lunedì 21 febbraio 2011

Monselice sfida i signori del cemento ora l´incubo è un camino alto cento metri

Torre di 122 metri, polveri sottili, puzza, tumori, l'asilo evacuato.... è un déjà vu?


MONSELICE - Si svegliasse dal suo lungo sonno, il poeta che dorme nel suo letto di marmo nella bella piazza di Arquà, si troverebbe davanti un gigantesco camino che sputa veleni, alto come un campanile. Altro che le chiare, fresche e dolci acque sognate da Francesco Petrarca. Il camino di 122 metri, un nuovo forno progettato da Italcementi per ristrutturare il suo cementificio vecchio di cinquant´anni, è l´incubo di centomila persone che vivono nella Bassa Padovana, dove l´inquinamento dell´aria è già preoccupante per la presenza della più alta concentrazione europea di cementifici: tre nel raggio di cinque chilometri, l´Italcementi e la Cementeria a Monselice, la Cementizillo a Este. Per questo due comitati di cittadini, che raccolgono adesioni trasversali, si sono mobilitati con raccolte di migliaia di firme, anche perché temono che dietro il nuovo impianto si nasconda il business dello smaltimento dei rifiuti, e hanno presentato un esposto al Tar e una denuncia alla procura. Il Tar del Veneto deciderà il 24 febbraio sulla richiesta di sospensiva avanzata dai due comitati civici e dai comuni di Este e Baone. Il progetto di Italcementi, che a sua volta ha denunciato i comitati per «danno all´immagine», ha il tenebroso nome di "revamping". Significa qualcosa come "ammodernamento degli impianti", prevede un investimento di 160 milioni di euro e la costruzione di un nuovo forno verticale, il camino, al posto dei tre attualmente in funzione. Un impianto «altamente efficace e competitivo», sostiene l´azienda, «e all´avanguardia sul fronte della tutela ambientale». «Un nuovo forno più moderno che consuma meno materie prime, meno acqua, meno combustibile, e riduce le emissioni in atmosfera di almeno il 50 per cento», secondo il responsabile del servizio ambiente di Italcementi, Angelo Monti. Il sindaco di Monselice, Francesco Lunghi, del Pdl, è entusiasta: «Un miglioramento strutturale che porta grandi vantaggi per migliorare l´ambiente e mantenere l´occupazione». Ma si è trovato in minoranza nel suo stesso consiglio comunale, che ha detto no al progetto, come hanno fatto altri 27 comuni della zona, e come ha fatto anche l´Ente Parco dei Colli Euganei, che lo ha giudicato «incompatibile». In effetti, già trent´anni fa, quando un´analoga protesta popolare portò alla chiusura delle cave che devastavano il territorio, venne prevista la graduale dismissione delle tre cementerie, giudicate non più idonee a coabitare con le attività prevalenti della zona, l´agricoltura e il turismo, che dalle terme ai colli porta tre milioni di visitatori l´anno. Invece non è successo nulla, i cementifici sono ancora lì, le polveri si depositano su auto e davanzali, una patina nerastra copre gli orti e le siepi, certe notti si devono chiudere le finestre per la puzza, e un brutto giorno hanno dovuto evacuare l´asilo nido perché i bambini facevano fatica a respirare. I comitati "E noi? " e "Lasciateci respirare", sorto con l´appoggio del parroco «stanco di fare i funerali ai lavoratori delle cementerie», dicono che i tre impianti hanno sputato nell´aria in un anno 1.700.000 tonnellate di anidride carbonica e 170 tonnellate di polveri sottili, che le leucemie sono in aumento e i tumori, che hanno colpito 60 ex dipendenti, superiori del 30 per cento alla media nazionale. Ora temono che con il nuovo camino andrà ancora peggio. «Vogliamo solo difendere la nostra salute», dice Carmen Soloni, imprenditrice, anima della protesta insieme a cittadini come l´avvocato Fabio Greggio, l´impiegata Silvia Mazzetto, e a consiglieri comunali di diversa estrazione politica come Francesco Miazzi del centrosinistra e l´ex sindaco del centrodestra, appassionato latinista, Lorenzo Nosarti. Tra i contrari, anche il deputato della Lega Paola Goisis. Anche lei sospetta che «dietro un investimento così enorme vi sia in realtà il business dei rifiuti», grazie a una legge, varata al tempo della "mucca pazza", che consente ai cementifici di eliminare i rifiuti senza essere sottoposti al rispetto dei parametri previsti per gli inceneritori. L´azienda, che si è detta disponibile ad abbassare l´altezza del camino, nega che questa sia la sua intenzione. Dice che impiega combustibile da rifiuti «solo laddove le viene proposto per contribuire allo smaltimento dei rifiuti stessi». Attualmente lo fa in due impianti dei 17 che ha in Italia. Gli abitanti hanno paura che succeda anche a Monselice.

Roberto Bianchin - La Repubblica, 19 Febbraio 2011

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