuori dalla solita cerchia, proporre una prospettiva diversa. Da qui nasce Musa Antiqua. In Valpolicella si mette a fianco di Wwf, Salvalpolicella, Valpolicella 2000 e altre associazioni. «La linea d´onda è la stessa, ma, pur nella condivisione di idee e principi, l´angolazione è diversa», precisa Battiferro Bertocchi. Al di là di emergenze ambientali e battaglie per singole cause, infatti, il gruppo propone «una capillare conoscenza del territorio tramite ricerche inedite sul patrimonio storico artistico e visite didattiche per gli iscritti». La Valpolicella nascosta c´è e Musa Antiqua è pronta a rivelarne i segreti, da Negrar a Domegliara, da Pescantina a Breonio, per andare oltre i luoghi comuni. Gite fuori porta ne farà pure in Lessinia, dove ha raccolto storie su case in pietra, famiglie e tradizioni. Una villa sconosciuta ai più ma degna di nota? Villa Sartorari a San Ciriaco di Negrar, «buon retiro» in passato del soprintendente di Verona Piero Gazzola: «L´edificio è notevole e il giardino all´italiana ancora più bello», risponde il presidente. Poi ci sono le corti: «A corte Panteo, a Sant´Ambrogio, sveleremo affreschi del ´400, come nelle Corte dei Visculi, a Gargagnago, con vecchia aia lastricata in pietra e doppia loggia». E ancora, una veduta inedita sulle colline? «Da villa D´Arco Sagramoso a Boscomantico, esempio di felice riconversione in relais». Un esempio di qualcosa di bello, ancora in abbandono? «Un palazzo del ´500 al Nassar, sull´Adige, che aspetta solo di essere valorizzato, inserito in un borgo antico unico». Battiferro all´associazione è pronto a legare un premio per le migliori tesi di laurea su beni culturali di Verona e provincia, dedicato alla memoria della madre. L´obiettivo, infatti, è anche di dare risalto ai giovani e creare una banca dati di queste ricerche.

C.M.
L'Arena, venerdì 17 agosto 2012