martedì 18 dicembre 2012

«Migliaia di case vuote, ma si costruisce»

LA DENUNCIA.Il presidente onorario dell'associazione regionale all'attacco: «La valle dei vigneti è ormai diventata un sobborgo della città, bisogna salvare quanto resta». Amadio del Wwf scrive a Zaia, Zorzato e Miozzi: «Se è vero che volete tutelare il verde fermate il cemento in Valpolicella e a sud di Verona»


La Regione Veneto punta al verde. Nè di soldi, né di Lega, però si tratta. In questo caso parliamo di prati, boschi e coltivazioni e dell'intenzione di tutelarli da nuove pesanti «sfumature» di grigio-calcestruzzo, come hanno più volte sottolineato il presidente della Regione Veneto Luca Zaia e il suo vice Marino Zorzato, sostenuti da assessori regionali e provinciali.  L'ultima volta è stata a Verona durante la sesta azione per l'attribuzione di fini paesaggistici al Ptrc (Piano territoriale regionale di coordinamento).  Il Wwf di Verona esprime soddisfazione per la scelta regionale, ma adesso attende che alle parole seguano i fatti. E che quindi si rivedano alcuni progetti che secondo l'associazione cambierebbero per sempre la fisionomia del nostro territorio. Senza possibilità di ritorno. «Se è vero quanto dicono i politici veneti, cioè la loro volontà di fermare il consumo del suolo, chiediamo allora di dimostrarlo, intervenendo in due aree che stanno procedendo in tutt'altra direzione», sottolinea Averardo Amadio, presidente onorario del Wwf del Veneto, che ha inviato una lettera alla Regione, alla Provincia e alla Soprintendenza ai beni architettonici e ambientali per denunciare il problema. «La prima area è la Valpolicella», spiega Amadio, «la seconda è il territorio compreso fra le strade della Cisa e quella dell'Abetone e del Brennero poco a sud di Verona». Partiamo dalla prima. «In Valpolicella la popolazione in pochi anni è passata da 45 mila a 70 mila abitanti, trasformando l'area in un sobborgo di Verona», continua Amadio. «A questo punto se si vuole salvaguardare quel che resta della zona occorre fermare la costruzione di nuovi alloggi, salvo casi di comprovata necessità di residenti storici, e limitare le costruzioni di altro genere a qualche modesto ampliamento di aziende artigianali con attività ecocompatibili, come cantine, laboratori di prodotti lapidei, considerando che nella valle sono alcune migliaia i nuovi alloggi vuoti e molte decine i capannoni sfitti».  Ma nuovo cemento sarebbe invece in arrivo.  «A partire dall'ex area Lonardi a San Pietro in Cariano dove potrebbero sorgere 500 nuovi appartamenti», denuncia Amadio. «Un'assurdità. Ricordiamo che i vigneti, le ville padronali e i borghi storici con la corona di dimore dei contadini creano un insieme paesaggistico di alto valore, meritevole della più attenta conservazione. Tutto questo dovrebbe essere considerato bene comune, invece è vittima di una grave comprimissione».  «Le nuove vaste aree residenziali, artigianali e industriali», continua, «addossate ai vecchi nuclei urbani hanno finito per saldarsi tra loro formando città lineari estese da Parona a Sant'Ambrogio e da San Vito di Pescantina a Domegliara. Bisogna iniziare a tutelare il territorio dicendo alt al consumo di suolo come si sta facendo in altri comuni italiani, Firenze in primis, e stranieri, uno per tutti Friburgo, divenuta città modello per l'urbanistica responsabile». Passiamo alla seconda area che non fa dormire sonni tranquilli al Wwf di Verona. «I dodici milioni di metri quadrati, vale a dire sei volte la superficie della città di Verona, da impegnare per l'autodromo di Vigasio-Trevenzuolo, l'enorme centro commerciale vicino, le aree logistiche disseminate dalla strada della Cisa a quella Abetone-Brennero, le aree residenziali e alberghiere, costituiscono, se impiegate come previsto dal Paque e le sue tre varianti, un sacrificio intollerabile di fertilissimi terreni agricoli», spiega Amadio.  E aggiunge: «È logico che in prossimità dell'incrocio delle autostrade Serenissima e del Brennero nasca qualcosa, ma con un progetto organico per soddisfare reali esigenze e non con l'assemblaggio di singoli progetti pensati con la logica del campanile».  Amadio parla chiaro: «Il progetto va ridimensionato. Che senso ha costruire un centro commerciale su un milione di metri quadrati, ovvero su 330 campi? Avrà 17 mila posti auto e per sopravvivere gli occorrerà un bacino d'utenza con raggio di oltre 200 chilometri, quindi avrà bisogno di clienti provenienti da Novara, Brennero, Udine e Rimini». Risultato? Lui non ha dubbi: «Scomparsa della rete commerciale locale, grave compromissione della grande distribuzione della provincia di Verona e Mantova e sconvolgimento della rete idrologica e del paesaggio». Ma c'è di più. Fra Mozzecane, Nogarole Rocca e Vigasio sono previste aree per funzioni produttive e logistiche per un'estensione di 4 milioni di metri quadrati, con l'aggiunta di un altro milione di metri quadrati dell'area ex agroalimentare di Trevenzuolo.  «Una zona enorme», commenta Amadio, «al di là di ogni ragionevole previsione d'impiego».  Infine passa all'autodromo con parco tematico, polo tecnologico, alberghi e residenze. «La pista, di 5.300 metri e utile per le gare di F1, occuperà l'intero spazio, ora area agricola, fra Vigasio e Trevenzuolo, corti comprese», afferma. «Sarà parzialmente fiancheggiata da colline di terra alte 20 metri e da due alberghi di dieci piani e 500 stanze l'uno che distruggeranno il paesaggio rurale, mentre l'insieme provocherà lo sconvolgimento della rete idrologica di tutta la vasta area».  «Inoltre», conclude, «se l'autodromo di Vigasio-Trevenzuolo dovesse vedere la luce gli servirà un sistema stradale capace di contenere un traffico di circa 50 mila macchine nei giorni di punta, che potranno essere parcheggiate nei 44 mila posti auto previsti. La superficie da impiegare per l'insieme degli insediamenti sarà di 3,5 milioni di metri quadrati, cioè di 1200 campi veronesi circa da sottrarre all'agricoltura. Uno scempio».

Chiara Tajoli

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