mercoledì 30 maggio 2012

Sisma, scuola inagibile a Fumane Se ne sono accorti i genitori


Alle «Lorenzi», secondo l’amministrazione, era tutto a posto nonostante i danni del sisma di gennaio. Le famiglie hanno però chiamato i Vigili del fuoco, i quali hanno deciso per la chiusura

Verona. Le scuole elementari «Lorenzi» a Fumane sono state dichiarate inagibili dopo le ultime scosse di terremoto avvertite ieri distintamente anche nel veronese. Ma la decisione dei Vigili del fuoco nasconde una polemica. Infatti sono stati i genitori dei bambini che frequentano l’istituto del centro della Valpolicella a chiedere stamane l’intervento dei pompieri, mentre l’amministrazione comunale, rappresentata dal vicesindaco Bonazzi, sosteneva che era tutto regolare e che il soprallugo effettuato dopo il terremoto di gennaio non aveva riscontrato nessun problema, nonostante fossero caduti molti calcinacci.
I Vigili del fuoco, allertati appunto dai genitori, hanno invece deciso che la scuola era inagibile e doveva essere chiusa.

Sisma Emilia: nel veronese genitori fanno chiudere scuola

Per Comune andava tutto bene, secondo pompieri era inagibile

(ANSA) - VERONA, 30 MAG - Le scuole elementari ''Lorenzi'' a Fumane (Verona) sono state dichiarate inagibili dopo le ultime scosse di terremoto avvertite ieri distintamente anche nel veronese. Sono stati i genitori dei bimbi a chiedere l'intervento dei pompieri, che hanno dichiarato l'istituto inagibile. L'amministrazione comunale aveva invece sostenuto che tutto regolare e che il sopralluogo effettuato dopo il terremoto di gennaio non aveva riscontrato nessun problema, nonostante fossero caduti molti calcinacci. (ANSA).


Inagibile la scuola di Fumane: Polemica

Tratto da:  TGVerona

Le scuole elementari di Fumane Bartolomeo Lorenzi sono state dichiarate inagibili dopo le ultime scosse di terremoto che hanno colpito anche il veronese. Ma dietro la decisione dei vigili del fuoco, divampa la polemica.

Sono stati infatti questa mattina i genitori dei bambini che frequentano la scuola elementare del centro della Valpolicella a richiedere l'intervento dei vigili del fuoco, mentre l'amministrazione comunale, rappresentata dal vicesindaco Bonazzi, sosteneva che era tutto regolare e che il soprallugo effettuato dopo il terremoto di gennaio, non aveva riscontrato nessun problema, nonostante fossero caduti molti calcinacci.
I vigili del fuoco, allertati appunto dai genitori, hanno invece deciso di chiudere la scuola.
L'amministrazione comunale guidata dal sindaco Domenico Bianchi, aveva due anni fa affossato il progetto per la costruzione della nuova scuola elementare preferendo la realizzazione di altre opere, come l'isola ecologica. Questa rinuncia aveva scatenato le proteste di molti genitori e cittadini che avevano anche raccolto 630 firme per dare il via alla costruzione del nuovo edificio. Ora Fumane è senza scuola elementare e i pochi bambi che stamattina si sono presentati regolarmente alle lezioni sono stati spostati alla scuola media.

Scuola Elementare di Fumane viene dichiarata inagibile dai Vigili del Fuoco

Questa mattina la Scuola Elementare di Fumane è stata dichiarata inagibile dai Vigili del Fuoco chiamati da un gruppo di genitori che nei giorni scorsi avevano già chiesto l'intervento dell'USL e Spisal.

venerdì 18 maggio 2012

Settis a Verona


Settis cita i comitati della Valpolicella a seguito di un intervento di Averardo Amadio (minuto 16,029)

Salvatore Settis parla del proprio libro "Paesaggio Costituzione cemento" presso la sede della Banca Popolare di Verona il 13 maggio 2012; evento organizzato dall'Ordine degli architetti pianificatori paesaggisti conservatori della Provincia di Verona, insieme alla Società Letteraria di Verona.
Riprese e montaggio a cura di Verona - laboratorio permanente.

INDICE:
1-L'Italia sta dimenticando sé stessa (00:22)
2-Superficialità irresponsabile (2:19)
3-Importanza italiana sotto il profilo del patrimonio culturale (4:09)
4-Modello Italia nella cultura della conservazione (5:05)
5-Il sistema di tutela è oggi allo sbaraglio (6:31)
6-I cittadini e la politica (10:11)
7-domande: qualità dell'architettura (13:02)
8-domande: costi paesaggistici della crescita che potrebbe avere in mente il Governo Monti (13:47)
9-domande: la legge sugli stadi (15:16)
10-domande: che fare? (16:02)

mercoledì 16 maggio 2012

Salviamo il paesaggio!


La cura del cemento è finita. Un ciclo economico fondato sull’edilizia è arrivato al capolinea. Anche l’Italia, la nostra amata “Repubblica fondata sul cemento”, dovrà prenderne coscienza. E correre ai ripari.
È il momento di ripensare al rapporto tra “cemento” e “sviluppo”. Bisogna farlo per il “bene comune”: il bene del paesaggio, violato senza tregua per assecondare il circolo vizioso cave-cemento-cementificazione; il bene dei lavoratori di tutto il comparto, per i quali è indispensabile immaginare un’alternativa; il bene delle famiglie italiane, infine, i cui risparmi sono spesso immobilizzati in una “casa”, il cui valore rischia di sprofondare nelle sabbie mobili allorché sarà scoppiata la “bolla immobiliare”.
Un momento che non è lontano: secondo i dati forniti dal Cresme, nel 2007 le “case degli italiani” valevano 7.029 miliardi di euro, oggi 6.138. Le abitazioni rappresentano ben l’84% della ricchezza reale delle famiglie italiane, e quindi circa la metà di quella complessiva del Paese: un’Italia che rischia di crollare dalle fondamenta.

Questo manuale è una “scatola degli attrezzi” – già testati con successo – per chi vuole opporsi alla cementificazione.

Un viaggio attraverso le esperienze dei comitati che in tutto il Paese lavorano per “salvare il paesaggio” e le cui azioni sono ricche di spunti per tutti. Un panorama delle amministrazioni coraggiose che preferiscono gli onori della tutela del suolo, agli oneri di urbanizzazione nel loro bilancio. Il “consumo di suolo zero” è infatti la prima risposta alla “bolla”. Non costruire è tutt’altro che una vuota enunciazione o uno slogan elettorale buttato nella grande betoniera dei media.

I “nodi” che strangolano il settore edile

Sono tre quelli che si sono pericolosamente intrecciati.
Il primo. Si è costruito troppo, e spesso lo si è fatto in variante o in deroga agli strumenti urbanistici vigenti. Si è costruito a debito (è il secondo). Questo comporta che i prezzi finali degli immobili, che incorporano anche l’interesse pagato dall’immobiliarista alle banche che di lui si sono “fidate”, risultino troppo alti (è il terzo nodo) per le tasche dei giovani italiani e dei nuovi italiani (le famiglie immigrate), complice anche la stretta sui mutui erogata dalle banche.
In molti, anche se non hanno interessi diretti, scelgono di essere semplici” spettatori: guardano lo scempio del territorio e nella maggior parte dei casi si sentono impotenti. Mancano loro gli strumenti e gli stimoli per “partecipare”. Eppure fermare l’apertura di una nuova cava, imporre all’industria del cemento di non avvelenare l’aria con le emissioni degli stabilimenti, bloccare la “colata”, è possibile.

Per fortuna ci sono anche italiani che hanno scelto di essere “attori”, per cercare d’imporre un’altra chiave di lettura:sono le “sentinelle”, i cittadini che animano centinaia di comitati attivi in tutto il Paese contro lo scempio del paesaggio italiano.

Soggetti capaci di tessere una rete, che dall’autunno 2011 si è formalizzata nel “Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio”.
Le azioni intraprese da questi comitati in tutta Italia ci forniscono una casistica delle azioni di “opposizione” a piccole e grandi opere. I loro strumenti più efficaci li elenchiamo nel primo capitolo, come “tool box”.

Le loro storie vanno condivise, perché sono ricche di “idee di copiare”.

Ecco perché questo libro sta dentro la collana “Io lo so fare”: vogliamo fornire strumenti pratici per saper difendere il paesaggio.

Come acquistare il libro

Il libro è in libreria, nelle botteghe del commercio equo oppureonline a questo link:


Sommario
Introduzione
Il paesaggio interiore
di Carlo Petrini
Capitolo 1
La Repubblica fondata sul cemento: la fine di un modello insostenibile
Capitolo 2
Strumenti, atti ed attori: gli attrezzi di cittadini e comitati contro il cemento
Le norme sull’“accesso agli atti”: il diritto alla trasparenza
Box – La giustizia e l’ambiente: il costo del ricorso
Creare un comitato di cittadini
Altri strumenti “di lotta e di governo”
Capitolo 3
La resistenza al cemento. Le storie esemplari
di chi è passato all’azione
“Marezzane non si tocca!”: contro la cava e la strada in Valpolicella
“Che Forte, decido anch’io”: idee per Porto Marghera
Un’invasione di campo: l’autostrada Cremona-Mantova
Box – “Ferma la banca che distrugge il territorio”
Le “coltivazioni” di Holcim: la cava del Cornizzolo non s’ha da fare
Fermiamo la grande “Esse”: il comitato della spesa
“Stop al consumo di suolo”: una legge regionale in Lombardia
Il “Gruppo di azione Urbanistica” di Firenze
Vallugola: un porto turistico da buttare a mare
Non capire un tubo: il gasdotto Snam Brindisi-Minerbio
Un brindisi per il territorio: il vino contro la centrale a biomasse
Crescent: il nuovo “salotto buono” che ruba il sole al centro storico
Capitolo 4
Si può (non) fare. Se le Amministrazioni dicono no al “consumo di suolo”
Meno oneri, più onori: i Comuni virtuosi a “consumo di suolo zero”
Il parco “sconfinato”: dopo la caserma, il verde a Cormòns (Go)
Torino pianifica: la Provincia dice “basta” al consumo di suolo
Un sindaco contro le cave: l’esempio di Tronzano Vercellese (Vc)
Box – In Abruzzo una “moratoria” sulle nuove cave
Un buco nel cuore: i Comuni contro la discarica del bresciano
La Darsena si progetta insieme: la sfida di Ravenna
Appendice
Salviamo il paesaggio. Il Forum italiano dei movimenti per la terra e il paesaggio
Il censimento del cemento
I comitati locali

giovedì 10 maggio 2012

Nuovo STOP al revamping di Monselice

IL TAR ACCOGLIE IL RICORSO DEI COMUNI DI ESTE E BAONE E BLOCCA ANCORA IL REVAMPING DI ITALCEMENTI DI MONSELICE

Con la sentenza 651/2012 pubblicata ieri, il TAR Veneto accoglie il ricorso dei Comuni di Este e Baone nelle sue parti essenziali e per effetto annulla l'autorizzazione paesaggistica rilasciata dall'Ente Parco Regionale dei Colli Euganei in data 13 Dicembre 2010 prot. n° 13161 e la delibera della Giunta Provinciale di Padova n° 316 in data 29 Dicembre 2010, avente ad oggetto il giudizio di compatibilità ambientale per il progetto Italcementi S.P.A..

Inoltre condanna l'Ente Parco Regionale dei Colli Euganei al pagamento, a favore di parte ricorrente, della somma complessiva di Euro 4.000/00 (quattromila/00).

La sentenza contenuta in 20 pagine respinge molte delle eccezioni sollevate da Italcementi, ma in particolare evidenzia che la sentenza del Consiglio di Stato n° 1185 del 2012 non influenza questo giudizio, trattandosi di ricorsi proposti da parti distinte (Comitati prima e Comuni adesso). Ribadisce l'incompatibilità dei cementifici con il Piano Ambientale e ne evidenzia il forte impatto paesaggistico. Su questo punto i Giudici evidenziano che il Presidente dell'Ente Parco ha rilasciato l'autorizzazione paesaggistica nonostante la Commissione Tecnica del 29 Settembre 2010, avesse espresso a maggioranza parere contrario all'intervento in quanto presentava un forte impatto visivo e strutturale.

Sotto attenzione anche la Convenzione siglata da Comune di Monselice, Ente Parco e Italcementi dove il collegio evidenzia come la: "convenzione prevede che Italcementi versi all'Ente Parco, per interventi di interesse pubblico volti al miglioramento di aree compromesse nonché alla messa in sicurezza di fronti collinari, la somma di un milione di euro. Si tratta di una cifra cospicua, non imposta da disposizioni di legge. La destinazione della somma non è specificamente connessa ad eventi provocati per effetto dell'intervento approvat.(…). Si pone conseguentemente il dubbio che la somma che Italcementi si è obbligata a pagare, per finalità di interesse pubblico, costituisca un motivo di persuasione, affinchè il Presidente dell'Ente Parco procedesse al rilascio dell'autorizzazione paesaggistica impugnata, anche a costo di rilasciare un'autorizzazione paesaggistica illegittima".

E così nel dispositivo di sentenza possiamo leggere che il TAR: "Trasmette la presente sentenza alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Padova, ai fini della verifica se l'illegittimo rilascio dell'autorizzazione paesaggistica impugnata abbia comportato la commissione di reati, in specie di abuso d'ufficio di cui all'art. 323 del cod. pen…."


La sentenza: http://www.altreconomia.it/allegati/contenuti/phpkJyBNR4460.pdf

mercoledì 9 maggio 2012

Salvatore Settis a Verona


SALVATORE SETTIS
RIFLESSIONI INTORNO AL SUO LIBRO
PAESAGGIO COSTITUZIONE CEMENTO

Sala riunioni Banca Popolare di Verona Gruppo Banco Popolare
Piazza Nogara,2 - Verona
Mercoledì 16 maggio ore 17.00

La presentazione sarà preceduta da: saluti da parte dell’Ordine degli Architetti PPC di Verona e della Società Letteraria di Verona, un breve inquadramento del progetto del Parco Fluviale dell’Adige da parte della naturalista Beatrice Sambugar
seguiranno: domande da parte degli ascoltatori
moderatore: Prof. Cristiano Tessari

Nell’ ambito del corso organizzato dall’Ordine degli Architetti di Verona dedicato alla conoscenza delle architetture per la loro conservazione, l’incontro con il professor Settis è momento pregnante di sintesi e di riflessione indirizzata al senso insito nella presentazione del paesaggio come bene comune.
Il progetto “in itinere” del Parco Fluviale dell’Adige, nel quale tra l’altro è conservato il lazzaretto - monumento quest’anno eletto dalla sezione veronese del FAI-, è un’ideale cornice per inserire tale presentazione ed insieme far conoscere luoghi ricchi di intrinseca bellezza.
La Società Letteraria di Verona si affianca all’Ordine degli Architetti per ospitare la presentazione del professor Settis ed insieme promuovere questo “racconto paesaggistico” tra i più caratteristici del territorio veronese.

lunedì 7 maggio 2012

Tra terra e cemento, l’Italia al bivio

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/05/07/terra-cemento-litalia-bivio/221372/

di Roberto Burdese, Presidente Slow-Food Italia, 7 maggio 2012

La Valpolicella è uno dei tanti bellissimi territori vitati del nostro paese dove capannoni, centri commerciali e abitazioni civili continuano a sorgere come se non ci fosse crisi e la “benedetta” crescita non si fosse mai arrestata. Ormai quasi tutto il nostro paese soffre di questa soffocante aggressione del cemento, che si divora ogni giorno 75 ettari di suolo agricolo (secondo l’ultimo dossier di Fai e Wwf), una risorsa non rinnovabile che in questo modo viene definitivamente perduta.

In Valpolicella questo scontro tra il cemento e la terra assume però un connotato particolare, molto simbolico: più che contro il “cemento utilizzato” qui, infatti, si lotta contro il “cemento prodotto”. A Fumane, uno dei sette Comuni del territorio, sorge sin dai primi anni ’60 un grande cementificio. Per anni è stata una delle risorse economiche più importanti dell’area, anche in termini di occupazione. La sua presenza, già di per sé molto ingombrante anche se “utile”, diventa non più sostenibile dalla fine degli anni ’90 quando una richiesta di escavazione della collina di Marezzane prima e il progetto di ampliamento del cementificio poi, fanno sollevare i cittadini che si costituiscono in Comitati (Fumane Futura e Valpolicella 2000 in particolare). Dopo oltre dieci anni di battaglie, sono arrivate nelle ultime settimane un’importantissima sentenza del Consiglio di Stato e un parere della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, che costituiscono un successo per i Comitati e sembrano segnare irrevocabilmente il destino del cementificio. Vignerons e agricoltori della Valpolicella, che negli ultimi anni hanno mostrato una crescente attenzione per il biologico e il rispetto dell’ambiente in generale, hanno oggi la possibilità di vincere la scommessa più importante: creare ulteriori nuovi posti di lavoro e dimostrare fino in fondo che questa è la vera vocazione economica del territorio.

Questa storia rappresenta idealmente il bivio di fronte al quale si trova oggi un po’ tutto il nostro paese: da un lato un modello economico/industriale cosiddetto “capital intensive”, dove di lavoro se ne crea poco, l’impatto ambientale è diventato non più sostenibile, le popolazioni subiscono le conseguenze anche sulla loro salute, la delocalizzazione è sempre lì dietro l’angolo. Dall’altro lato un modello “labour intensive”, che passa per l’agricoltura di qualità e il suo indotto, il turismo, l’artigianato, ma anche una rivisitazione profonda dei settori che hanno più pesato nell’economia italiana dall’ultimo dopoguerra a oggi. Ad esempio proprio l’edilizia, che invece di continuare a realizzare nuove costruzioni destinate a rimanere vuote (ma capaci di consumare il bene più prezioso che è il suolo fertile), può dedicarsi alle ristrutturazioni e al recupero di efficienza energetica dei tantissimi edifici esistenti che hanno un bisogno estremo di interventi di questa natura. A proposito di edifici vuoti (civili, commerciali, industriali) segnalo il censimento che il Forum Italiano dei Movimenti per la terra e il paesaggio sta promuovendo in questi mesi in tutti i Comuni d’Italia.

Nel nostro bellissimo e malandato paese, bonifiche e ristrutturazioni offrono grandissime opportunità di lavoro per almeno due generazioni. Gli amministratori di destra e di sinistra sembrano incapaci di cogliere queste occasioni, forse nemmeno le vedono. L’idea di un nuovo modello di sviluppo che nasce dal basso, dalla società civile, è mortificata continuamente da scelte inspiegabili (come il decreto annunciato dal Ministro dell’Ambiente per permettere l’impiego di rifiuti come combustibile per i cementifici).

Non ci salverà un bicchiere di Amarone ma è evidente che le due economie non possono più convivere e una scelta diventa obbligata: non si possono bruciare rifiuti per fare cemento e pensare che si possano poi esportare le produzioni alimentari nate sotto i camini di inceneritori e cementifici. La Valpolicella ha fatto la sua battaglia e sta ora cercando di fare la sua scelta ma tutti i territori d’Italia dovrebbero leggere quella storia come se fosse la loro.