martedì 6 marzo 2012

Sciur Padrun da li beli braghi bianchi


Andrea Bolla, in qualità di presidente degli Industriali di Verona, ribadisce con forza CHI E’ CHE COMANDA QUA! E’ talmente lucido, intelligente, preparato sull’argomento da non mettere nemmeno in discussione il perché della rinuncia di Cementirossi al rinnovo degli impianti a Fumane: la colpa è di quei “sette” che hanno detto NO. E in questo modo non si aiuta l’economia, si perdono posti di lavoro, non si supera la crisi in atto (provocata, come è ovvio, sempre da quei “sette” che hanno detto NO).

Il Corriere porta la data del 2 marzo 2012, ma potrebbe anche essere 2 marzo 1912 o 1882; il tono della dichiarazione è quello del Sciur Padrun che non va disturbato, deve essere lasciato libero nelle sue scelte, deve essere rispettato e riverito PERCHE’ PORTA LAVORO. Non importa che tipo di lavoro e a che costo per la comunità: porta lavoro e questo deve bastare perché il “popolo” se ne compiaccia, ringrazi, si scappelli tutte le volte che incrocia il Sciur Padrun.

Riferisce e redarguisce il nostro: “La scorsa settimana un imprenditore ha rinunciato a fare un importante investimento nella nostra città, per effetto delle proteste di un comitato del no. All’inizio erano sette cittadini, ma la politica è andata loro dietro e alla fine chi ha perso la partita è stata l’economia”.

E’ sbalorditivo quanto un presidente di una Associazione degli Industriali si beva la versione di comodo di un loro associato, non voglia approfondire, non sia capace di capire un contesto dove l’attore principale è il crollo del consumo di cemento. Cementirossi ha tre stabilimenti. Il calo di consumo di cemento, anche in prospettiva, è del 30-40%. Chiudere un cementificio dei tre è una conseguenza logica della flessione di mercato. Però c’è un problema grosso: come comunicare tale decisione ai lavoratori dipendenti. Ed ecco la soluzione pronta: è colpa dei comitati.

La versione dei sette cittadini che bloccano tutto è folcloristica ed estemporanea: sono rinati i Magnifici Sette. Dottor Bolla, ma come fa a non accorgersi che è una panzana senza fondamento? E poi che figura ci fa l’Associazione Industriali di Verona nei confronti della sua omonima di Padova? Italcementi a Monselice ha ottenuto una sentenza del Consiglio di Stato che gli permette il rinnovo degli impianti e una permanenza sul territorio per altri ventotto anni. E a Verona? Chi ha consigliato Cementirossi di rinunciare ancora prima della sentenza?

L’imprenditoria veronese, per bocca del suo principale rappresentante, si dimostra molto fragile e intimorita. Non so come faccia ad essere ottimista un presidente che si lascia spaventare da un comitato del no composto da sette cittadini. Passa il tempo, caro presidente, cambiano le valutazioni sulla qualità del vivere, ci sono persone che sono in grado di capire la differenza tra produrre cemento e bruciare rifiuti. La salute è diventato un valore irrinunciabile e non è più possibile mettere sul piatto della bilancia qualche malato di tumore ai polmoni in cambio di posti di lavoro. La “libertà” che lei invoca per l’imprenditoria, non c’è più e ce ne sarà sempre di meno. E lei sa benissimo come reagisce l’imprenditore veneto “tipo”: delocalizzando, portando il lavoro in Serbia e in Ucraina.

E’ questo il supporto che l’Associazione Industriali di Verona fornisce alla ripresa economica del Paese?

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