mercoledì 31 ottobre 2012

Nevica d'agosto


Il teaser del documentario "Nevica d'agosto" from Nuvolanove on Vimeo.

Intervista a Marcello Vaona per il documentario "Nevica d'agosto" from Nuvolanove on Vimeo.

Intervista al Conte Pieralvise Serego Alighieri per il documentario "Nevica d'agosto" from Nuvolanove on Vimeo.


Venerdì 26 ottobre è stato presentato al Salone del Gusto - Terra madre di Torino (prima al caffè letterario e poi allo stand di Slow Food Veneto) il documentario Nevica d'agosto: è stata un'occasione non soltanto per evidenziare potenzialità e problematiche legate al territorio e alla presenza del cementificio, ma anche per raccontare il progetto e lo status dei lavori.
In quella sede sono state proiettate per la prima volta le prime clip del progetto: si tratta di due interviste e di un teaser (vale a dire un promo mirato a catturare l'attenzione del pubblico).
Il materiale lo trovate qui: http://produzionidalbasso.com/pdb_1460.html
E' un nostro modo per iniziare a rendere visibile il nostro lavoro e - progressivamente - i contenuti che stiamo veicolando.

“A Fumane nevica anche d’estate!” è il titolo di un articolo, pubblicato negli anni Sessanta dal quotidiano veronese “l’Arena”, che racconta un evento straordinario: in pieno agosto, i tetti della Valpolicella si coprono di neve. È una neve artificiale, la cenere prodotta dal cementificio di Fumane. Questo fatto ispira il titolo del documentario, la cui narrazione segue le stagioni della valle e ne associa volti e vicende. Che inizia d'estate: la Valpolicella, i suoi paesaggi, il patrimonio artistico, la sua gente. Ecco poi l'autunno, che porta con sé il cemento, le costruzioni, e la trasformazione del paesaggio. L'inverno della Valpolicella racconta invece una lotta contro gli abusi al territorio, e la scoperta della possibilità di tradurre questa lotta in trasformazione sociale. Infine, la primavera: lo scontro tra diversi modelli di sviluppo chiama i cittadini a evolversi da individuo a collettività, e invita a sperare nel cambiamento.
Il progetto è patrocinato da Slow Food Italia e dal Forum Italiano dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio/Campagna “Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori”.

Nuvolanove

Le ecoballe? Ora si potranno smaltire nel cementificio

Il Consiglio dei ministri approva un provvedimento che autorizza lo smaltimento dei Cdr in questi stabilimenti

NAPOLI - Potrebbe essere una svolta epocale, di certo creerà discussioni a non finire. Le ecoballe, infatti, potranno finire per essere bruciate nei forni dei cementifici. Forse non tutti i milioni di ecoballe stoccate sui piazzali, ma di certo i cdr che saranno pronti in questi giorni. E si metterà, quindi, fine - progressivamente - ai viaggi all'estero per eliminare i rifiuti prodotti. 
Il Consiglio dei ministri ha, poche ore fa, approvato in via preliminare, su proposta del ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, un provvedimento per l'individuazione delle condizioni di utilizzo dei combustibili solidi secondari, in parziale sostituzione di quelli tradizionali, in cementifici soggetti al regime dell'autorizzazione integrata ambientale.

GLI IMPEGNI EUROPEI - Il regolamento sul combustibile solido secondario (CSS) - si legge nel comunicato di Palazzo Chigi - è una parte essenziale del complesso di interventi di politica ambientale, energetica e industriale che sono necessari all'Italia per assolvere gli impegni europei e internazionali in materia ambientale ed energetica, offrendo inoltre soluzioni concrete alla soluzione dei problemi del nostro Paese in materia di gestione corretta e sostenibile dei rifiuti.

MENO DISCARICHE E COSTI - I benefici di questo combustibile sono l'elevata sicurezza dell'approvvigionamento, la riduzione dell'importazione di combustibili, la riduzione delle emissioni in atmosfera (ma su questo la discussione, c'è da esserne certi, scatenerà la polemica) , il minore ricorso alle discariche come modalità di smaltimento dei rifiuti e la potenzialità di utilizzo per la raccolta differenziata.Il provvedimento verrà inviato al consiglio di Stato e alle Commissioni parlamentari competenti e della Commissione.


Approfondimenti:

IL PARERE DELL'ISDE (Medici per l'Ambiente)
La combustione di rifiuti nei cementifici, pratica che si vorrebbe nel nostro paese sempre più diffusa, consente secondo chi la propone di limitare la costruzione di nuovi inceneritori, la sostituzione parziale con i rifiuti di parte dei combustibili fossili di solito utilizzati per alimentare questi impianti, la riduzione delle emissioni di CO2, il recupero totale delle ceneri di combustione (inglobate nel clinker) e, in ultimo, una minore produzione di diossine rispetto ai “classici” impianti di incenerimento dei rifiuti. Se così fosse, questa pratica sarebbe davvero da considerare l’optimum nella gestione dei rifiuti residui. Tuttavia, questa soluzione presenta numerosi e pesanti limiti per i rischi alla salute umana, ancora maggiori rispetto agli inceneritori. I limiti di legge per le emissioni dei cementifici, infatti, sono enormemente superiori rispetto a quelli degli inceneritori (considerando solo gli NOx, per un inceneritore il limite di legge è 200 mg/Nmc mentre per un cementificio è tra 500 e 1800 mg/Nmc) (NDR a Fumane il limite è 1650 mg/Nmc) http://aida.ineris.fr/bref/bref_anglais/wi_bref_0806.pdf]I cementifici sono impianti industriali altamente inquinanti già senza l’uso dei rifiuti come combustibile (industria insalubre di classe 1), e andrebbero drasticamente ridotti e contingentati, specie nel nostro Paese. L’Italia è infatti la nazione europea con più cementifici, con i suoi 59 impianti (22% del totale degli impianti europei). La Germania, che è al secondo posto in classifica, ne ha 38, 21 in meno dell’Italia (fonte: CEMBUREAU (European Commission 2011)). Secondo il registro europeo delle emissioni inquinanti (E-PRTR, http://prtr.ec.europa.eu/IndustialActivity.aspx), i soli cementifici italiani (molti dei quali bruciano rifiuti) hanno prodotto nel 2009 13.8 Kg di PCB (NDR a Fumane nel 2007 Cementirossi ne ha prodotti da sola 600g) (la pericolosità di questa sostanza si misura in nanogrammi), 21.237.000 tonnellate di CO2, 12 Kg di cadmio, 53.4 Kg di mercurio, 115 Kg di Nickel, 13.643 tonnellate di CO, 369 tonnellate di ammonio, 49.930 tonnellate di ossidi di azoto, 2.917 tonnellate di ossidi di zolfo, 6,76 tonnellate di benzene e quantità incalcolabili di particolato, dannoso per la salute anche a minime concentrazioni (Ware 2000) e tramite particelle di dimensioni nanometriche (le UFP, Ultra-Fine Particles), impossibili da trattenere con i filtri comunemente utilizzati.

Il limite giornaliero per le emissioni di particolato è di 50 μg/m3 e tale limite non può essere superato per più di 35 giorni all’anno dal primo gennaio 2010 (NDR nel 2012 a Fumane in data di oggi siamo già a 40) (DM 2 aprile 2002, n.60 allegato III). È stato calcolato che le concentrazioni medie di particolato in prossimità di un cementificio variano da 350μg/m3 (un Km dall’impianto) a 200μg/m3 (a 5 Km dall’impianto) e che la maggior parte delle particelle emesse hanno dimensioni nanometriche (Baroutian et al. 2006) e sono dunque estremamente rischiose per la salute umana. La letteratura medico-scientifica ha dimostrato aumentati livelli di alluminio e cromo nel sangue di chi lavora in un cementificio (Pournourmohammadi et al. 2008), che è a rischio elevato di tumore maligno del polmone (Bardin-Mikolajczak et al. 2007), aumentati livelli di particolato (Baroutian et al. 2006) e metalli pesanti nell’aria (Ali-Khodja et al. 2008;Mohebbi and Baroutian 2007) e nei terreni circostanti (Bermudez et al. 2010;Yatkin and Bayram 2010) e aumentati livelli di metalli pesanti nel sangue di chi vive in prossimità di un cementificio (Afridi et al. 2011).

I sostenitori della co-combustione di rifiuti sono soliti affermare che l’utilizzo di CDR nei cementifici può consentire una riduzione dell’uso di combustibili fossili e, di conseguenza, una riduzione della produzione di CO2. Ciò che di solito viene taciuto è che un cementificio produce di solito circa il triplo di CO2 rispett ad un inceneritore. La sola cementeria COLACEM di Galatina (LE), ad esempio, nel 2007 ha prodotto 774.000 tonnellate di CO2, circa il triplo delle emissioni di un inceneritore di grossa taglia come quello di Brescia (228.000 tonnellate di CO2 nello stesso anno).

Considerata la abnorme produzione annua nazionale di CO2 da parte di questi impianti, una minima riduzione è dunque una goccia nel mare, per giunta pagata a caro prezzo, soprattutto se si considera la sottrazione di rifiuti alla raccolta differenziata, al riciclo, al riuso (la vera valorizzazione dei rifiuti) e la sommazione degli inquinanti già prodotti dai cementifici a quelli tipicamente prodotti dalla combustione dei rifiuti. Non a caso la normativa nazionale permette limiti di emissioni da 3 a 7 volte superiori a quelle concesse ad un inceneritore. Un cementificio a co-combustione è autorizzato ad emettere (valori medi giornalieri) sino a 30 mg/Nmc di polveri, sino a 800mg/Nmc di ossidi di azoto, sino a 70mg/Nmc di COT. Un termovalorizzatore può emettere massimo 10 mg/Nmc di polveri, 200mg/Nmc di ossidi di azoto, 10mg/Nmc di COT (quantità comunque rilevanti dal punto di vista sanitario). Molto propagandata è inoltre la minore produzione di diossine rispetto agli inceneritori “classici”, grazie alle elevate temperature raggiunte dai forni dei cementifici.

Le diossine sono tra i più potenti veleni noti in farmacologia e la loro pericolosità è dovuta alla non biodegradabilità (persistenza) e dunque a fenomeni di accumulo nel suolo, nella catena alimentare e negli organismi viventi nei quali, se esposti per lungo tempo, possono prodursi tumori maligni (principalmente linfomi e sarcomi), difetti di sviluppo del feto e varie alterazioni ormonali e metaboliche. L’affermazione che le alte temperature diminuiscano o addirittura eliminino le emissioni di diossine è invalidata da evidenze che mostrano come, sebbene le molecole di diossina abbiano un punto di rottura del loro legame a temperature superiori a 850°C, durante le fasi di raffreddamento esse si riaggregano e si riformano (Cormier et al. 2006). I limiti di emissione delle diossine sono identici per cementifici a co-combustione e termovalorizzatori (0.1 ng/Nmc). Considerata una emissione giornaliera di ben 10 volte inferiore al limite consentito dalla legge (0.01 ng/Nmc) e considerato il tempo di dimezzamento delle diossine al suolo (in media 5 anni), in un giorno si depositerebbero nei terreni circostanti un cementificio a co-combustione “solo” 10 pg/m2, che diventerebbero 13.164 pg/m2 dopo 5 anni e 24.683 pg/m2 in 20 anni (la durata media di vita di questi impianti). Considerato che il tempo di dimezzamento delle diossine nell’uomo è ancora più lungo (da 12 a 132 anni (Geyer et al. 2002), è facilmente comprensibile come le presunte “basse emissioni” di questi impianti siano una favola che difficilmente può lasciare tranquilli dal punto di vista sanitario ed epidemiologico. Nei cementifici a co-combustione di rifiuti, inoltre, la riduzione quantitativa delle emissioni di diossine rispetto ai termovalorizzatori è compensata da un significativo incremento delle emissioni di metalli pesanti (Genon and Brizio 2008) (in particolare mercurio), altrettanto pericolosi per la salute umana. Nello studio di impatto ambientale di un cementificio proposto dalla “Apricena Leganti”, gli stessi proponenti scrivono che “i metalli relativamente volatili, quale ad esempio il mercurio, non vengono trattenuti durante il processo”. Il documento europeo di riferimento dei cementifici (BREF europeo) (European Commission 2011) riporta che gli impianti europei possono produrre sino a 1300 Kg/anno di mercurio. Questa sostanza, accumulabile nell’ambiente e nel ciclo alimentare, è estremamente tossica e pericolosa per la salute umana. L’esposizione prenatale a questo metallo può causare nel bambino deficit neurologici, vertigini, paralisi, disturbi della vista e dell’udito, anomalie dell’eloquio, difficoltà nella deglutizione e nella suzione (http://www.who.int/phe/news/Mercury-flyer.pdf).

Per questi (e altri) motivi, l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia europea (causa C- 283/07) per aver assimilato il CDR-Q a materie prime come i combustibili fossili. La corte ha ribadito nella sue sentenza che “il CDR-Q, anche se corrisponde alle norme tecniche UNI 9903-1, non possiede le stesse proprietà e caratteristiche dei combustibili primari. Come ammette la stessa Repubblica italiana, esso può sostituire solo in parte il carbone e il coke di petrolio. Peraltro, le misure di controllo e di precauzione relative al trasporto e alla ricezione del CDR-Q negli impianti di combustione, nonché le modalità della sua combustione previste dal decreto ministeriale 2 maggio 2006, dimostrano che il CDR-Q e la sua combustione presentano rischi e pericoli specifici per la salute umana e l’ambiente, che costituiscono una delle caratteristiche dei residui di consumo e non dei combustibili fossili.” In ultimo, riguardo al presunto vantaggio della “scomparsa” delle ceneri tossiche prodotte dalla combustione, è da ricordare che essa è semplicemente dovuta al loro inglobamento nel clinker prodotto (“nulla si crea e nulla si distrugge”, Antoine Lavoisier, 1789), materiale utilizzato per gli impieghi più vari e, a fine vita delle opere, trasformato in materiale di risulta da smaltire in discarica, con il suo carico “nascosto” di pericolosi inquinanti, con buona pace dei propositi di sostenibilità.

Dal punto di vista strettamente sanitario (escludendo dunque ogni considerazioni di tipo economico e sociale, che pure avrebbe grande valore), una corretta gestione del ciclo dei rifiuti non dovrebbe assolutamente prevedere il loro incenerimento. Che si tratti di inceneritori “classici” o di cementifici, tale pratica è dannosa per l’ambiente e per gli esseri umani che lo popolano, come documentato da ormai innumerevoli testimonianze scientifiche.

La proposta di co-combustione dei rifiuti nei cementifici come alternativa più “sostenibile” e meno pericolosa all’incenerimento in impianti dedicati, è al tempo stesso da considerare una dichiarazione indiretta della pericolosità dei termovalorizzatori (se fossero l’optimum non si sarebbero cercate alternative) e un ulteriore sacrificio del bene comune sull’altare di interessi privati. Chi sceglie la sostenibilità ambientale e la sicurezza sanitaria dovrebbe percorrere altre e più proficue strade.

Isde – Medici per l’Ambiente

venerdì 12 ottobre 2012

Italcementi di Colleferro sotto sequestro per emissioni nocive



Il provvedimento adottato a seguito di irregolarità nel funzionamento dei camini del cementificio. Il gip ha dato ai responsabili dell’impianto dieci giorni di tempo per eliminare gli inconvenienti. Avviso di garanzia al direttore dello stabilimento Alfredo Vitale

di Andrea Palladino | 11 ottobre 2012
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/10/11/italcementi-di-colleferro-sotto-sequestro-per-emissioni-nocive/379238/

E’ la Italcementi il nuovo caso Ilva scoppiato questa mattina, a cinquanta chilometri da Roma, nel cuore della città industriale di Colleferro, uno dei 57 siti d’interesse nazionale che attendono da decenni una bonifica. Il Noe del Lazio – guidato dal capitano Pietro Rajola Pescarini – ha sequestrato uno dei principali impianti di produzione di cemento del paese, una gigantesca cattedrale nata e cresciuta a poche centinaia di metri dal centro storico della città in provincia di Roma.

Emissioni oltre i limiti consentiti, mancato rispetto delle prescrizioni dell’autorizzazione integrata ambientale, esercizio di una parte dell’impianto senza la prescritta Aia: pesanti le accuse che il pm di Velletri Giuseppe Travaglini ha rilevato dopo una serie di controlli, accolte dal gip Giuseppe Cario, che ha disposto il sequestro dell’intero impianto, evidenziando come “il protrarsi di tale situazione costituisca fonte di pericolo generale”. Ora la società bresciana ha dieci giorni di tempo per poter risolvere i tanti problemi che il Noe ha scoperto nelle ispezioni all’interno della fabbrica di Colleferro, prima dell’eventuale fermo degli impianti. Un tempo ridottissimo, un conto alla rovescia arrivato dopo anni di accuse da parte delle associazioni ambientaliste della città e di dati allarmanti pubblicati sugli studi epidemiologici rispetto all’aumento della patologie respiratorie nelle fasce giovanili nella zona.

L’impianto sorge in un’area particolarmente delicata dal punto di vista ambientale, dove sono in funzione due inceneritori – sequestrati a loro volta nel 2009 e poi riavviati dopo un anno di fermo – un polo delle fabbriche di esplosivi e un’intera valle contaminata dai derivati del lindano, la sostanza base del Ddt. Sul funzionamento dell’Italcementi il gip Cario elenca le tante presunte violazioni delle norme ambientali. Alcune prescrizioni dell’Aia rilasciata dalla provincia di Roma non sarebbero state rispettate, con emissioni, nel caso di un camino, che superano i limiti autorizzati; sono poi “ben 14 i camini risultati non conformi alle prescrizioni, in quanto non dotati di prese di campionamento”, rendendo impossibile “eseguire controlli analitici”; e ancora “la possibilità di inoltrare i fumi caldi delle emissioni (…) verso altri punti di emissione determina l’impossibilità del monitoraggio, non avendo la società descritto le modalità di funzionamento dei due forni”. Un quadro definito grave dagli investigatori. Con il decreto di sequestro è stato anche notificato il contestuale avviso di garanzia al direttore dell’impianto Italcementi di Colleferro, Alfredo Vitale, accusato dalla procura di Velletri di aver violato l’articolo 29 del decreto ambientale del 2006. Al momento non risultano altri indagati.

Monselice: dai cementifici ancora minacce per salute e ambiente

6 ottobre 2012 - Monselice: dai cementifici ancora minacce per salute e ambiente.

Amministrare la cosa pubblica è particolarmente difficile in tempi di crisi economica dove chi ostenta denaro, ha un grande potere persuasivo nei confronti della massa impoverita.
Così, soprattutto in democrazia, spesso le scelte operative propendono nella direzione di allettanti prospettive finanziarie piuttosto che verso complicati e onerosi progetti di trasformazione.
Ecco perché spesso è necessaria la partecipazione dei singoli cittadini alla politica, perlomeno quando alcune decisioni rischiano di compromettere lo sviluppo di un territorio.
In tempi non molto lontani, un movimento popolare ha arginato il degrado dei Colli Euganei bloccando la proliferazione delle cave, oggi, con un processo di riqualificazione ambientale in atto, permane l'incubo dei cementifici, zavorra del passato, che periodicamente ritorna a minacciare la speranza di un futuro a misura d'uomo.



Dopo la grande partecipazione alla fiaccolata “*per non morire di cemento – per la salute e un futuro pulito*”, i comitati “E Noi?” e “lasciateci respirare”, preparano l’invio di un’osservazione generale al progetto che prevede l’utilizzo di Ceneri della combustione di carbone e biomasse (185.000 t/a) e Gessi chimici utilizzati per la desolforazione fumi (40.000t/A). Citiamo numeri che parlano da soli:

1. 225.000 t/a di rifiuti speciali rappresentano un quantitativo imponente, se si pensa nei *52 cementifici attivi ora in Italia si utilizzano 680.000 t anno di ceneri e gessi chimici *(dati 2011), con una *media quindi per cementificio di 13.000 t/a. *Nella Cementeria Zillo di Monselice, la cui produzione annua è stimata sull'ordine di 6-700.000 t/a di cemento, almeno *1/3 del prodotto sarebbe quindi costituito da rifiuti speciali*.

2. *343.500* sono le tonnellate di rifiuti che ogni anno possono essere smaltite nelle cementerie Zillo di Este e Italcementi di Monselice.
Con le *225.000t di rifiuti speciali* richieste dalla nuova proprietà della cementeria di Monselice, in totale, ogni anno possono essere addizionati al cemento prodotto a Este e Monselice e utilizzato anche per costruire abitazioni, circa "568.000 tonnellate di rifiuti."

Da anni noi e i nostri figli, gli unici in Europa, respiriamo le incredibili quantità d’inquinanti emesse dai tre impianti, perché chi autorizza, non considerando che essi ormai si trovano nei centri abitati e che i limiti vanno calcolati globalmente e non per ciascun impianto separatamente, non ne limita adeguatamente le emissioni. Solo considerando gli Ossidi di Azoto e stimando che un inceneritore emetta il massimo consentito per legge (200 mg/Nm3), "con i 3 cementifici in funzione è come se fossimo alla presenza circa di 20 inceneritori!"

Nessuna delle nostre istituzioni chiede il rispetto delle leggi del Parco, dove i cementifici sono dichiarati “*incompatibili*” con le finalità di salvaguardia dell’ambiente. E ora che il mercato del cemento è in crisi, smaltire rifiuti diventa un business di enormi proporzioni.

Nell’osservazione che sarà presentata, è implicitamente riconosciuto tutto questo e si rinnova alle autorità competenti, l’invito a tenere in considerazione l’impatto complessivo di queste tre industrie insalubri di 1^ classe, poste all’interno dei centri abitati di Este e di Monselice, in un contesto come la bassa padovana dove sono presenti discariche, impianti di trattamento rifiuti, cogeneratori, distillerie e mangimifici.

L’osservazione ha già centinaia di sottoscrittori, ma i Comitati invitano tutti i cittadini del territorio a sottoscriverla e trasmetterla via mail o fax all’Ufficio Ambiente della Provincia di Padova. Il testo e gli indirizzi sono recuperabili anche sulle pagine fb dei Comitati e la data di scadenza è fissata per il 16 ottobre.

Comitati “E NOI?” e “Lasciateci Respirare”

Vandalismi contro le auto a Marezzane, appello al prefetto

E Campagnari porta la vicenda all´attenzione della Provincia

Dodici auto sono state prese di mira da ignoti vandali in occasione della recente marcia degli esponenti dei comitati di cittadini e ambientalisti contrari allo scavo della collina di Marezzane, nell´ambito di espansione dell´area del cementificio di Fumane. Un progetto, peraltro, che è stato «stoppato» dalla Soprintendenza ai beni paesaggistici.
Domenica scorsa, durante la manifestazione «Marezzane non si tocca», le autovetture sono state danneggiate con taglio degli pneumatici e rigatura della carrozzeria. Un conto salato per i proprietari, di alcune migliaia di euro.
La vicenda ha riacceso la polemica sull´argomento, al punto che Giuseppe Campagnari, consigliere provinciale di Sinistra ecologia libertà e Federazione della Sinistra, ha presentato una mozione al Consiglio provinciale per esprimere «totale ed incondizionata solidarietà alle vittime, condannando i ripetuti ed inauditi episodi di violenza, inaccettabili».
Nella mozione Campagnari chiede al presidente della Provincia, Giovanni Miozzi, e ai capigruppo di «convocare i rappresentanti delle associazioni minacciate e intimidite, insieme a tutte le istituzioni veronesi e le organizzazioni, che operano a tutela della legalità in Valpolicella», perchè sia potenziata «un´attività di prevenzione e contrasto di questi atti intimidatori. La cosa più importante a questo punto», commenta Campagnari, «è di fissare un incontro con il prefetto, che nonostante le richieste, non è ancora stato concesso. Questi cittadini, che subiscono da tempo azioni di violenza, hanno diritto di essere anche loro ricevuti dal prefetto, soprattutto per ripristinare un clima di civile partecipazione e confronto sui temi della tutela dell´ambiente».
Come si ricorderà, dopo il parere contrario allo scavo di Marezzane espresso dalla Soprintendenza di Verona, dagli inizi di gennaio si erano verificati alcuni atti di vandalismo nei confronti dei presidenti dei comitati Valpolicella 2000 e Fumane Futura, Daniele Todesco e Mimmo Conchi, e del titolare di un´azienda fumanese.
«Queste azioni non si devono ripetere», conclude Campagnari, «bisogna garantire la libertà di espressione e di opinione, come dovrebbe essere in una società civile».
G.G.

L'Arena, venerdì 12 ottobre 2012

giovedì 11 ottobre 2012

Parco della Valpolicella, se ne parla in Regione


La proposta di legge per istituire l´area protetta andrà in commissione entro il prossimo febbraio

La proposta di legge di iniziativa popolare per l´istituzione del Parco Regionale della Valpolicella non è stata dimenticata a Venezia. È di qualche giorno fa, infatti, la decisione in Conferenza dei capigruppo di rinviarne la trattazione alla seconda commissione consiliare, che dovrà riesaminarla entro il prossimo 13 febbraio. È stato fissato, in altre parole, un ulteriore termine di sei mesi per la presentazione della relazione in Consiglio regionale con successiva discussione del progetto di legge 36 del 2010.
Sono trascorsi ormai due anni da quando si erano raccolte le firme, più di 5000, con la presentazione del progetto in Regione. «Riteniamo che il rinvio alla Commissione vada inteso come un segnale positivo e attendiamo con fiduciosa curiosità la scadenza del prossimo febbraio», commenta Pieralvise Serego Alighieri, presidente dell´associazione Salvalpolicella, che aveva pensato e portato avanti tutto il laborioso iter per la realizzazione di questa legge. «Fa piacere rendersi conto che c´è ancora la volontà di parlarne. I tempi sono lentissimi, ci auguriamo ovviamente che si prenda una decisione».
A caldeggiare l´iniziativa il consigliere regionale Sandro Sandri, residente in Valpolicella: «Sono a favore del rinvio in Commissione in quanto il progetto di legge rappresenta un messaggio che migliaia di cittadini intendono dare alla politica: la Valpolicella negli ultimi 25 anni è stata sottoposta ad una devastazione territoriale molto forte. Io credo», continua Sandri, «che la proposta fatta probabilmente sarà anche troppo forte per poter essere approvata sia dalla commissione che dall´aula, però può essere presa come spunto per portare delle modifiche a tutela del territorio».G.G.

L'Arena, mercoledì 10 ottobre 2012

La protesta diventa festa

MARANO. Si è svolta domenica con grande successo di pubblico «Marezzane non si tocca» Un migliaio di partecipanti alla settima passeggiata nata per dire no agli scavi della Cementirossi.

Una grande festa con lo slogan «Marezzane non si tocca» si è svolta domenica: hanno partecipato un migliaio di persone, nonostante la strada a valle fosse chiusa per la «Veronamarathon». Nata con una forte carica contestativa nel 2006, la manifestazione ha assunto volutamente e sempre più l´aspetto di un momento gioioso. Mai si era vista tanta gente a Marezzane, ovunque fin dal mattino presto a camminare nei bei sentieri della zona. Bambini e adulti alle prese con le proposte del Ludobus della cooperativa Hermete, poi nel pomeriggio i laboratori di Marinamu e lo spettacolo di burattini con le magnifiche valige del progetto Favolavà. E poi Chiara che racconta favole e i laboratori insieme con Costanza. Nel sottofondo la musica che, in modo estemporaneo e imprevisto, alcuni partecipanti hanno voluto regalare alla festa che ha riproposto gli ormai classici gnocchi di malga a mezzogiorno e a sera il risotto all´amarone.
«È stata evidente la crescita di consapevolezza della straordinarietà del luogo e dell´altrettanto sempre più evidente assurdità di ipotizzare gli scavi di Cementirossi per estrarre marna nella zona o surreali ampliamenti industriali», hanno detto gli organizzatori, Fumane Future e Valpolicella 2000, cui quest´anno si è aggiunto il Gruppo Italian Ricerca Orchidee Spontanee (Giros). «Marezzane sta diventando sempre più luogo simbolo in cui il futuro della Valpolicella e della Lessinia si vuole riconoscere».
Nel pomeriggio c´è stato un momento significativo. Una sorta di «isola ecologica» in cui rappresentati di associazioni veronesi hanno avuto modo di incontrarsi e riprogettare un futuro momento: una marcia in Valpolicella in cui chiamare a convergere tutte le realtà veronesi impegnate nella difesa e valorizzazione dei territori. La festa si è tenuta come di consueto a malga Biancari e nel prato antistante, «spazio comunale, per un giorno restituito alla sua corretta destinazione di uso pubblico», hanno sottolineato gli organizzatori: «è sempre più urgente che il servizio di accoglienza su come affrontare le escursioni, visto la serie di incidenti accaduti nella zona, possa essere garantito con continuità per tutto l´anno. Su questo il Comune deve fare delle scelte. Sappiamo che alcune realtà hanno offerto la disponibilità a fornire tale servizio». E concludono: «A macchiare la giornata i danneggiamenti ad alcune auto su cui stanno indagando le forze dell´ordine». G.G.

L'Arena, mercoledì 10 ottobre 2012

lunedì 8 ottobre 2012

Marezzane non si tocca, Marezzane in festa

Una grande festa. Marezzane non si tocca, nata con una forte carica contestativa nel 2006, ha assunto volutamente e sempre più l’aspetto di un momento gioioso.

Mai tanta gente a Marezzane. Oltre un migliaio di persone sono transitate tra la mattina e la sera di domenica 7 ottobre.

Persone ovunque fin dal mattino presto a camminare a Marezzane e nei vari molteplici bei sentieri della zona.
Bambini e adulti, col fanciullino dentro, alle prese con le variegate proposte del Ludobus della cooperativa Hermete. E poi nel pomeriggio i laboratori di Marinamu e lo spettacolo di burattini con le magnifiche valige del progetto Favolavà. E poi Chiara che racconta favole e i laboratori insieme con Costanza. E poi un fiorire di animazioni inventate e proposte dai vari partecipanti. Una vera festa dal basso, dalla gente.

E nel sottofondo la musica che, in modo estemporaneo e imprevisto, alcuni partecipanti suonatori hanno voluto regalare alla festa, deliziando i tanti intervenuti a Marezzane.

E ancora gusto degli ormai classici gnocchi di malga e per i resistenti serali risotto all’amarone.

Una festa che ha coinvolto tutte le età e alla portata di tutti. Aiutati dal tempo, è stata evidente la crescita di consapevolezza della straordinarietà del luogo e dell’altrettanto sempre più evidente assurdità di ipotizzare scavi nella zona o surreali ampliamenti industriali.

Marezzane sta diventando sempre più luogo simbolo in cui il futuro della Valpolicella e della Lessinia si vuole riconoscere.

Nel pomeriggio c’è stato un momento significativo. Una sorta di “isola ecologica”, come scherzosamente è stata ribattezzata dai partecipanti, in cui rappresentati di associazioni veronesi hanno avuto modo di incontrarsi e riprogettare un futuro momento: una marcia in Valpolicella in cui chiamare a convergere tutte le realtà veronesi impegnate nella difesa e valorizzazione dei territori.

La festa si è realizzata a malga Biancari e nel prato antistante, spazio comunale, per un giorno restituito alla sua corretta destinazione di uso pubblico.
E’ sempre più urgente che il servizio di accoglienza e informazione su come affrontare le escursioni, visto la serie di incidenti accaduti nella zona, possa essere garantito con continuità e in sicurezza per tutto l’anno. Su questo l’Amministrazione Comunale deve assolutamente fare delle scelte.

Sappiamo che alcune realtà hanno offerto la disponibilità a fornire tale servizio.

A macchiare la giornata il riscontro di alcuni danneggiamenti alle auto subite da alcuni partecipanti alla festa su cui stanno indagando le forze dell’ordine.

Associazione Valpolicella 2000, Comitato Fumane Futura, Giros

giovedì 4 ottobre 2012

Marezzane non si tocca! - Comunicazioni importanti


Alcune indicazioni importanti per domenica 7 ottobre:

IL TEMPO
Il tempo sarà bello! Le previsioni indicano assenza di precipitazioni, alcune nubi sparse e ampie zone di sereno, vento debole o moderato e temperature fino a 23, 24 gradi.

LA VIABILITA'
Domenica 7 ottobre ci saranno alcune deviazioni a causa dell'11° edizione di VeronaMarathon.
Per chi giunge a Marezzane da Fumane passando per la superstrada segnaliamo che la rotonda di San Pietro Incariano sarà bloccata fino alle ore 10:00-10:05.
Per chi viene da Verona si consiglia di prendere la Strada Provinciale che passa da Parona e Arbizzano fino a San Floriano e seguire quindi le indicazioni per Marano di Valpolicella (quindi Pezza/San Rocco/Marezzane).

PONTE TIBETANO
Ricordiamo che l'escursione al Ponte Tibetano non è una passeggiata. Si consigliano calzature adeguate.
L'escursione non è adatta ai più piccini. Gli organizzatori non si assumono alcuna responsabilità.

IL MENU'
A pranzo:
Gnocchi di Malga
Pasta al Pomodoro
Pasta al Pesto
Piatto di Salumi e formaggi
Panini con formaggi e salumi
Panino con la salamella
Torte a volontà

La sera:
Risotto all'Amarone (su ordinazione)

Da bere:
Bibite
Birra a caduta
Degustazione vini locali

INFORMAZIONI
Per qualsiasi informazione scrivere a comitatofumanefutura@gmail.com o info@valpolicella2000.it


Ti aspettiamo!

mercoledì 3 ottobre 2012

Festa a Marezzane ma il caso non è chiuso


MARANO. Domenica l'annuale manifestazione contro gli scavi
La difesa della collina resta al centro della marcia

Con l'arrivo dell'autunno torna puntuale la manifestazione «Marezzane non si tocca», con l'obiettivo di sensibilizzare gli enti e salvarla dagli scavi da parte della Cementirossi, per l'estrazione della marna. Sulla questione degli scavi sulla collina vi sono diversi ricorsi: la zona ricade nella zona protetta del Parco naturale. L'appuntamento è per domenica 7 ottobre, a Malga Biancari di Marano di Valpolicella. Ad organizzare la festa sono l'associazione Valpolicella 2000 e il Comitato Fumane Futura, cui si è aggiunto quest'anno anche il Gruppo italiano ricerca orchidee spontanee, il Giros, che nella collina di Marezzane ravvisa il luogo ideale per il proliferare di nuove specie spontanee, grazie al microclima e alle vicine coltivazioni biologiche. Si farà festa dalle 10 fino a sera. In mattinata la Cooperativa Hermete sarà presente col Ludobus, con giochi per bambini e grandi. Alle 10 escursione sul ponte tibetano, mentre alle 11 la consueta passeggiata sulla collina per mostrare il paesaggio con gli scavi attualmente visibili e per valutare quanto verrebbe «mangiato» dalle ruspe. Poi gnocchi di malga per tutti, giochi sui prati, con laboratori per i più piccoli. Dalle 15, i numerosi movimenti e associazioni presenti, parteciperanno ad «Ascoltando la terra», momento di discussione sui problemi locali. La giornata terminerà con il risotto all'amarone, alle 18.30. «Le vittorie ottenute al Tar, al Consiglio di Stato e il parere negativo espresso dalla Soprintendenza contro lo scavo di Marezzane non bastano», dicono gli organizzatori. «Cementirossi, infatti, ha presentato ricorso contro la Soprintendenza e sta cercando nuove vie, istituzionali, confronti con Prefettura e Provincia, per poter riprendere gli scavi a Marezzane. A ciò si aggiunge la recente nota del ministero dell'Ambiente che indica che vengano bruciati rifiuti nei cementifici, un affare molto lucroso per i cementieri. La collina purtroppo, è ancora in gioco, e oggi siamo più che mai ad un bivio. Per questo è importante convergere ancora a Marezzane per ribadire, che Marezzane non si tocca, perché quest'area rappresenta tutte le contraddizioni della nostra valle».

Giancarla Gallo
L'Arena 02/10/2012