lunedì 30 aprile 2012

Valpolicella, nel futuro vino, turismo e natura



Nel mirino lo sviluppo eccessivo dell´edilizia ma anche il cementificio e il decreto del governo che prevede l´uso di rifiuti come combustibile

L'Arena, domenica 29 aprile 2012 PROVINCIA, pagina 37

Il futuro della Valpolicella? E´ ancora da decidere. Ma tutti sono d´accordo su un punto: bisogna valorizzare il territorio, l´agricoltura e il vino, punta di diamante dell´economia locale. E´ necessario però anche frenare lo sviluppo edilizio: il 60 per cento del futuro della Valpolicella, infatti, è già stato ipotecato dai vari Piani di assetto del territorio, che autorizzano di fatto la cementificazione. Un indirizzo che la stessa Associazione nazionale costruttori non condivide, se è vero che la soluzione per uscire dall´empasse della crisi del settore sta più nella riqualificazione dell´esistente che nella costruzione di nuove case.
Su questi argomenti si è ragionato venerdì sera a Fumane, nel corso del partecipato incontro organizzato dall´associazione Valpolicella 2000 e da Fumane Futura. Ospiti Luca Martinelli, redattore di Altreconomia, e Roberto Burdese, presidente di Slow Food Italia. Moderatore il giornalista di «Report», Luca Chianca, che due anni fa aveva realizzato un servizio in Valpolicella del titolo fin troppo chiaro: «Amarone e cemento».
Diciamo subito che la serata è stata a senso unico: sul banco degli imputati, ancora una volta, la Cementirossi, in particolar modo dopo la recente sentenza del Consiglio di Stato, che ha annullato il piano di ampliamento e ammodernamento dell´azienda. Nessun tono trionfalistico, comunque, ma un´analisi della situazione dal punto di vista degli ambientalisti. Ad accendere le polveri è il decreto legge, che verrà discusso in questi giorni, proposto dal ministro per l´ambiente Corrado Clini, che in pratica autorizza anche i cementifici a bruciare rifiuti speciali come combustibile nel processo produttivo.
«I cementifici non ce la fanno più», ha sostenuto Martinelli, «c´è stata una riduzione del 30 per cento nel consumo di cemento. E ora si dovrebbero chiudere gli impianti meno produttivi. L´alternativa è usare come combustibile i rifiuti speciali al posto di carbone o pet coke». Secondo il governo Monti, questa operazione di smaltimento sarebbe vantaggiosa sia per le aziende che per il sistema-Paese. «Trasformando i rifiuti solidi urbani, che dovrebbero essere gestiti nel territorio dove sono prodotti, in rifiuti speciali, questi potranno essere trasportati ovunque, anche all´estero», ha ricordato Martinelli. «Quindi in Valpolicella, se passerà il decreto, come è probabile, potrebbero arrivare i rifiuti di altre regioni come Lazio e Campania. In Italia è più facile far smaltire i rifiuti nei cementifici che realizzare nuovi inceneritori, contestati fin dalla nascita dai comitati».
Il problema, secondo Martinelli, è costituito dalle emissioni: «I cementifici che bruciano rifiuti, per legge si chiamano coinceneritori e hanno limiti di emissione molto più alti rispetto a quelli di un inceneritore, che paradossalmente risulta meno inquinante».
«Siamo di fronte ad un tipo di economia detta capital intensive, ma al nostro Paese serve oggi il modello labour intensive, che garantisca il lavoro e che abbia il coraggio di fare scelte difficili» ha aggiunto Burdese, «che rispettino il paesaggio, salvaguardino le risorse, puntando ad un´agricoltura di qualità a basso impatto ambientale e al miglioramento della salute. Soprattutto, bisogna guardare ad un periodo più lungo. Il modello di sfruttamento delle risorse non può essere infinito».
In sala erano presenti anche alcuni sindacalisti del cementificio (uno dei quali alla fine è intervenuto sul tema dei posti di lavoro) e il presidente dell´Osservatorio SalValpolicella, Pieralvise Serego Alighieri. Grandi assenti gli attuali amministratori dei Comuni della Valpolicella.

Giancarla Gallo

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