venerdì 22 aprile 2011

Valpolicella. Le vigne minacciate dal cemento. Stop dal Tar veneto


Terra - 15 Aprile 2011

TERRITORIO. Tra le vigne, nella patria dell’Amarone, comitati di cittadini e ambientalisti denunciano i problemi causati dall'impianto che utilizza scarti da inceneritori. E ricorrono al Tar, che ne blocca l’ampliamento.

Fumane (VR). Due punti e una parentesi rivolta verso il basso. E' la faccina triste sul pannello elettronico installato sul Municipio di Fumane, provincia di Verona. Significa che oggi l'aria non è buona. E' questo lo strumento che il sindaco usa per comunicare ai cittadini quando respirare fa bene e quando, invece, fa male. Siamo nel cuore della Valpolicella, la patria dell'Amarone, dove nascono alcuni dei vini più pregiati del nostro paese. Qui, lungo una strada stretta che appare e scompare in mezzo ai colli, ogni giorno si assiste al via vai di camion diretti alla Cementirossi. Vicino a Fumane non ci sono fabbriche, solo uliveti e vigneti. Il traffico di Verona è lontano. Eppure le concentrazioni di polveri sottili (Pm 10 e Pm 25) e biossido di azoto, a volte, sfidano quelle dei quartieri più trafficati della città.

Il cementificio è lì dal 1962, accolto e tollerato dai cittadini perché, in principio, portatore di ricchezza ed occupazione. La situazione, però, cambia presto. In Valpolicella si comincia a produrre vino. Un ottimo vino. Il Recioto e poi l'Amarone. Contestualmente aumenta la preoccupazione di cittadini e produttori per la propria salute. L'impianto della Cementi Giovanni Rossi Spa occupa 117.000 metri quadrati, cave escluse. L'area interessata è addirittura più estesa del paese di Fumane. La sua produzione rappresenta l’1,3% di quella cementifera nazionale e il 12,2% della produzione totale del Veneto. L'azienda produce cemento in modo tradizionale fino agli anni Duemila, quando ottiene il permesso di incenerire farine animali ed incrementare la quantità di ceneri pesanti provenienti da scarti dei termovalorizzatori.

Per capire cosa c'entrano i rifiuti con il cemento occorre fare un passo indietro. Per produrre il cemento si utilizza una terra calcarea chiamata marna, alla quale vengono aggiunti degli additivi procedendo a varie cotture in forni che raggiungono temperature altissime. Fino a 2000 gradi centigradi. Sostituendo agli additivi le polveri pesanti provenienti dall'incenerimento dei rifiuti, l'industria cementifera riesce a trasformare una passività economica in un guadagno. Gli additivi, infatti, costano. Lo smaltimento dei rifiuti, invece, è un business. La convenienza c'è, e paesi come la Germania e l'Olanda stanno già investendo in questo utilizzo integrato dei rifiuti: non solamente come additivo ma, per alcune categorie, anche come sostituzione a petrolio e gas per l'alimentazione dei forni. Si chiama co-incenerimento. La raccomandazione ad intraprendere, dove possibile, questa riconversione viene anche dalla Aitec, la Confindustria italiana del cemento.

Insomma, l'idea è buona. Peccato che a molti cittadini della Valpolicella non piaccia affatto. Il timore è che, nonostante le rassicurazioni dell'azienda, anche l'impianto di Fumane cominci ad incenerire pneumatici per alimentare i forni. L'Agenzia regionale per la protezione ambientale del Veneto (Arpav), ha effettuato dei monitoraggi sulle emissioni in atmosfera e sulla qualità dell’aria a Fumane, misurando la quantità di polveri sottili ed altre sostanze, come l'ossido di azoto, derivanti da attività di riscaldamento o industriali. Il risultato? L'aria che si respira tra queste colline verdi è simile a quella di Verona, città che in alcuni periodi dell'anno sfiora livelli di inquinamento simili a Torino e Venezia. “Fumane era nota come il paese dai tetti bianchi. Non c'erano filtri sui camini della cementeria e c'era chi, ogni mattina, raccoglieva dal proprio balcone 400 grammi di polveri”, spiega Daniele Todesco, presidente dell'associazione Valpolicella 2000.

A questo punto, siamo nel 2008, la Cementi Giovanni Rossi Spa presenta tre progetti per ammodernare dell'impianto, aumentando, contestualmente, la sicurezza della produzione. Il nuovo assetto prevede l'autorizzazione ad un nuovo cantiere nella cava per l'estrazione di marna, l'incremento di cubatura dello stabilimento con la costruzione di una torre di 103 metri e l'aumento della quantità di rifiuti da conferire all'impianto. Per i lavori di ammodernamento la Cementirossi ottiene parere positivo dalla commissione provinciale per la valutazione di impatto ambientale (Via) così come per l'utilizzo di 122.000 tonnellate annue di rifiuti non pericolosi di cui 80.000 costituite da polveri pesanti (il 12% delle ceneri prodotte da tutti i termovalorizzatori italiani). Nel frattempo un dipendente dell'azienda segnala ai vertici del cementificio che nell'area dell'impianto, negli anni Ottanta, qualcuno ha sotterrato dei fusti con materiali pericolosi. Le analisi ed i carotaggi sono ancora in corso, ma si pensa che in quella parte della valle ci siano due grandi invasi che ospitano altrettante discariche abusive.

Di fronte al nuovo progetto Legambiente Veneto, l'associazione Valpolicella 2000 ed il Comitato Fumane futura, assieme ad altri cittadini e produttori vitivinicoli della zona, decidono di ricorrere al Tar. I giudici del Tribunale amministrativo regionale dispongono, nel marzo di quest'anno, l’annullamento di tutti gli atti autorizzativi impugnati. I motivi sono due. La “palese incongruità” tra ciò che è risultato dagli studi di impatto ambientale e la successiva determinazione dei pareri favorevoli e la presentazione separata dei tre progetti. Perché, in realtà, rappresentano un unico grande intervento sul paesaggio e sull'ambiente dell'area. Secondo Daniele Todesco, presidente di Valpolicella 2000 si tratta di “una sentenza veramente storica, una totale ko per la provincia che ha autorizzato e per la Cementirossi.

Su questa vicenda c'è sempre stato un grande silenzio, innanzi tutto per una questione di ricatto occupazionale, visto che attorno alla Cementirossi ruotano circa 100 lavoratori. E poi – prosegue Todesco - il cementificio finanzia piccole realtà, costruisce scuole, fornisce computer, finanzia la squadra di calcio locale e tiene sotto scacco tutto il resto dell'economia”. La battaglia dei cittadini di Fumane non è ancora finita. In ballo c'è ancora la terza autorizzazione, quella per la nuova cava. “Il prezzo che noi stiamo pagando per rompere questo silenzio – conclude amareggiato Todesco - è quello di subire continue intimidazioni, soprattutto quando la nostra attenzione si sposta sulla questione rifiuti. Da volantini con minacce recapitati a casa, al taglio di gomme, ai muri imbrattati passando dal taglio delle nostre preziose vigne”.

Silvia Lanzarotto

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