La direzione della Cementi Rossi ha ufficializzato ieri la decisione «di rinunciare al progetto di ammodernamento del cementificio di Fumane, per il quale aveva avviato l'iter autorizzativo nel maggio del 2008». Tale progetto prevedeva l'adeguamento degli impianti e la realizzazione di un forno a cicloni dell'altezza di un centinaio di metri. Un intervento ritenuto impattante e contestato dalle associazioni ambientaliste, che avevano fatto ricorso al Tar del Veneto. I giudici amministrativi il 1° marzo dell'anno scorso si erano espressi contro tale progetto, annullando i piani di ampliamento ma anche le delibere della Provincia di Verona in merito all'utilizzo di ceneri pesanti e altre sostanze da mescolare all'impasto nella produzione del cemento. L'azienda aveva fatto ricorso al Consiglio di Stato, che dovrebbe esprimersi ufficialmente entro i primi di marzo. «Nonostante la bontà di tale progetto fosse stata riconosciuta da tutte le istituzioni nel corso della procedura autorizzativa», spiega il direttore tecnico di Cementi Rossi, Giuseppe Fais, «la direzione aziendale ha deciso di abbandonare definitivamente il progetto, poiché ritenuto un ostacolo alla continuità delle operazioni a Fumane (?). Con questa decisione intendiamo garantire la permanenza della nostra attività nel territorio (?), con l'obiettivo primario di preservare l'assetto occupazionale, oggi fortemente minacciato, e che rappresenta, da sempre, il fattore più importante per la Cementi Rossi. Nella sua lunga storia l'azienda non è mai ricorsa alla cassa integrazione; neppure per 30 minuti. Il mantenimento dell'occupazione è il nostro primo obiettivo.Sacrificando il progetto di ammodernamento, oggi lo ribadiamo con forza (?)». Il sindaco di Fumane, Domenico Bianchi non nasconde il suo disappunto: «Ci dispiace che l'azienda abbia preso questa decisione, in quanto l'ammodernamento dello stabilimento avrebbe garantito minori emissioni dai camini con un miglioramento della qualità dell'aria, a vantaggio degli abitanti e dell'ambiente. Questa è una priorità per l'amministrazione; ci auguriamo che comunque vengano attivati procedimenti per ridurre le emissioni, che sono sempre rimaste nei limiti di legge». L'azienda su questo è pronta a intervenire: abbandonato il progetto di «revamping» dello stabilimento, verranno adeguati i sistemi di filtraggio, migliorando ulteriormente gli standard anti inquinamento. I sindacati dei lavoratori sono preoccupati: «Certo, il periodo non è adatto per fare grossi investimenti come un ammodernamento da 120 milioni di euro, che prevede in Valpolicella un forno così alto», dice Mario Ortombina della Cisl, «il mercato del settore edilizio è fortemente in crisi e lo dimostra il fatto che i forni dello stabilimento di Fumane riprenderanno a lavorare alla fine del prossimo mese. Oggi le maestranze sono impegnate nella manutenzione e anche il lavoro dei camionisti è fortemente ridotto. Questo è l'aspetto più preoccupante». Il direttore dello stabilimento, Claudio Marcon, rassicura: «Abbiamo in programma di realizzare delle migliorie nell'impianto fumanese per ridurre le emissioni di polveri e sostanze nocive anche in previsione di eventuali nuove normative restrittive. Non abbiamo ancora conosciuto l'esito del ricorso al Consiglio di Stato, comunque Cementi Rossi è autorizzata, secondo una delibera dello scorso settembre, ad utilizzare in procedura semplificata 12mila tonnellate di ceneri pesanti, 12mila di scaglie di laminazione e 10mila tonnellate di gessi chimici da desolforazione». In totale, quindi, l'azienda è stata autorizzata fino al 2016 dal Servizio gestione rifiuti della Provincia ad utilizzare 34mila tonnellate all'anno complessivamente di altre sostanze in sostituzione della marna, che è la materia prima per la produzione del cemento.
Giancarla Gallo
Nessun commento:
Posta un commento