La multinazionale bergamasca annuncia la chiusura del cementificio della Bassa padovana. Una vittoria per i comitati ambientalisti, mobilitati da anni sul territorio, ma frutto (anche) dela congiuntura di mercato: la produzione è crollata di un terzo dal 2009
di Luca Martinelli - 17 dicembre 2012
http://www.altreconomia.it/site/fr_contenuto_detail.php?intId=3808
Italcementi chiude l'impianto di Monselice, nella bassa padovana. L'annuncio è stato riportato il 13 dicembre 2012 da il Mattino di Padova e dal Corriere del Veneto. È un altro caso che si aggiunge agli undici #avevamoragionenoi che troverete sul numero di gennaio di Altreconomia. Perché se chiude un cementificio è perché la produzione di cemento è crollata (secondo le statistiche del ministero dello Sviluppo economico, di un terzo tra il 2009 e il 2011), e non -come ha sostenuto, tra gli altri, il sindaco di Monselice- per colpa degli ambientalisti. Ce l'aveva spiegato in un'intervista Nicola Zampella, responsabile del centro studi dell'Aitec, l'Associazione italiana tecnico economica del cemento: “L'industria cementiera è capital intensive -spiega-, quindi nel lungo termine non si possono mantenere gli impianti al 50-60% della capacità, perché diventano insostenibili”.
Gli "ambientalisti" responsabili sono il comitato "Lasciamoci respirare" e il comitato "E noi?", quelli che da anni cercano di aprire un dibattito politico sulla presenza di 3 cementifici in 5 chilometri quadrati all'interno di un Parco (il Parco regionale dei Colli Euganei), sul progetto per la realizzazione di un nuovo impianto presentato da Italcementi (il cosiddetto revamping), sulle procedure autorizzative per trasformare questi cementifici in co-inceneritori di rifiuti, con il sostegno dell'onorevole Angela Miotto (del Pd) e delle sue interrogazioni parlamentari rimaste senza risposta.
Un'azione, quella dei comitati, che si è scontrata con la difficoltà di "aprire" un varco mediatico per la vicenda.
Alcune, legittime, richieste dei comitati restano inascoltate: un'analisi epidemiologica, ad esempio, o la presenza di seri e costanti controlli sulle emissioni (è dei giorni scorsi notizia della chiusura della centralina di rilevazione dell'Arpav). Dall'aprile 2011, abbiamo seguito a più riprese questa vicenda, sulla rivista e sul sito.
Oggi -dopo la decisione di Italcementi- vi invitiamo a leggere sulla pagina Fb (e riportata qui sotto) del comitato "Lasciateci respirare" la lettera aperta indirizzata da Beatrice Andreose, ex assessore all’ambiente di Este (vicino a Monselice) e consigliera del Parco Colli Euganei, a Francesco Lunghi, sindaco di Monselice, che -secondo quando riportato dal Corriere del Veneto- ha ritenuto ambientalisti e magistrati i responsabili della scelta della multinazionale bergamasca. Il Comune di Este ha appoggiato i comitati nei ricorsi presentati contro il progetto di Italcementi.
"Il clima è pesante", spiega in una e-mail Francesco Miazzi, portavoce del comitato "Lasciteci respirare" e consigliere comunale di minoranza a Monselice. Per questo, i due comitati hanno invitato i cittadini a partecipare alla seduta del consiglio comunale del prossimo 18 dicembre: "A seguito della riorganizzazione aziendale annunciata da Italcementi, con 665 esuberi e la chiusura dei forni di cottura di alcuni stabilimenti (tra i quali Monselice) nel territorio nazionale, è partita una campagna preordinata di attacco a quanti si sono opposti al progetto di 'revamping' presentato dall'azienda. In realtà questo piano aziendale riguarda un quarto degli occupati in Italia ed è collegato al dimezzamento della produzione di cemento.[...] l'obiettivo di questa campagna è di cercare di condizionare l'esito della sentenza del Consiglio di Stato che a giorni dovrebbe eprimersi sul pronunciamento del TAR Veneto che aveva accolto il ricorso dei Comuni di Este e Baone. [...] ovviamente tutti hanno a cuore le sorti dei lavoratori, come altrettanto hanno a cuore la salute dei cittadini, in particolare quelli più esposti al forte inquinamento prodotto dai cementifici. Ma tutti i tentativi di aprire un dialogo e ricercare percorsi alternativi comuni, sono sempre stati rifiutati".
Luca Martinelli
Lettera aperta al sindaco di Monselice
Solo persone accecate dall’ideologia e da un’insanabile malafede possono far credere che il revamping sia finalizzato a garantire l’occupazione. La ristrutturazione industriale presentata da Italcementi ha in realtà due scopi ben diversi: il primo è quello di rimanere per altri trent’anni a produrre all’interno del Parco Colli Euganei in spregio totale ad og
ni normativa dell’ente Parco che, all’art.18 del Piano Ambientale, lo
esclude in modo molto netto. Il secondo obiettivo è quello di continuare
a garantire un business miliardario, con l’utilizzo dei rifiuti e delle
ceneri come materia prima, nel processo produttivo. Non lo sostengono
gli ambientalisti estremi, egregio dott. Lunghi, ma gli stessi
cementieri che si sono anche prodigati a sottolineare come, in caso di
vittoria al Consiglio di Stato, comunque l’occupazione diminuirà. Dunque
ad Italcementi non sta a cuore i suoi dipendenti quanto esclusivamente i
suoi profitti. Sia chiaro che sul fronte opposto non ci sono solo gli
ambientalisti ma anche la maggior parte dei residenti tra Monselice ed
Este oltrechè le due amministrazioni di Este e Baone composte da persone
votate come lei e, senza dubbio, non ascrivibili a fronti estremi
dell’ambientalismo. Preoccupate, invece, dell’ambiente e della salute
dei loro concittadini. A questo proposito, cosa mai il sindaco non
interviene mai sui valori altissimi degli inquinanti che fuoriescono dai
camini di Italcementi in queste ultime settimane?
A sostenere questa tesi vi sono inoltre ben due sentenze del Tar Veneto. Corte composta da giudici la cui missione è esclusivamente quella di far rispettare la legge. Quella stessa legge di cui anche gli amministratori dovrebbero farsi paladini per non discriminare una fetta di popolazione a vantaggio di un’altra. In quanto all’occupazione direi che il momento è maturo per convocare un tavolo dove tutte le parti coinvolte inizino a programmare un futuro economico radicalmente diverso da quello che ha caratterizzato sinora l’area tra Este e Monselice. Per quanto mi riguarda mi impegnerò su questo fronte affinchè l’ente di cui sono consigliera, il Parco Colli Euganei, convochi al più presto questo organo. Mi auguro di vederla presente e, soprattutto, propositiva. L’alternativa oggi è possibile. Basta solo cercarla.
Beatrice Andreose
Ex assessore all’ambiente di Este
Consigliera del Parco Colli Euganei
A sostenere questa tesi vi sono inoltre ben due sentenze del Tar Veneto. Corte composta da giudici la cui missione è esclusivamente quella di far rispettare la legge. Quella stessa legge di cui anche gli amministratori dovrebbero farsi paladini per non discriminare una fetta di popolazione a vantaggio di un’altra. In quanto all’occupazione direi che il momento è maturo per convocare un tavolo dove tutte le parti coinvolte inizino a programmare un futuro economico radicalmente diverso da quello che ha caratterizzato sinora l’area tra Este e Monselice. Per quanto mi riguarda mi impegnerò su questo fronte affinchè l’ente di cui sono consigliera, il Parco Colli Euganei, convochi al più presto questo organo. Mi auguro di vederla presente e, soprattutto, propositiva. L’alternativa oggi è possibile. Basta solo cercarla.
Beatrice Andreose
Ex assessore all’ambiente di Este
Consigliera del Parco Colli Euganei
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