17 dicembre 2011 — pagina 49 sezione: Pordenone
MANIAGO Forse lo si avvertiva nell’aria, ma leggerlo nero su bianco nella sentenza del Tar, il respingimento del ricorso di Comuni, comitati e associazioni contro l’utilizzo di Cdr nel cementificio di Fanna ha lasciato l’amaro in bocca. «La notizia non è del tutto inattesa – è il commento del sindaco di Maniago Alessio Belgrado – ma non rinneghiamo quanto fatto finora, tant’è che stiamo valutando un probabile ricorso al Consiglio di Stato. Ciò che vorremmo far capire è la necessità di autorizzazioni diverse e controlli più stringenti prima di avviare l'utilizzo di combustibile da rifiuto». Lo dice chiaramente il primo cittadino di Cavasso Nuovo, Emanuele Zanon.
«Chiedevamo l’applicazione di una valutazione d'impatto ambientale per una partecipazione formale delle istituzioni – ha chiarito –. Il mio comune, come altri che hanno presentato ricorso al Tar, respira la stessa aria del territorio di Fanna, ma sulla questione non siamo stati interpellati. Per questo chiedevamo la Via: si è persa l’occasione di dare voce in modo formale alle persone coinvolte. Nei prossimi giorni prenderò contatto con le amministrazioni che hanno compartecipato al ricorso, anche alla luce del dispositivo, per decidere quali azioni compiere». Così la pensa anche il primo cittadino di Arba, Elvezio Toffolo. «Ci incontreremo tra amministratori e con i legali per valutare le azioni da compiere – ha spiegato –. Certo, speravamo in una sentenza diversa: siamo preoccupati». «Attendiamo di leggere la sentenza – è il commento dell'amministrazione comunale di Vajont –. Di certo non possiamo dirci contenti per una decisione che, ci informano i nostri legali, non tiene in alcuna considerazione il parere di tanti residenti che hanno fatto sentire pesantemente la loro voce. Un territorio è di chi vi abita e il parere della popolazione non può essere disatteso dalla Regione o da un’azienda».(l.v.)
I comitati attaccano «Pronti a ricorrere al Consiglio di Stato»
MANIAGO Non si danno per vinti i comitati e le associazioni ambientaliste dopo la decisione del Tar. L’ipotesi è il ricorso al Consiglio di Stato, quantomeno per chiedere un approfondimento tecnico del piano predisposto dall’impresa. Lo dice a chiare lettere il presidente della onlus Acqua, Roberto Corai, il quale mette anche in luce il tempismo con cui l’assessore Luca Ciriani ha sdoganato il progetto della Zillo. «Il giorno stesso in cui leggiamo le dichiarazioni rassicuranti di Ciriani veniamo a conoscenza del deposito della sentenza del Tar» ha commentato il sodalizio. «È evidente che i giudici non hanno voluto assumersi delle responsabilità di fronte a pressioni così forti da parte della Regione – ha detto Tullio Tramontina, “anima” forte del gruppo di protesta – Un aspetto della sentenza ci lascia perplessi: si rassicurano i residenti circa i futuri controlli e si riconosce che gli stessi saranno effettuati dalla Zillo: il controllato è controllore di sé stesso. La devastazione del nostro territorio è tale che da oggi dobbiamo combattere contro il depauperamento sociale, economico e ambientale messi in atto da chi persegue interessi lontani rispetto a quelli della gente». Infine i movimenti di Fanna, Maniago e Pordenone. «La nostra indignazione cresce nell’apprendere i contenuti della sentenza.
Continueremo a lottare contro lo scandalo della combustione di rifiuti che sembra trovare il via libera. È una sconfitta per tutti».
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