venerdì 23 dicembre 2011

La Lessinia ha le carte giuste come «riserva della biosfera»

di Vittorio Zambaldo
L'Arena, venerdì 23 dicembre 2011


In «Man and biosphere» 580 siti in 114 Paesi e l´obiettivo è lo sviluppo conservativo dell´area Fondamentale caratterizzare la zona montana

La volontà dei vertici di Comunità montana e Parco di capire meglio quali siano i possibili scenari per inserire la Lessinia nel patrimonio mondiale dell´Unesco, come auspicato dallo studioso Ugo Sauro nel suo recente volume «Lessinia», è stata espressa chiaramente nell´incontro organizzato con l´esperto Giorgio Andrian, padovano, già funzionario dell´agenzia delle Nazioni Unite e oggi libero consulente. In una meticolosa relazione ha esposto vantaggi e possibilità per ciascuno dei tre scenari a cui la Lessinia e il suo Parco potrebbero a ragione aspirare («una corsa alle medaglie» l´ha definita), perché avrebbe le caratteristiche sia di geoparco, sia per entrare nella «World Heritage List» (WHL), l´elenco dei siti considerati patrimonio mondiale; sia come riserva della biosfera. La Global Geoparks Network (Rete dei geoparchi) non è in realtà supportata dall´Unesco, ma è una rete tematica di siti che si autocandidano: in Europa sono 49 e 7 in Italia, fra i quali l´Adamello-Brenta, il Cilento, le Colline Metallifere, le Alpi Apuane e le Madonie. Sotto il marchio del Patrimonio mondiale sono invece collocati 936 siti mondiali in 153 stati membri dell´Unesco. L´Italia ne ha il primato con 47 e questo è politicamente il lato debole di un´altra candidatura per un sito del nostro paese che pur ne avrebbe le caratteristiche. La proposta parte dal basso, come per molte iniziative del genere, ma deve essere presentata ufficialmente dal relativo Governo, secondo un rigido protocollo, pena l´esclusione o il rinvio e può essere per un sito di interesse culturale, naturalistico o misto. La decisione, sentita la relazione di esperti esterni che su mandato del comitato visitano i siti e analizzano la proposta nei particolari, è presa dal comitato dell´Unesco formato dai rappresentanti di 26 stati. Per l´Italia la prossima candidatura che ha già completato l´iter, ed è in attesa di decisione, è quella del paesaggio vitivinicolo delle Langhe. I tempi d´attesa non sono mai inferiori ai tre anni e le possibilità di successo non sono così scontate, come del resto è difficile la fase gestionale del sito una volta accettati nella lista. Più facilmente accessibile e gestibile invece è il riconoscimento di riserva della biosfera «Man ad biosphere» (Mab), che l´Unesco ha istituto da 40 anni, conta 580 siti in 114 paesi con un trend in crescita. Spiega Andrian: «Mentre per il patrimonio mondiale la parola chiave è “protezione”, per il Mab è “sviluppo”, ma le condizioni da rispettare sono tre: la conservazione sul posto di diversità genetiche e habitat naturali e seminaturali; lo sviluppo sostenibile e dimostrabile con buone pratiche; il supporto logistico a progetti di ricerca, monitoraggio ed educazione ambientale». In pratica a una «core area» area centrale, dove prevale la conservazione, si affianca una «buffer zone», zona di rispetto, e un´ancora più ampia «Transition area» dove praticare lo sviluppo sostenibile. Questo permette che se sono rispettati questi criteri possano entrare nelle riserve Mab anche città come San Paolo del Brasile e New York. «Non c´è un tribunale che giudica gli interventi sulle diverse zone, né una convenzione da sottoscrivere, ma nei paesi più avanzati questo schema è utilizzato come pianificazione integrata: non si punta tanto sui divieti quanto piuttosto sul modo di fare le cose», ha spiegato Andrian. In Italia a questo scenario appartengono otto siti, l´ultimo dei quali ad essere stato riconosciuto Mab è stata la Valle del Ticino e il prossimo sarà probabilmente il Delta del Po, che si aggregherà a Circeo, Collemeluccio-Montedimezzo, Miramare, Cilento e Vallo di Diano, Somma-Vesuvio e Miglio d´Oro, Arcipelago Toscano e Selva Pisana. «È stata una presentazione che ha arricchito tutti», ha commentato alla fine il presidente Claudio Melotti, sottolineando che «in Lessinia occorre alzare il livello del nostro orizzonte amministrativo su un patrimonio che non è stato sviluppato a dovere e oggi siamo obbligati a ragionare in termini di comprensorio. Già dal prossimo anno partiremo, se l´ente conserverà la sue funzioni di gestione del territorio, con un tentativo serio in questa direzione», ha annunciato. Anche per la sua vice, Elisabetta Peloso «ben venga tutto quanto porta valore aggiunto e studiamo la strategia per rendere praticabile questo percorso», ha concluso.

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